Augusta. Identità di un popolo attraverso le tradizioni popolari

di Anna Laudati
Cerimonie pasquali ad Augusta in Sicilia. Figure, simboli e atmosfere di una fede antica ma rinnovata nel tempo (di Veronica Centamore) 

discesa_croce4.jpgLe feste pasquali sono appena trascorse e con loro le consuetudini che da sempre le accompagnano. Festa vuol dire anche vacanza e vacanza vuol dire tornare a casa. Ed è proprio in queste occasioni particolari che si ritrova il senso di appartenenza a qualcosa e a qualcuno, cioè la propria, vera identità, quella magia che ci ricorda da dove veniamo. In alcuni paesini ancora si ripetono dei cerimoniali religiosi che sono sopravvissuti all’avvento dell’età moderna e alla ventata di distruzione che questa, talvolta, porta con sè. E Augusta ne è un esempio tangibile.

Augusta è una cittadina del profondo sud della Sicilia, il nome della città proviene dal titolo imperiale di "Augusto" di Federico II di Svevia, che la fondò nel 1232. Il centro storico è un'isola, ricavata dal taglio di un istmo nel XVI secolo, collegata alla terraferma attraverso due ponti, uno di costruzione recente ed uno risalente alla fondazione della città chiamato Porta Spagnola. Augusta, inoltre, ospita due porti. La città è un bellissimo luogo di mare che, seppure caratterizzato dall’avvento della modernità (essendo una cittadina di recente ricostruzione a causa di vari episodi sismici) è riuscita a mantenere con orgoglio e con grande rettitudine (almeno nella maggior parte) alcune tradizioni popolari e tra queste, quelle più suggestive, risultano essere legate alla Settimana Santa.

Già dal lunedì si assiste al dipanarsi delle prime processioni ma le più caratteristiche sono quelle legate ai giorni clou della settimana. Il Giovedì Santo si celebra la messa In coena Domini a ricordo dell'istituzione dell'Eucarestia. Durante la quale si svolge la rievocazione della “lavanda dei piedi”, il grande gesto di umiltà compiuto dal Divino Maestro ai suoi discepoli per sottolineare la dimensione del servizio e del sacrificio di ogni cristiano per la vita altrui. Al termine della messa viene dato un pane dolce ricoperto di glassa e zuccherini detto in siciliano cavaddu d'apostuli. Subito dopo vengono inserite dentro un'urna decorata le Sacre Specie. Questo è il Sepolcro. E' consuetudine andare a visitare le chiese, dove sono allestiti i sepolcri. Gli abitanti del paese, girano per le chiese. La tradizione popolare vuole che essi vengano visitati in numero dispari a simboleggiare il numero delle piaghe di Cristo.

In una sola chiesa però il sepolcro non è apparecchiato; nella chiesa di San Giuseppe è esposta la bara con il Cristo Morto, e viene cantato lo Stabat Mater musicato da un anonimo augustano. E lì è un fiume di incontri, dove ritrovi gli amici che ormai vivono lontano ma che ritornano in occasione delle feste oppure vecchi amori con ormai nuove vite. Insomma una sorta di piacevole e a tratti nostalgico deja vù, tipico dei piccoli posti. A partire dalla mezzanotte si ode per le vie del paese il suono acuto e funereo di una tromba seguito dal cupo e ossessionante rullare di un tamburo. La tradizione popolare ha identificato il suono della tromba con il lamento della Vergine Maria alla ricerca dell’amato Figlio “Turi o Turi!”. Secondo la versione di uno studioso, essi sono la rievocazione del rimorso di Pietro per aver rinnegato il Divino Maestro, il tamburo, e il canto del gallo la tromba. Dopo qualche ora, intorno alle 5 e 30, quasi in prossimità dell’alba tutti accorrono alla chiesa di San Giuseppe per assistere all’uscita del Cristo morto portato dai confrati che vestono un abito penitenziale di foggia spagnolesca. Il Cristo morto, adagiato in un letto di purpuree camelie, viene portato in processione per le vie cittadine entrando in tutte le chiese in cui la sera prima è stato allestito il Sepolcro. E' una processione eucaristica, poiché i confrati di San Giuseppe vanno a rendere l’ultimo omaggio a Gesù Eucarestia.

