Condanna all'ergastolo per il mostro di Amstetten

di Anna Laudati
Proteste in Austria: si fa abbastanza per proteggere i giovani dagli abusi? (di Monica Scotti)

austria_il_mostro.jpgErgastolo per Josef Fritzl (ingegnere elettronico di 73 anni), pena da scontare in una struttura psichiatrica: è il verdetto del tribunale che ha giudicato quello che le cronache ormai conoscono come il mostro di Amstetten. Quattro giorni di processo sono bastati per mettere la parola fine a 24 anni di folle violenza. E’ durata tanto, infatti, la prigionia di Elisabeth, oggi 43enne, rapita dal padre quando aveva 18 anni (l’uomo inscenò una fuga costringendo la ragazza a scrivere una lettera d’addio in cui sosteneva di essere entrata a far parte di una setta)

Segregata e ripetutamente violentata nella cantina-bunker della sua stessa abitazione Elisabeth ha messo al mondo sette figli (uno morto per complicazioni al momento del parto), alcuni affetti da patologie genetiche dovute al rapporto incestuoso col padre-aguzzino e alle precarie condizioni di vita in cui sono nati e cresciuti (spazi ridottissimi, niente luce naturale né aria). Stupro, incesto, segregazione, omicidio colposo (quello del figlio-nipote morto poco dopo la nascita e il cui corpo pare sia stato ridotto in cenere da Fritzl nel microonde) e riduzione in schiavitù.

Gravissimi i capi di imputazione, tutti confermati al termine di un processo che si è svolto in Austria a porte chiuse e durante il quale è stato mostrato un video della figlia Elisabeth, 11 ore di confessioni e atroci ricordi. Ha pianto Josef Fritzl al momento della sentenza, dichiarandosi pentito, lacrime di coccodrillo a cui nessuno ha voluto credere. “Che paghi fino alla morte” ha chiesto sua figlia. Ma l’uomo non è l’unico mostro contro cui si punta il dito con orrore e paura in Austria. La vicenda, che segue quella di Natascha Kampusch, la bambina (oggi ventenne) tenuta prigioniera per otto lunghi anni da un pedofilo, ha profondamente scosso le coscienze di una società che si scopre incapace di proteggere i suoi “ragazzi”. Troppi casi di violenza e abusi consumati fra le pareti di casa.

''Vergogna per l'Austria'' e ''L'Austria protegge i molestatori'' si legge su alcuni striscioni di protesta esibiti da dimostranti che nei giorni del processo hanno voluto criticare le leggi di un paese che a loro avviso prevede pene troppo miti per gli autori di delitti sessuali. Acanto ai cortei “performance” dal sapore macabro, come quelle dell’artista Ubsi Kramar che all’apertura del processo, assieme ad alcune associazioni per la tutela dei bambini, ha allestito uno spettacolino con un attore in camice bianco e labbra rosso sangue circondato da bambole nude disposte sull'asfalto a simboleggiare tutte le vittime di abusi. Si criticano le leggi, si criticano i media che hanno dato tanto spazio alla vicenda rendendola uno “spettacolo perverso”. Ma più di ogni altra cosa si ha paura: esistono altri Josef Fritzl in Austria?