Più che un libro: "Solo per giustizia"
Raffaele Cantone presenta il suo libro agli studenti napoletani (di Giuseppina Ascione)
Momenti di grande emozione hanno accompagnato il magistrato, dott. Raffaele Cantone, intervenuto lo scorso 2 aprile all' ITC F. Galiani per presentare agli studenti il suo libro Solo per Giustizia. All'incontro, moderato da Chiara Marasca dell'Osservatorio sulla camorra e sull'illegalità Corriere del Mezzogiorno, hanno preso parte anche Armida Filippelli, dirigente scolastico del Galiani, Vincenzo Schiavo, Confesercenti provinciale di Napoli, Tecla Magliacano, SOS IMPRESA Napoli, Lino Busà, presidente nazionale di SOS IMPRESA.
Quella che si è trovata di fronte Raffaele Cantone non è stata la solita platea studentesca, fatta di giovani per lo più indifferenti disposti a partecipare solo per evitare qualche ora di lezione, al contrario i ragazzi presenti erano tutti preparati sul libro in questione e hanno inondato l'autore di interessanti domande e spunti di riflessione. “Parlare di camorra al Galiani, che è un istituto di frontiera è importante, - ha esordito Cantone – sarebbe troppo facile farlo nelle scuole di Posillipo o di Chiaia”.
L'incontro organizzato dall'associazione SOS Impresa e della CONFESERCENTI della Provincia di Napoli è stato un momento anche per riflettere sulle infiltrazioni camorristiche che oggi molti imprenditori sono costretti a subire per portare avanti il lavoro nelle proprie aziende. “La camorra è in grado di sabotare l'intero sistema imprenditoriale campano – ha spiegato il Magistrato – esiste un'impresa sana, ma esiste anche un'impresa che approfitta del background della camorra per esercitare le proprie funzioni. L'imprenditore che utilizza il clan è facilitato, ma finisce per diventarne parte integrante e vittima egli stesso di tale sistema”.
“Bisogna evitare che l'imprenditoria finisca interamente nelle mani della camorra – continua – un imprenditore che si affilia al clan trae un vantaggio per se stesso ma un enorme svantaggio per la società tutta, per questo c'è bisogno di denunciare tali tentativi di infiltrazione camorristiche”. E poi lancia un appello: “Per sfidare i clan bisogna continuare a fare ciò che si fa”. Ed è proprio questo il senso del libro di Raffaele Cantone, studiare e lavorare onestamente, accettando con umiltà i percorsi che la vita pone davanti.
Quello che emerge dal libro, infatti, è la grandissima umiltà di quest'uomo che più volte ribadisce di non aver desiderato tale carriera, e che pur provenendo da Giugliano, terra di camorra, non pensava di diventare magistrato e poi di entrare in DDA, ma la sua carriera gli ha riservato questo ed egli ha svolto le sue mansioni egregiamente, cercando di apportare quanti più contributi possibili per sconfiggere la camorra. “La mafia e la camorra hanno capitali che intendono investire in attività finanziarie al nord e all'estero, non nelle proprie terre – spiega Cantone ad un ragazzo che gli domanda sui rapporti internazionali dei clan – le organizzazioni criminali utilizzano i vecchi canali di immigrazione al nord e e all'estero per investire i propri capitali.
La camorra ha necessità di far fruttare tali capitali in attività lecite anche se è l'organizzazione più incapace di inserirsi all'estero, al contrario attecchisce molto al nord. I soldi della camorra sono ben accetti al nord Italia perchè si pensa che i danni si paghino solo al sud”. In un passo del libro il Magistrato racconta di essere stato vittima di diffamazioni da parte di esponenti dei clan, così come era successo ad altre persone impegnate in prima linea nella lotta alla camorra, “la mafia ha la capacità di inserirsi in certi meccanismi, - spiega ad un ragazzo - lo fa per interessi terzi dagli ideali di legalità e di lotta alla criminalità organizzata”. A chi gli chiede sui suoi rapporti con Roberto Saviano e un'opinione su Gomorra risponde che bisogna dire grazie a questo libro perchè ha finalmente accesso i riflettori su queste terre e su quello che ogni giorno si vive qui. Finalmente arriva una delle domande più attese, un ragazzo gli chiede seccamente “Ha paura?” evidentemente emozionato Cantone risponde: “Non ho paura che mi uccidano per aver scritto questo libro, se mai per le mie attività precedenti (gli otto anni in DDA ndr), fanno sicuramente più paura i fatti che le parole”.
“Cosa vuol dire vivere con la scorta?” è un'altra delle domande poste dai ragazzi “non ho mai vissuto la scorta come un evento eccezionale, sono grato allo stato della protezione che mi garantisce, anche se mi auguro, per il futuro, di non doverla avere più. Considero gli uomini della mia scorta come persone di famiglia, e non gli sarò mai abbastanza grato”. Qualcuno gli domanda sulla sua attuale attività al Massimario della Cassazione “è un lavoro di ricerca, - spiega – chi lavora la Massimario svolge un lavoro fondamentale per la cassazione, studia le sentenze. Credo che la rotazione in certi incarichi, come quello alla DDA, sia un fatto giusto. Dimostra che lo Stato contrappone alla criminalità l'istituzione, non le persone, anche se nel passaggio si perde l'esperienza acquisita negli anni”.
Un altro ragazzo, con il piglio di un vero giornalista, gli chiede se ha intenzione di entrare in politica, sorride Cantone: “è la domanda che mi fanno più spesso i giornalisti, complimenti, hai un futuro”. E poi spiega: “è importante la presenza della società civile in politica a patto che questa non diventi una professione, è giusto che un magistrato entri in politica, i problemi sorgono quando da politico si vuole tornare a fare il magistrato”. L'incontro sta volgendo al termine, si iniziano a tirare le somme di questa splendida mattinata, viene chiesto a Raffaele Cantone dell'importanza di parlare ai ragazzi “è importante parlare ai giovani per due ragioni – spiega – innanzi tutto per dimostrare loro che le istituzioni non sono poi così lontane e invece si confrontano con i cittadini, in seconda istanza perchè la lotta alla criminalità organizzata non è delegata solo alle istituzioni o alle forze dell'ordine, ma tutti i cittadini possono apportare il proprio contributo”.