Il ciuchino diventa "terapista"
A Cagliari si pratica l’onoterapia con quattro asinelli sardi (di Veronica Centamore)
Franco, Lucia, Margherita, Paola, Piero, Davide e Roberta (I giovani soci della Cooperativa Sociale “L’Alchimia” di Maracalogonis piccolo centro dell'entroterra cagliaritano) hanno scommesso su Santolina, Rocco, Giuditta e Balthazar, quattro asinelli sardi dalla tipica stazza minuta e la loro fiducia è stata ripagata in pieno. Dolci, pazienti, fedeli e umili i quattro ciuchini sono diventati dei veri e propri operatori sociali.
Si sono riscoperti dotati di panacea universale, cioè di un rimedio per curare tutte le malattie, nel modo a loro più consono, come? Dimostrando semplicemente il loro affetto. Si tratta di onoterapia, "onos" deriva dal greco e vuol dire asino quindi la terapia dell'asino. Ovvero, un tipo di trattamento effettuato con l'ausilio di questo animale. Sono delle attività co-terapiche di supporto alla medicina e alla psicologia tradizionale che hanno il compito di potenziarne gli esiti svolgendo un lavoro parallelo agli altri interventi. La dimensione significativa dell’incontro è la triade utente–asino-operatore che si rivela contenitore affettivo sicuro e accogliente che comunica e ascolta. L’asino con le sue caratteristiche etologiche, fisiche, comportamentali rappresenta potenzialmente un facilitatore alla Relazione. Gli strumenti di cui ci si avvale sono: l'asino (ovviamente), il corpo, il movimento e il gioco. Questi elementi incentivano l'espressione della comunicazione permettendo il riavvicinamento alla dimensione corporea ed emotiva allentando i conflitti e stabilendo una connessione tra la sfera emotiva e il vissuto interiore. La comunicazione non verbale diventa il canale preferenziale che rende possibile l’espressione, in modo graduale, più intima di sé. Incredibilmente mansueti e docili permettono un recupero della capacità di relazione ai bambini con difficoltà.
È uno dei rami della pet-therapy, la disciplina per la rieducazione motoria e affettiva che sfrutta il rapporto con gli animali, molto indicata per persone con difficoltà di socializzazione e per i disabili. L'esperimento è stato già fatto in Toscana e in Abruzzo, dopodichè si è deciso di importare l'esperienza in Sardegna. E l'asinello sardo, camminando molto lentamente non diventa pericoloso per chi lo cavalca, l'unico problema si pone quando si ferma... farlo ripartire non è una così semplice impresa. Meno conosciuta della più nobile e consolidata ippoterapia che utilizza destrieri e purosangue, anche l'onoterapia sta riscuotendo i suoi consensi e le sue soddisfazioni. La Pet Therapy con un decreto legislativo, è stata riconosciuta ufficialmente, all’interno del Servizio Sanitario Nazionale. Un riconoscimento ufficiale del valore terapeutico dell’animale, peraltro già noto e consentendo così anche il loro ingresso nei vari luoghi di cura. Nasce nel 1953 in America, ad opera dello psichiatra Boris Levinson. Il quale mentre lavorava con un bambino autistico, si rese conto che il suo cane gli offriva la possibilità di proiettare le proprie sensazioni interiori, costituiva un’occasione di scambio affettivo, di gioco e rendeva più piacevole le sedute. Nel 1961 coniò il termine ‘Pet Therapy’, sostituito in italiano, da Terapie Assistite dall’Animale (TAA).
L’espressione Pet Therapy, indica esattamente i programmi di addestramento del comportamento animale. Ovviamente è diretta da un professionista. Ad essa si affiancano le Attività Assistite dall’Animale (AAA), interventi di tipo educativo, ricreativo e/o terapeutico, che hanno l’obiettivo di migliorare la qualità della vita a: persone difficoltà relazionali; in stato confusionale; con disordini dello sviluppo; con disabilità fisiche; con difficoltà di parola; con problemi di udito, che può indurre un forte senso di isolamento; con problemi di vista, nelle quali alcune modalità sensoriali, quali udito e tatto, risultano maggiormente sviluppati, per compensazione; con disturbi psichiatrici; individui che hanno subito deprivazioni sensoriali; malati terminali; bambini; anziani. Ovviamente, è necessario valutare la personalità sia dell’animale che del potenziale utente, e la patologia di quest’ultimo, in modo da favorire un adattamento reciproco. I programmi, in generale, prevedono: conoscenza dell'animale tramite contatto; esercizi in serie in modo da integrare movimenti e funzioni attraverso l'instaurazione di un codice di comunicazione; sviluppo della funzione della mano come organo di senso, come strumento di comunicazione, e come primo iniziatore d'azione; percezioni delle parti del corpo dell'asino; cavalcate; giochi di ruolo; ecc... ecc... I meccanismi d’azione fondamentali di questo tipo di intervento sono: il rapporto uomo-animale, affettivo ed emozionale, in grado di arrecare non solo benefici emotivi e psicologici, ma anche fisici, quali l’abbassamento della pressione sanguigna, il rallentamento del battito cardiaco; la comunicazione uomo-animale, che si basa su una forma di linguaggio molto semplice, cadenzata, con ripetizioni frequenti, tono crescente e interrogativo, che produce un effetto rassicurante, sia in chi parla, sia in chi ascolta.
La stimolazione mentale: che si verifica grazie alla comunicazione con l’altro, alla rievocazione di ricordi, all’intrattenimento, al gioco, che riducono il senso di alienazione e isolamento; il tatto: il contatto corporeo, il piacere tattile permettono la formazione di un confine psicologico, della propria identità, del proprio Sé e della propria esistenza; l’elemento ludico, cioè il gioco e il divertimento, che portano benefici psicosomatici; la facilitazione sociale: la presenza di un animale, spesso, costituisce un’occasione di interazione con altre persone; la responsabilità: proporzionale alla propria età e alle proprie possibilità, nella cura di un eventuale animale di proprietà; l’attaccamento: il legame che si viene a creare tra uomo e animale può, almeno in parte, compensare la mancanza eventuale di quello interumano, e, comunque, favorire lo sviluppo di legami di attaccamento basati sulla fiducia, che potranno, in seguito, essere anche trasferiti ad altri individui; l’empatia: la capacità di identificarsi con l’animale, nel tempo, viene trasferita anche alle relazioni con gli altri esseri umani; l’antropomorfismo: l’attribuzione di alcune caratteristiche umane all’animale, può rappresentare un valido meccanismo per superare un eventuale egocentrismo e focalizzare la propria attenzione sul mondo esterno; il senso di comunione con la natura. A questo punto ci viene facile comprendere perchè Maria di Nazareth viaggiava su un asinello mentre in attesa della nascita di nostro Signore. Probabilmente non sarà un caso