Giovani, Pisani (presidente del CNG): "Investire in formazione per creare lavoro"
L’intervista alla Presidente del CNG, Maria Cristina Pisani, sul Corriere del Mezzogiorno
Maria Cristina Pisani, ventinovenne lucana, da un anno è presidente del Consiglio Nazionale dei Giovani, l’organismo consultivo a cui è demandata la rappresentanza dei giovani nella interlocuzione con le Istituzioni.
1.Quali novità ci sono nella legge di Bilancio per le politiche giovanili?
Saranno azzerati per tre anni i contributi per le assunzioni di under-35, previsto un contributo di 500 milioni di euro annui per il diritto allo studio e 500 milioni l’anno per il settore universitario, sarà inoltre incrementato di 200 milioni il fondo per il Servizio Civile. Sono anche alcune delle proposte che abbiamo presentato al Governo in occasione degli Stati Generali dell’Economia. Un segnale importante.
2.Quali priorità per i giovani dovranno esserci nel Recovery fund?
Se vogliamo determinare uno sviluppo equilibrato del Paese dobbiamo necessariamente investire nella formazione, nella creatività e nel talento dei giovani incentivando nuova occupazione. Con il Piano nazionale per i giovani abbiamo proposto al Governo interventi coordinati per contribuire a comporre un disegno organico. Se non avviamo riforme strutturali – investimenti per formare manodopera qualificata, alta formazione universitaria, rafforzamento dell’apprendistato etc – rischiamo di incrementare l’immobilismo sociale cancellando ogni nostra prospettiva futura. Le politiche di oggi devono guardare seriamente al domani, conservare principi e caste serve a poco. Quello che ci occorre è iniziare a garantire fiducia, entusiasmo, solidarietà.
3.Quali saranno le proposte del piano nazionale giovani soprattutto nel Sud?
Siamo convinti che per il Mezzogiorno occorra partire dai dati preoccupanti in tema di formazione e occupazione. Il tasso di dispersione scolastica e di povertà educativa al Sud è ancora troppo elevato, per questo abbiamo chiesto di introdurre un piano di investimenti per l’edilizia scolastica e di istituire “budget educativi” per ragazzi fino ai 18 anni, una somma pari a 600 euro annui. Sul fronte lavoro, crediamo sia fondamentale riorganizzare l’offerta formativa incentivando anche percorsi di studi che interessino nuove professionalità e competenze. Abbiamo inoltre chiesto di reintrodurre incentivi di carattere fiscale a favore degli under 35 che operano e/o che si insediano in agricoltura, considerando la fase di start up, nel caso delle imprese agricole, pari ad almeno 7 anni.
4.Pensa che il southworking sia un’ipotesi su cui lavorare per il Mezzogiorno?
Il rientro nei luoghi di origine dei lavoratori fuori sede ci ha posto dinanzi ad un fenomeno nuovo. Il south working può essere probabilmente un’occasione in più per stimolare l’economia del Sud e aumentare la coesione territoriale tra le regioni. Anche perché la questione meridionale entra nell’agenda pubblica ciclicamente e puntualmente viene dimenticata. Se ne parla in occasione della presentazione dei rapporti statistici, quando ci accorgiamo che, al Sud, 7 giovani su 10 tra i 18 e i 34 anni vivono ancora con i genitori. Poi, tutto finisce lì.
5. Cosa significa da giovane meridionale guidare il Consiglio nazionale dei Giovani.
Significa rendere comprensibile a ognuno di noi che non bisogna rassegnarsi, che non è vero che non ci sono alternative alla costruzione di una società differente. Questo approccio ci impone impegno e dedizione, studio e ricerca, azione verso le istituzioni pubbliche. Si tratta, tutti insieme, di individuare delle soluzioni perseguibili e di sperimentare buone pratiche. Perché le nostre idee diventino nuove politiche pubbliche.
(Fonte articolo: Consiglio Nazionale Giovani)