Fare l'attore. Giovani artisti si raccontano

di Anna Laudati
Attori si nasce o si diventa? Intervista a Elisabetta Cianchini: “Per avvicinarsi e vivere questa professione credo che sia importante fare tanta gavetta” (di Gianfranco Mingione)

 

dignita1.jpgQuesta è la prima di due interviste che il magazine dedica alla professione dell’attore in cui si confrontano due giovani artisti italiani. Ripercorriamo con loro la scelta di intraprendere questa strada affascinante ma piena di ostacoli, fatta di passione e sacrificio. E, soprattutto, cerchiamo di capire con loro come si accede oggi a questa antica e nobile professione. In questa prima intervista si presenta e ci racconta la sua breve ma intensa esperienza Elisabetta Cianchini che quest’estate ha fatto stupire e divertire con il suo ‘Dignità autonome di prostituzione’, il format ideato da lei e Luciano Melchionna.

Quando nasce la tua passione per il teatro e il cinema? Da piccolissima. Ricordo che la prima volta i miei genitori mi portarono a teatro a vedere un’opera di De Filippo. Nonostante la mia tenera età e il mio essermi quasi addormentata durante lo spettacolo, ho percepito una specie di scossa. Da lì in poi iniziai a giocare e a vestire i panni di “qualcuno che non ero io ". Ad oggi ho accumulato molte esperienze, ma le più grandi soddisfazioni le sto ottenendo grazie al format teatrale “Dignità autonome di prostituzione”. In quest’opera gli attori si esibiscono in piccoli monologhi a tu per tu con lo spettatore. Per fare questo hanno ricreato un vero e proprio bordello affollato da artisti che offrono le loro prestazioni teatrali al cliente che è lì in qualità di spettatore. Innovazione ma anche protesta - più o meno velata - della condizione dell'attore oggi che per sopravvivere è costretto a ... “prostituirsi”!

 

Come si diventa attori in Italia? Ci sono dei percorsi specifici? Se non si hanno spinte dal basso o dall'alto il percorso per divenire attori è in salita. Il corrente bla, bla, bla vorrebbe che io dica che l'importante e' crederci e tener duro  (ma questo lo dice anche chi fa uso di "spinte"). Per avvicinarsi e vivere questa professione credo che sia importante fare tanta gavetta. Io, ad esempio, ho un passato ed un presente come cabarettista - premio radiorai2 e seconda classificata con Caponi al Festival nazionale di cabaret - che reputo davvero fondamentale per la mia formazione artistica e professionale. Grazie a questa esperienza, alle volte,  infatti, mi guardo e "mi faccio ridere"... e vivo meglio!


Quale consiglio daresti ai giovani che vogliono avvicinarsi a questa forma d'arte? Si può vivere di arte? Ai giovani dico di non ascoltare consigli e di seguire il proprio cuore e la propria pancia. E se ad un certo punto la pancia fa male perché non si mangia … beh allora, forse è il momento di cambiare lavoro!