La storia "vera" di Salvatore Ruocco

di Anna Laudati

K.O. la storia di un pugile in bilico fra sogni e ring clandestini (di Monica Scotti
 
salvatore_ruocco.jpgUn ragazzo "spaccato" in due: da una parte la passione per la boxe e il sogno pulito di diventare un campione; dall'altra il fascino della violenza che diventa un modo per farsi ascoltare racimolando soldi e rispetto su ring clandestini. E' la storia del protagonista di "K.O.", spettacolo teatrale prodotto da "Figli del Bronx" di Gaetano di Vaio, con la regia di Alessandra Cutolo e le musihe di Fabio Gargano, messo in scena nei giorni scorsi al teatro Nuovo di Napoli. La storia, però, è anche quella "vera" dell'attore che lo interpreta, Savatore Ruocco, che ha già recitato in film come il pluripremiato “Gomorra” di Matteo Garrone e il docufiction “Napoli Napoli Napoli” di Abel Ferrara che uscirà a breve.

E' stato Salvatore a disegnare i tatti di quel personaggio che lo rispecchia, suoi i ricordi, le paure e i rimorsi per le scelte sbagliate, sue persino le parole di una canzone che ha scritto per lo spettacolo. Al suo fianco recitano, su un palcoscenico allestito in maniera scarna, essenziale, i giovani dei laboratori del teatro Area Nord, con cui Salvatore ha adattato liberamente frammenti di “Giorni felici” di Samuel Beckett perchè aderissero alla sua storia. Lo si vede parlare alla propria pistola "sisinella", strumento odiato della cui presenza costante avverte tuttavia il bisogno. Senza di "lei" nessuno gli darebbe ascolto.

"E' che sono forte e che con le mani so uccidere. Perciò sono Dio. Faccio paura e tengo paura. E questa paura è l'unico amore che conosco", la platea si scioglie in un applauso, in poche frasi è riassunto il dramma di un giovane, il dramma della sua città, Napoli. Il protagonista è un pugile in bilico tra due strade. Due possibilità che a tratti possono convivere. Da un lato l’esercizio fisico, l’allenamento, il maestro, la palestra, la preparazione per affrontare l’avversario, dall’altro gli incontri clandestini, i “compagni” di avventura, i soldi facili, il fascino dell’oscuro. L’ossessione dell’occhio del mondo. La perdita dei riferimenti, la paura del vuoto, della solitudine.

Di fronte alla scelta c'è l'irruzione di paure, mostri, fantasmi. Scegliere fa paura, ma a suo tempo Salvatore ha scelto. Dopo la squalifica infertagli sul ring per aver scagliato una sedia contro il giudice di gara, ha abbandonato gli incontri clandestini e ha iniziato a studiare recitazione. E' diventato un bravo attore, e ora che i guantoni li indossa per raccontare sul palcoscenico la sua storia, può vantarsi d'aver sfatato quel pregiudizio tremendo che vede condannato a una vita di camorra chi come lui è nato all'ombra delle Vele di Scampia. A differenza di alcuni suoi "colleghi" che dopo aver prestato il volto per la pellicola tratta dal libro di Saviano "Gomorra" si sono lasciati ingoiare di nuovo dal "sistema" criminale per poi finire, in alcuni casi, in galera, Salvatore Ruocco ha continuato la battaglia per migliorare se stesso, nella speranza che la sua storia possa servire da esempio ai tanti, troppi ragazzi "spaccati" in due che vivono nei vicoli scuri di Napoli.