Giovani cervelli in stallo

di Anna Laudati

Il mondo del lavoro tra crisi economica e crisi personali (Raffaella Mossa)

“C’è grossa crisi!”, recitava un noto personaggio di Corrado Guzzanti svariati anni fa, e questa crisi pare permanere tutt’oggi, anzi ora viva più che mai. La sera ci si incontra e davanti ad un boccale di birra il discorso è sempre lo stesso: la difficoltà nel barcamenarsi in questo stato di precarietà assoluta. Tutti laureati, altamente specializzati, con molteplici corsi di formazione alle spalle e pure tutti disoccupati o al meglio in un limbo di incertezza, appesi ad un posto dall’equilibrio più che instabile.

La fascia di età è ben nota: 25 - 35 anni e in questo range c’è un po’ di tutto dagli insegnanti ai commercialisti, dagli educatori per l’infanzia agli ingegneri, dagli esperti di comunicazione ai biologi. C’è chi vede la propria ditta mettere in cassa integrazione buona parte dei suoi dipendenti e la propria busta paga alleggerirsi, chi a conti fatti guadagna di più con il sussidio di disoccupazione che ad accettare un meraviglioso - quanto obbligatorio - contratto non proprio ortodosso. Chi si ritrova, dopo anni di lavoro e un presunto contratto regolare, con un pugno di mosche in mano, raggirato dall’ex datore di lavoro e senza stipendio da mesi.

Curricula lunghi chilometri che includono ormai di tutto non bastano più e qui comincia il bello. Un master pare sia oramai indispensabile per risultare sufficientemente competitivo sul mercato quindi, dopo la laurea conquistata a suon di fatica e di soldi (spesso erogati dalle prodighe mani dei generosi genitori, non dimentichiamolo) bisogna proseguire con lo studio e questi famosi master cos’altro sono se non un modo per pagarsi la possibilità di trovare in futuro un posto di lavoro decente? Ma se un laureato disoccupato ha ancora bisogno di specializzarsi con quali finanze potrà permettersi un costosissimo master? È necessario avere alle spalle una famiglia sufficientemente facoltosa e disponibile da potergli pagare la retta e, il più delle volte la trasferta, già perché il divario nord-sud esiste ancora ed è piuttosto pesante. Le città del meridione d’Italia continuano a svuotarsi, le giovani generazioni, nonostante gli sforzi, sono quasi sempre obbligate ad emigrare tanto per studiare quanto per cercare un impiego.

Un altro capitolo di questo discorso va poi dedicato ai colloqui di lavoro che ci si trova ad affrontare quando, in preda alla disperazione, si cominciano ad esplorare anche quei settori che non riguardano esattamente la propria formazione. In questo caso il curriculum vitae può essere d’aiuto, ma solo se si è stati così bravi da fare almeno qualche lavoretto estivo durante gli anni universitari o del liceo. Questo perché ci sono degli evergreen come il lavoro nella ristorazione o il call center, l’incubo di tutti i laureati. Pare infatti che anche per questo settore la laurea sia pressoché indispensabile, soprattutto se si aspira alla tipologia migliore del lavoro per via telefonica: quello del cosiddetto inbound (per intenderci in inbound lavorano quegli operatori che rispondono alle richieste degli utenti).

Ovviamente anche in quest’ambito ci sono delle classifiche e tutto sommato, se si è fortunati, ci si può imbattere in contratti interessanti. Ma ci sono anche un mucchio di truffatori, venditori porta a porta sempre a caccia di nuove leve da impiegare nel proprio organico. Sono strutture ben organizzate che addestrano giovani (ma anche meno giovani in questo caso) più o meno spiantati a convincere terzi, con le buone o con l’inganno, ad aderire ad una qualche promozione o ad acquistare un dato prodotto che non sempre è realmente una buona offerta. La promessa che muove l’incauto neo affiliato ad aderire alle suddette organizzazioni è un guadagno veloce e sicuro, una crescita all’interno dell’azienda, una struttura costruita su effimere immagini di benessere, gente giovane ai vertici, riconoscibile per un identico modo di esprimersi e di vestire. Varia umanità sicuramente interessante da un punto di vista sociologico.

Insomma sono tempi duri ma bisogna essere ottimisti, continuare a seguire la propria strada e se sul percorso si fanno degli incontri bizzarri…ben vengano anche questi.