Alcool: quando si è "grandi" a 21 anni
In Francia sta per essere approvato un disegno di legge che vieta la vendita di alcolici ai minori di 18 anni. In Italia, da più parti, si richiede lo studio di una normativa simile. Due dei principali produttori di vino al mondo, dove da sempre la cultura del bere “sano” e con moderazione era diffusa anche tra i giovani, hanno visto crescere in modo esponenziale i casi di abuso di alcool da parte di teenager e ventenni.
Viene da chiedersi se anche questo problema non sia il frutto, in un certo senso, della ormai arcinota globalizzazione. Nei Paesi anglosassoni, per esempio, il rapporto complesso della gente con l’alcool ha radici ben più lontane e lo scambio continuo e incessante, tra noi e loro, di tradizioni, abitudini e valori degli ultimi anni, può aver giovato alla sua diffusione. L’Italia ha esportato la dieta mediterranea e alcuni tra i vini più pregiati al mondo e ha importato della buona musica e, forse, l’abitudine a ubriacarsi per il gusto di farlo. Visto che abbiamo importato il problema, i legislatori stanno pensando bene di importare da quei Paesi anche le soluzioni, fissando, in primis, limiti di età più alti per il consumo e l’acquisto delle bevande a gradazione alcolica.
I controlli sono ferrei. Apparentemente non si entra nei locali (bar e pub) dopo le 8 di sera senza un documento d’identità. Provare per credere: chiedono il documento anche a signori attempati che i 21 se li sognano da un pezzo.
In ogni caso viene da chiedersi: tutto questo, funziona? Se funzionasse nessuno obbietterebbe che il sistema presenta macroscopiche contraddizioni: in molti Stati è possibile guidare l’auto a 16 anni e a 18 si ha l’età legale per esercitare il diritto di voto, tanto per citarne due. Vale a dire che a 18 anni non si è abbastanza grandi per bersi una birra, ma lo si è per eleggere il Presidente degli Stati Uniti. A giudicare dal numero di ubriachi che si incontrano la sera nei bar, la risposta è senza dubbio no. C’è chi come Kelsey, 19 anni, studentessa al college resta convinta che sia in ogni caso una legge giusta, perché, dice, a 18 anni, in America, non si ha generalmente la maturità necessaria per saper bere. L’impressione è che se non la si ha a 18, difficilmente la si avrà a 21 e, con ogni probabilità, continuerà a latitare anche attorno ai 28.
La sensazione è che fin quando non si introduce (o reintroduce!) gradualmente, ma con ferrea continuità una cultura del bere responsabile, fino a quando non sarà diffusa ad ogni età, ma soprattutto tra i giovani, l’idea che le bevande alcoliche non sono un demone, con il fascino del proibito e della conquista, bensì qualcosa da gustare e apprezzare, i divieti saranno soluzioni semplici, ma dall’efficacia assai limitata.