Il governo ha appena congelato i fondi destinati al superamento del digital-divide nel nostro Paese
La crisi pare che abbia fatto cambiare “l’ordine delle priorità” secondo le parole del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta (di Andrea Sottero)
La crisi è reale, chi fa fatica ad arrivare a fine mese lo sa bene. E’ evidente che in un panorama di questo tipo, pensare alle connessioni internet veloci sembra quanto meno inappropriato, soprattutto quando lo si fa con i fondi pubblici. Tuttavia, sembra di intravedere, in questa decisione, la solita miopia all’italiana, la stessa che peraltro caratterizza gran parte del tessuto economico, sociale e formativo del Belpaese.
In un’epoca in cui il flusso di informazioni viaggia in tempo reale in ogni parte del globo e in cui l’uso basilare delle tecnologie informatiche è imprescindibile per rimanere competitivi nel mondo del lavoro, la scelta di non puntare a rendere accessibile a tutti connessioni dati adeguate, al di là della zona geografica di residenza, conferma l’incapacità di investire per il presente e per il futuro. Anche contro la stessa crisi che è stata imputata a causa della decisione. Così, se in Svizzera la banda larga è già fruibile da tutti e in Finlandia lo sarà dal prossimo Luglio, gli Italiani che vivono in zone montane o anche solo su molte delle colline e campagne a ridosso delle grandi città, per ora si devono accontentare del vecchio cavetto telefonico, con il rischio di non riuscire nemmeno a caricare le pagine internet dei portali sui quali hanno la casella di posta elettronica.
Certo, qualcuno obietterà che le alternative ci sono: collegamenti via satellite, provider privati che installano ripetitori di segnale propri o la ben più nota telefonia mobile. Pare opportuno, però, evidenziare almeno due aspetti importanti: l’affidabilità di quei sistemi non sempre è all’altezza di garantire sicurezza per chi, ad esempio, usa (o vorrebbe usare) internet per lavoro. Senza contare che i costi di accesso lievitano sensibilmente, alla faccia della crisi. Alla resa dei fatti, l’Italia si trova a essere agli ultimi posti per accesso alla rete in Europa, persino dietro
Viene da chiedersi se questa non sia una strategia per tenere i cittadini -soprattutto i giovani- quanto più possibile lontani dalla banda larga e dai suoi rischi, primo tra tutti il download illegale, diffusissimo tra i coetanei più fortunati. Ancora una volta, però, sarebbe una scelta dagli effetti controproducenti per l’economia e -in questo caso- per quesi diritti artistici che si vorrebbero tutelare: coloro che scaricano musica illegale sono anche, infatti, quelli che acquistano più dischi sul mercato legale, secondo una recente ricerca Ipsos Mori. A proposito, qualcuno l’avrà fatto sapere a Monsieur Sarkozy?