Una morte in diretta che ha commosso il Regno Unito

di Anna Laudati
Si è spenta “televisivamente” Jude, l’ex “cattiva” del Gf inglese (di Veronica Centamore)

 

Il 22 marzo 2009 si sono spenti i riflettori su “Brave Jade", come la definivano i tabloid inglesi. L’ex "cattiva" del Grande Fratello inglese, è morta nella sua abitazione londinese a causa di un tumore al collo dell'utero. Lo hanno reso noto i principali media britannici, di cui da tempo era una protagonista assoluta.

Aveva 27 anni Jude e tanta rabbia in corpo. Era arrivata alle cronache italiane, in particolare, per l’esagitato attacco razzista fatto nel 2007 quando partecipò al «Big Celebrity Brother». Affermazioni pesanti le sue contro la star indiana Shilpa Shetty le quali provocarono l’indignazione degli inglesi, che inviarono 40mila lettere di proteste a Channel 4 e la eliminarono senza possibilità d’appello. Ma quel attacco non si fermò al semplice dissenso televisivo. Quelle frasi scatenarono anche l’ira del mondo indiano con manifestazioni di piazza fatte di cartelli e pupazzi in fiamme da Mumbay a New Delhi. Contro l’attrice di Bollywood lei e le sue compagne rivolgevano frasi del tipo: «Non parli neanche l’inglese», oppure «ci credo che al tuo Paese siete tutti così magri, mangiate da schifo». E ancora: «Ma ti lavi le mani?».

Questa era Jude, una donna che però aveva alle spalle un’esperienza famigliare complicata con un padre tossicodipendente. Queste erano le reazioni di una ragazza difficile alla quale la vita ha riservato gioie e dolori ma qualcuno di questi è stato talmente forte da segnarne il carattere in maniera irreversibile. Però a tutti è sempre riservata una possibilità di riscatto. E paradossalmente per Jude è stata la malattia. Ha commosso il mondo, rivelando di essere malata di cancro e di avere poche settimane di vita. Da  quel momento ha deciso di vivere il tempo che le restava davanti all’occhio delle telecamere dell’emittente Living Tv. Reagisce alla malattia cercando di batterla almeno nei tempi, non potendo far altro. Affretta i preparativi del suo matrimonio, battezza i suoi piccoli, è una corsa contro il tempo. Convola a nozze con il suo fidanzato, Jack, di 21 anni, il 22 febbraio  e vende l’esclusiva della cerimonia per la somma di 1.5 milioni di sterline.

La cerimonia che si è tenuta  in un albergo nell'Hertfordshire, erano presenti 200 invitati, e la sposa indossava un abito del valore di 3500 sterline, donatole dal padrone di Harrods, Dodi Al Fayed. «Ho vissuto davanti alle telecamere. E forse ora morirò davanti alle telecamere». Vende le immagini del suo matrimonio alla tv e alla stampa, mettendo in mostra la sua sofferenza, un fisico debilitato, i capelli che non ci sono più. Un dramma in diretta televisiva. Di cui ha spiegato ai giornali inglesi le ragioni: «Ho pensato che se guadagnerò a sufficienza mentre sono malata, metterò da parte abbastanza per mandare i miei figli a una scuola privata». E poi ancora: «È un modo per tenermi impegnata, per avere qualcosa a cui pensare oltre al cancro».

La notizia inizialmente ha suscitato sdegno “Come si può pensare alla popolarità pure davanti alla morte” ma soprattutto “È un messaggio educativo per tutti gli altri malati che magari non vogliono aver spiattellato in faccia cosa li aspetta?”. Le opinioni sono comunque divise a causa del fine. E forse è giusto aiutare un malato ad andarsene in “compagnia” di chi ha imparato ad amarla. Jude ha pianto davanti a uno schermo, un pianto diverso da quello che sfoggiò per scusarsi del suo comportamento in tv. Il capo avvolto in un foulard, gli occhi lucidi: «Voglio che siamo una famiglia prima che io muoia», quella che lei non ha mai avuto. Secondo quanto riferito dalla madre, si è spenta nel sonno «senza soffrire». Ha trascorso gli ultimi giorni con il marito Jack e con i figli Bobby, cinque anni, e Freddie, di quattro, nati da una precedente relazione.

Scegliere di rendere il più possibile mediatica la sua lotta contro la malattia per incassare il denaro con cui assicurare un futuro ai propri bambini. Può questo essere un motivo plausibile? Comunque Jude ha commosso il Regno Unito. I messaggi di solidarietà inviati ai giornali e alle televisioni da lettori e ascoltatori sono state migliaia. Da strega cattiva si è trasformata in fatina buona. L’Inghilterra è passata dalla rabbia alla commozione. Davanti alla morte siamo tutti buoni o è necessario aver paura di morire per mostrare quanto si è migliori di quello che si vuole apparire? Chissà… Non è giusto però vendere la propria dignità per soldi o forse lo diventa quando i soldi servono per assicurare un futuro a chi ci sarà dopo di noi? Forse si ma non per questo tutti devono esserne testimoni. Il pericolo è la curiosità morbosa di chi davanti a queste cose diventa un predatore.

In questo caso, l’ente che ne ha trasmesso le immagini. Eticamente sarebbe stato ammirevole girarle a circuito chiuso cioè senza darle in pasto a nessuno ma facendolo credere a lei. Ma questo è soltanto un’utopia di giovani sognatori che ancora credono in un mondo fatto di brave persone e non di semplici esseri umani che speculano sul dolore altrui appena gli si presenta un’occasione.