Breve diario di bordo (di
Monica Scotti)
Un tappeto volante attraverso cui condividere conoscenza, impegno e studio, un ponte diretto fra Campania e Tunisia: rappresenta tutto questo il programma di scambio bilaterale voluto dall’ Assessorato alle Politiche giovanili della Regione Campania in collaborazione col Ministero dell’Istruzione e Formazione della Repubblica Tunisina. L’iniziativa, che vuole promuovere la mobilità dei giovani (studenti, lavoratori, volontari), ha dato la possibilità a 40 studenti di lingua araba presso L’Università L’Orientale di Napoli di beneficiare di una borsa di studio che ha consentito loro di seguire per 15 giorni un corso di perfezionamento linguistico presso il CREFOC (Centro Regionale per l’Educazione e la Formazione Continua) di Nabeul e parallelamente ha permesso a 40 giovani docenti tunisini di seguire un corso di italiano di pari durata presso L’ Orientale. Gli scambi sono avvenuti in due diverse momenti (in tranche da 20 studenti), a novembre e a marzo.
Non è stata la mia prima volta in Tunisia, avevo già vissuto a Tunisi un paio di mesi per motivi di studio l’estate scorsa. Ricordo la mattina della partenza (il 15 marzo) in modo un po’ confuso, il pulmino che doveva portarci da Napoli all’aeroporto di Roma si è presentato con più di due ore di ritardo, pensavo che non ce l’avremmo più fatta a partire, la nostra è stata una corsa disperata contro il tempo, quando mi sono ritrovata sull’aereo neppure ci credevo! Insomma: è iniziata con una scarica d’adrenalina l’avventura a Nabeul.
Quindici giorni non sono molti per conoscere e farsi conoscere, ma i nostri docenti tunisini li hanno sfruttati al massimo: dopo i corsi della mattina pranzavamo insieme nella mensa, un’allegra tavolata a base di couscous, brik, tajine e altri piatti locali spesso e volentieri piccanti, si scherzava coi cuochi. Il pomeriggio eravamo impegnati nelle visite a musei e siti archeologici (come quello romano di Neapolis, ovvero “Città nuova”, lo stesso nome della nostra Napoli), o nelle lezioni culturali che prevedevano ad esempio la proiezione di un film-documentario sulla tradizione delle “spose di zucchero”, statuine dalle origini incerte che si regalano ai bambini in occasione delle feste come il capodanno musulmano (che si calcola sulla base dell’anno lunare) e che mostrano impressionanti affinità con i famosi “pupi di zucchero siciliani”; la lettura delle poesie ancora inedite di uno scrittore locale Mahjub al-‘Ayyar; lo studio dell’arte affascinante della calligrafia araba insieme agli studenti di un vicino liceo; l’incontro con gli scout e le associazioni ricreative di Nabeul in occasione della festa della gioventù (20 marzo) etc.
Non sono mancate le escursioni ad Hammamet, Kelibia, Qayrawan e a Tunisi, la capitale, dove ho potuto ritrovare i colori, il caos, gli odori che hanno fatto da sfondo alla mia prima esperienza in un paese arabo. E’ stato un po’ come tornare “a casa”. Quindici giorni decisamente intensi quelli che ho vissuto insieme ad altri 19 studenti, quindici giorni durante i quali siamo stati accolti al meglio e ci è stato mostrato tantissimo di un paese che guarda all’Italia e che vuole valorizzarsi agli occhi dell’Europa. In un momento di crisi per il mondo universitario ho accolto l’opportunità di questa borsa di studio come un segnale di speranza, piccolo, ma pur sempre vivo…un segnale a cui voglio aggrapparmi per continuare a credere nelle Università italiane e non, nel valore dello studio e della ricerca.