Favole e discriminazione
Il brutto anatroccolo. "Quando è il gruppo a farci sentire sbagliati" (di Veronica Centamore)
E' stata condotta un'approfondita e interessante analisi dell’immagine di sé e della diversità in alcuni personaggi provenienti dalle Silly Symphonies (brevi cartoni animati usciti dal 1929 al 1939). Tutto questo per scoprire se e quando il brutto anatroccolo sia stato veramente incluso nella sua società, perché Dumbo si comporti da vero rivoluzionario e in quale modo il toro Ferdinando sia un precursore.
Le Silly Symphonies (Sinfonie pazzerelle) rappresentavano per Walt Disney una sorta di "compensazione culturale". Si voleva, riscattare il cartone animato da quel complesso d’inferiorità nei confronti del cinema dal vero e in particolare delle arti figurative, dimostrando che non era soltanto "roba da bambini". Si intendeva insomma dimostrare che anche i cartoni animati sono altrettanto capaci di infondere in un pubblico di massa l'emozione per la bella forma e l'edificazione morale. Non a caso i temi più ricorrenti dell’intera serie sono il rapporto tra l’individuo e il gruppo, il concetto di appartenenza/integrazione, l’accettazione della propria immagine e la scoperta di sé, l'handicap e lo svantaggio. Varianti, di un unico tema, la diversità. Prendiamo un esempio: Il brutto anatroccolo. Sono due le versioni esistenti. Quella del 1931 in bianco e nero e l'altra in technicolor del 1939. Prima versione:Si schiudono delle uova: nascono sei pulcini e un anatroccolo nero e spennacchiato al quale la chioccia impedisce da subito di integrarsi con i pulcini. Addirittura credendo che l’anatroccolo abbia malmenato i pulcini, lo caccia con un ceffone. Anche gli altri animali si dimostrano cattivi. Disperato comincia a piangere e a questo punto avviene la svolta. Una tromba d’aria risucchia i pulcini e li scarica nel fiume; l’anatroccolo li salva.
Calimero restituisce i pulcini alla chioccia che, felice, abbraccia e riconosce l’anatroccolo al pari degli altri figli. Seconda versione: Si schiudono le uova covate da mamma anatra: dal nido uscono quattro anatroccoli gialli ma da un quinto uovo esce un’altra creatura, che però ha le piume bianche, è più grosso e non starnazza "delicatamente" come gli altri. Scoppia un litigio tra i genitori: il padre va via. Resta la madre a crescerli. Il presunto anatroccolo li segue, ma mamma anatra e gli altri lo cacciano. Il piccolo è dunque respinto da tutti e si dispera. Ma proprio quando tutto sembra perduto, ecco apparire la sua vera famiglia: dei piccoli cigni con la mamma che lo accoglie sotto le sue grandi ali. Felice di avere scoperto la sua vera identità, nell’ultima scena si mostra orgogliosamente agli anatroccoli che lo salutano anch’essi felici.
Quello del '31 è un "brutto anatroccolo" (testa nera con becco lungo, corpo spennacchiato somigliante a un pollo arrosto) mentre quello del '39 è un "presunto anatroccolo" (piumaggio bianco, tratti del corpo rotondi e graziosi, becco più corto). In entrambe l’esclusione si fonda sulla non appartenenza; nel primo caso l’anatroccolo non fa parte dell’ordine dei galliformi, nel secondo caso la discriminazione è addirittura su base familiare. Comunque il dato in comune ai protagonisti delle due versioni è la negazione dell'identità, proprio nel senso letterale di escludere qualcuno per il semplice fatto di non ritenerlo somaticamente identico agli altri elementi del gruppo di nascita. In parole povere si tratta di razzismo. Altro dato comune è il fatto che entrambe inorridiscono di fronte alla propria immagine, probabilmente perchè sarebbe la causa della loro non accettazione negli altri.
Diverso invece è il carattere che dimostrano i due nell’affrontare il destino. Nella prima versione l’anatroccolo ha l’occasione di dimostrare al gruppo di essere coraggioso e disinteressato e di avere un livello di astuzia e intelligenza superiori. Il premio sarà la trionfale riammissione, da parte della chioccia. La Silly Symphony del 1931 sottointende un modello d'integrazione non su base "identitaria", poiché, l’anatroccolo, rimane brutto e viene riconosciuto in un ruolo e in una qualità morale. Il brutto anatroccolo viene accolto per acclamazione come un leader, un "uomo della provvidenza" fatto di decisionismo e di nobiltà d’animo. Un'integrazione di tipo "meritocratico". Nella versione del 1939, invece, il presunto anatroccolo è un rassegnato. Si sente una vittima senza credere in una possibilità di riscatto sociale. Non è l'uomo della provvidenza", piuttosto, sembra confidare nella provvidenza, che lo ripagherà di tutte le sue sofferenze facendogli incontrare i suoi veri simili. L’importante - questa sembra essere la morale del remake del 1939 - è che ognuno stia nel proprio recinto sociale per poter essere felici. L’inclusione tra i cigni avviene su base paritaria. Insomma, la garanzia della pace sociale è la separazione di ogni gruppo/famiglia di animali all’interno della comunità. L'anatroccolo del '31 ha diritto di cittadinanza per ciò che fa, per aver dimostrato, in quanto diverso, di essere di aiuto e migliore rispetto agli altri; potremmo dire: anziché "diversamente abile" ha dimostrato di essere maggiormente abile. Mentre in quello del '39 il diritto di cittadinanza gli è riconosciuto per ciò che rappresenta e dai suoi simili, i cigni, non dagli anatroccoli: guai, infatti, a nascere nel posto sbagliato! Sia nel primo che nel secondo contesto ne esce sconfitta l'idea di persona, quale titolare di diritti per il semplice fatto di esistere, indipendentemente dal luogo di nascita e/o dalle proprie abilità.
In queste due avventure viene dimostrato che, per essere liberamente se stessi, bisogna sempre e comunque, ieri come oggi, soffrire, combattere o sperare e magari vincere, se è possibile. E, quasi sempre, lo è.