La processione dura fino alle 12, imperterrita, popolosa ma via via, con l’approssimarsi del giorno, diventa sempre meno numerosa: alcuni si fermano in un bar per fare colazione, altri devono andar a lavoro, molti come i ragazzini, che come scusa per star fuori tutta la notte hanno preso come alibi nostro Signore, finalmente, tramortiti dalla serata trascorsa nella piazza del centro, magari a giocare a pallone piuttosto che in veglia presso le chiese, decidono di ritirasi. Ma la pausa dura poco perché la sera del Venerdì Santo all’imbrunire ci si dà appuntamento di fronte alla Chiesa delle Grazie, dove si allestisce un palco. Come sfondo si ha un mare splendido e una costa spettacolare ma che sistematicamente divine ancora più spettacolare a causa del cattivo tempo che da sempre sembra partecipare al mesto stato d’animo dei fedeli che assistono alla funzione in cui si mette in scena A scisa a cruci.

Decisamente toccante e struggente, con questo “figlio di Dio” che viene tolto dalla croce, piano piano, lentamente, un chiodo per volta e pur essendo una statua… pare provi sofferenza davvero. Viene schiodato dai confrati dell’Immacolata e deposto in una vara, anch’essa, come quella della processione mattutina, adornata di camelie. Subito dopo, parte la processione funebre ma improvvisamente da un angolo della strada principale esce la madre di tutte le madri, lei, la Madonna e così avviene L’Incontru. Il simulacro dell’Addolorata, tra un mesto brusio della folla trepidante in attesa di tale commovente momento, esce e va incontro a suo figlio morto proseguendo insieme fino alla Spartenza (divisione). Giunti qui, i due simulacri fanno ritorno alle chiese di appartenenza. Caratteristica di queste suggestive processioni è la presenza di molti bambini vestiti da santi particolarmente venerati in Augusta come San Giuseppe, San Domenico, Santa Rita, San Francesco, Santa Bernadette o altre travestite di Veronica, Immacolata, Madonna di Lourdes, del Carmine o più semplicemente di Addolorata.Questi riti della SETTIMANA SANTA ad Augusta affondano le loro radici nel periodo della dominazione spagnola in Sicilia intorno al 1600. In quel periodo uomini, di diverse condizioni sociali, che praticavano diversi arti e mestieri trasformarono le antiche corporazioni medievali in società di mutuo soccorso (le attuali confraternite). Ai giorni nostri sono sette le confraternite che hanno parte attiva e partecipano ai rituali della Settimana Santa. Si tratta di una vera e propria rappresentazione teatrale dove ognuno svolge una parte ben precisa e che siano statue o persone in carne ed ossa non conta, l’importante è la messa in scena di uno stato d’animo comune e per niente finto, nonostante la teatralità del gesto, rigorosamente reale dal punto di vista emotivo.

Certo, qualcosa si è perso con gli anni…ad esempio la serramonaca una donna, visibile solo nella domenica dopo la quarta settimana di quaresima, che proveniva da un pozzo pieno d’acqua, simbolo di purificazione. Ricoperta da un lenzuolo bianco, percorreva le strade della città con in mano una falce e un paniere provocando il terrore tra i bambini. Ma la serramonaca aveva una duplice identità, simboleggiava la contrapposizione tra la vita e la morte, il bene ed il male. Il bianco del lenzuolo indicava alcuni sacramenti legati alla vita come: il battesimo, la comunione, il matrimonio, ma poiché serviva ad avvolgere i cadaveri, simboleggiava anche la morte; il paniere colmo di uova la vita, la falce la morte. Durante la quaresima si digiunava e si sospendevano giochi ed attività teatrali.

Ma la quarta domenica di quaresima, detta in letizia, si sospendevano le privazioni e si rifletteva. In questo periodo si ha una panificazione votiva anche dolce, che viene regalata ai bambini: “l’aceddu cu l’ova”, che simboleggiava l’uomo e “u panareddu cu l’ova”, che simboleggiava la donna. Non vi è ora processione del Risorto. Fino al 1928 però si svolgeva una particolare cerimonia in Chiesa Madre: la calata della tela. Tutto cambia, il mondo continua a girare e il suo moto rende tutto una continua mutazione ma qualcosa ancora rimane ancorato nella coscienza di un popolo… cercare di non dimenticare da dove si è venuti preservando quanto di più caro appartiene alla sua memoria di uomo. Benvenuti nel… passato. Estratto da "http://it.wikipedia.org/wiki/Settimana_Santa_ad_Augusta"