Gioventù bruciata. A Napoli un boss nigeriano
Si fa presto a parlare di gioventù bruciata, che incontra le fiamme per strada o le insegue in casa propria. Toccare con mano il degrado è differente. In un mondo abituato a violenza e brutture, due storie tremende che si ricorrono a poche ore l’una dall’altra, a Napoli, possono ancora sorprendere e far riflettere. E’ il 25 notte, un ragazzino di sedici anni viene arrestato dalla polizia in casa sua, in via Brecce Sant'Erasmo a Napoli: gli agenti l’hanno sorpreso mentre teneva in ostaggio in camera da letto il fratellino di due anni minacciando di ucciderlo con un grosso coltello da cucina se la madre non gli avesse consegnato 100 € e le chiavi della macchina.
Vistosi scoperto, quel coltello che stringeva in pugno ha tentato di nasconderlo sotto le lenzuola, dando la possibilità alla madre, sconvolta, di riprendersi il piccolo. Ma non è servito. Il minorenne, già noto alle forze dell’ordine, è stato immobilizzato e disarmato. Attualmente è trattenuto nel Centro di prima accoglienza dei Colli Aminei. La vicenda, tremenda, ha altri risvolti oscuri. Secondo una prima ricostruzione poche ore prima dell’episodio che ha portato all’arresto del giovane i vicini avevano già allertato il 113. I poliziotti, accorsi, avevano trovato il ragazzo in strada accerchiato da alcune persone e in evidente stato confusionale. Saliti in casa e ascoltata la madre, che mostrava i segni di una recente aggressione, avevano appurato che il 16enne l’aveva malmenata per essere intervenuta in difesa di un’altra figlia di dodici anni che era rimasta vittima delle botte del ragazzo.
La donna non aveva voluto denunciare quello che sembrava essere solo l’ultimo di una lunga serie di attacchi d’ira del figlio. Poche ore dopo: la minaccia di uccidere il fratellino. E pensare che la donna era anche finita in ospedale di recente per le ferite causatele da quel figlio che non aveva voluto denunciare. Per un ragazzino che non si sa come agisce da mostro un’altra giovane, in questo caso poco più che una bambina, ai mostri riesce a sfuggire per un pelo. E’ il 24 sera nel quartiere Vicaria, al Vico Santa Maria Vertecoeli, Napoli. Una undicenne sta giocando per strada quando viene accerchiata da un gruppo di extracomunitari che tentano di trascinarla con la forza in un “basso”. Uno di loro, forse il capo, l’afferra per il collo, ma le urla della piccola richiamano la madre che si affaccia al balcone e dà l’allarme e il fratello 14enne che tenta di difenderla e portarla via, al sicuro. Presto scatta la rissa.
La polizia viene allertata e una volta sul posto trova un gruppo di immigrati e una signora (la madre della 11enne) che brandisce una mazza da baseball fra le urla di alcuni bambini. Si è sfiorato il linciaggio. Gli arrestati, nel fuggi fuggi generale, sono cinque, tre uomini e due donne: Osayande Osas, 21 anni, Eghagbon Osas, 21 anni, Sunday Obasohan, 24 anni, Fia Rachael, 25 anni, e John Biter, dovranno rispondere di tentato sequestro di persona e di violazioni in materia di leggi sull'immigrazione. Mentre si cercano i complici è stata abbozzata una prima descrizione dell’aggressore materiale della bambina: i testimoni dicono d’aver visto un giovane vestito di nero, con giacca, cravatta e un cappello. Secondo un’ipotesi avanzata dagli inquirenti l’11enne potrebbe essere stata presa di mira in quanto “oggetto del desiderio” di un boss locale della comunità nigeriana.