Le interviste. Giornalisti non si nasce ma si diventa

di Anna Laudati
Dai film alla letteratura, nei gialli e nei polizieschi, c’è sempre qualcuno che con fare discreto,  indaga, scruta, ascolta e osserva e cerca di carpire come sono andati i fatti di un avvenimento. Quel qualcuno è il giornalista. Ce ne parla Lorenzo, professione giornalista (di Gianfranco Mingione) 

giornali.jpgLui è Lorenzo Anzi, un giovane giornalista. Insieme a lui scopriamo cosa significa oggi fare informazione e come e se è possibile costruire un giornale che sia attento e radicato sul territorio. Lorenzo come è iniziata la tua avventura nel campo del giornalismo? Per caso. Diciannovenne, ero da poco iscritto a scienze della comunicazione. Insoddisfatto del percorso di studi e dell'organizzazione della facoltà, spulciavo spesso tra le miriadi di annunci presenti su internet. Sul sito dell'università trovai una testata online che selezionava praticanti. Mandai un curriculum la cui unica consistenza era la mia data di nascita, e un articolo di prova, dopodiché mi ritrovai dentro senza quasi rendermene conto.

Perché e quali motivi ti hanno spinto a creare un giornale free press? A dire il vero l'idea è stata mia solo in parte. Era da diverso tempo che, chiacchierando con molti degli attuali membri della redazione, ci si stuzzicava con l'idea di far nascere un foglio di informazione territoriale che sapesse coniugare l'aderenza ai quartieri e alle persone con un orizzonte informativo di ampia portata. Un giornale in grado di esprimere un pensiero politico senza rinunciare all'ambizione di un'informazione libera e accessibile a tutti. Alla fine siamo riusciti a far partire questo esperimento, una straordinaria esperienza e momento di crescita per tutti noi. 

 

Come si racconta un quartiere, o meglio come si fanno le notizie partendo dal basso? Credo che questo stiamo ancora imparando a farlo, facendo i conti con i limiti della nostra periodicità, che è mensile, e di tutta l'esperienza, le capacità e le risorse che col tempo dovremo essere in grado di acquisire. La fortuna è che abbiamo membri della redazione sparpagliati un po' in tutti i quartieri del Municipio. Il loro svolgere delle attività o anche soltanto vivere i luoghi in cui abitano assicura un monitoraggio abbastanza capillare del territorio. Il lavoro che facciamo durante le riunioni di redazione, quindi, consiste prevalentemente nel raccogliere il contributo di ciascun collaboratore, nel selezionare e tramutare in “idea notizia” ciascuno spunto. Molti degli articoli che pubblichiamo, poi, sono segnalazioni di associazioni, comitati di quartiere, gruppi o singoli cittadini che hanno da esprimere qualcosa di significativo.  A pochi mesi dall'aver intrapreso questa esperienza, qual è il tuo primo bilancio? Assolutamente positivo anche se, come ripeto, credo e spero che abbiamo ancora molta strada da fare.   

Se dovessi dare un consiglio spassionato ai tuoi giovani colleghi e a chi sta per intraprendere questa strada, cosa gli diresti? La cruda verità: se desiderate seguire la passione per il giornalismo, ma allo stesso tempo volete anche avere un'indipendenza economica, prendete seriamente in considerazione l'ipotesi di accompagnarvi con un secondo lavoro.