L'Aquila, città degli studenti. La testimonianza di Nunzia Madonna
Tantissimi i giovani provenienti da tutta Italia che studiavano nel capoluogo abruzzese, e tantissimi coloro che hanno visto distruggere i propri alloggi o, peggio ancora, quelli che non sono riusciti a salvarsi (di Giuseppina Ascione )
Nunzia Madonna, ventiquattrenne napoletana, studentessa di Psicologia presso l'ateneo aquilano, è tra quegli studenti che hanno perso tutto ma, come lei stessa dice, è ancora viva, ed quello che conta davvero. In una commovente e partecipata intervista, ci racconta come ha vissuto quei drammatici momenti in cui la terra ha tremato, e fa un appello ai tanti giovani italiani che possono apportare il proprio supporto: “Hanno bisogno di tutto!”
Dove ti trovavi al momento della scossa di domenica notte? Ero a letto, non riuscivo a dormire perché nella serata già c'erano state due scosse ed ero abbastanza in ansia. Le mie coinquiline si erano da poco addormentate ed io chattavo con un amico. Poi alle 3.32 ho sentito prima di tutto il lampadario crollare e la stanza muoversi. è caduta la scrivania, la televisione, la libreria. In un primo momento, credendo che fosse la fine, mi sono messa completamente sotto le coperte. Le mie coinquiline hanno iniziato a gridare. Per un attimo si è fermato tutto. Mi sono alzata e insieme alle altre siamo andate in corridoio. Ho chiamato i miei perchè credevo che stessi morendo. Che fosse arrivato il mio momento, che non ci fosse più nulla da fare. Il terremoto non era ancora finito, ho cercato di stare tranquilla, ed abbiamo aspettato che finisse tutto sotto le arcate delle porte. Ci siamo prese tutte per mano aspettando che il palazzo crollasse. per fortuna però il nostro palazzo ha resistito un altro 'po (ora non esiste più, insieme alle nostre cose), abbiamo aperto la porta, ci siamo affacciate e abbiamo visto che le scale del primo piano ormai erano solo macerie. non sapevamo che fare. Abbiamo gridato aiuto ed un ragazzo, un angelo che dopo quel momento è sparito, ci ha invitato a provare ascendere. Io ero in pigiama. senza scarpe. senza nulla. Abbiamo attraversato le macerie e siamo uscite. Per fortuna. Siamo rimaste li fuori circa una mezz'ora, e li si sono susseguite altre scosse. alcune forti. Ho visto pian piano la mia casa inclinarsi sempre di più. le pareti esterne del primo piano ormai non esistevano più. poi ci siamo fatte forza e ci siamo incamminate verso Piazza D'Armi.
Secondo te, come ha funzionato la macchina dei soccorsi nelle ore immediatamente successive al sisma? Dopo mezz'ora dalla forte scossa io e le mie coinquiline siamo passate fuori alla Casa dello Studente, o meglio fuori a a quello che restava della Casa dello Studente, ed i vigili del fuoco erano gia a lavoro. Non credo si possa lamentare che i soccorsi siano stati lenti. il centro de L'Aquila è difficile da raggiungere ci sono, anzi forse è meglio dire c' erano, tutte piccole stradine quindi anche per i soccorsi è stato difficile raggiungere le macerie di case e palazzi. Sotto le macerie della Casa dello Studente ci sono ancora tre ragazzi, il quarto è stato recuperato mercoledì ed era mio amico. Spero che i soccorsi riescano a trovarli. In un altro palazzo altri miei amici lottano, nello stesso palazzo dove è stata trovata Marta, lei stessa ha anche detto che ci sono cinque persone ancora vive. Speriamo.
Di cosa c'è bisogno adesso? Fai un appello a tutti i giovani che possono apportare il proprio contributo per le comunità colpite dal sisma. Non saprei. E' difficile. Loro, come me (anche se io sono più fortunata perchè qui, a Napoli ho una famiglia) hanno perso tutto, li avevano la loro vita, le loro cose e molti di loro non avranno più nulla di ciò. Ora occorrono beni di prima necessità, medicinali per gli anziani, coperte e sostegno psicologico soprattutto per i bambini. Per le donazioni in denaro è bene affidarsi solo a quelle ufficiali. Gli sciacalli, purtroppo, sono sempre in allerta. Se qualcuno ha la possibilità di ospitare le persone rimaste senza casa, lo facciano. Venerdì vorrei essere li, a commemorare i miei compagni, che purtroppo non sono stati cosi fortunati. Io ho perso tutte le mie cose, ho perso la mia quotidianeità ma sono viva.