"Dignità e giustizia per tutti". I "Diversi" tra diritti riconosciuti e quelli ancora da riconoscere

di Anna Laudati

Oggi, 3 dicembre, ricorre la Giornata Europea delle Persone Disabili (di Gianfranco Mingione)

bluehandicap.jpgIn tutto il mondo i disabili sono 400 milioni, l`80% di loro vive nella parte più povera del pianeta come in molte zone dell’Africa, dove essere disabili equivale a morire nell’indifferenza.   In Italia i diversamente abili sono oltre 2 milioni e 600 mila, e pur vivendo in un paese civile a molti di loro, specialmente al sud a causa delle barriere architettoniche e dei disservizi, è negata una vita serena e normale.

Lo conferma il titolo voluto dall`Onu per la Giornata internazionale dei diritti delle persone disabili che ricorre oggi: "Dignità e giustizia per tutti". La Giornata Europea delle Persone Disabili, fu istituita nel 1993 dalla Commissione Europea di concerto con le Nazioni Unite. Da allora si sono fatti molti passi in avanti e l’ultimo, importante, ha riguardato l’approvazione da parte dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite e della sua seguente adozione da parte dei 192 paesi firmatari, della Convenzione internazionale sui diritti delle persone con disabilità. Una convenzione frutto di anni di lavoro che ha dato alla luce un documento che ha il fine di tutelare e garantire i diritti umani di tutti, anche di coloro che vengono erroneamente ed offensivamente definiti ‘diversi’ e vivono per questo ai margini della società. Un ulteriore tassello, un ulteriore sforzo in una società troppo spesso distratta e senza memoria storica, sociale. Mai come in questi ultimi tempi, nel nostro Paese, si respira un atteggiamento di ostilità e di paura verso il diverso di pelle, fede, etnia, pensiero, di genere e di “diversa abilità” psico-fisica.

Ma l’uomo della strada ha pronta la sua risposta a tutto questo: la crisi economica, il crollo di punti di riferimento, la mancanza di certezze etc. Buoni motivi, questi, secondo molti, per chiudersi in un atteggiamento di chiusura verso tutto ciò che non si conosce e che si costituisce come la motivazione fondamentale di molti dei mali che stiamo vivendo. Il non conoscere fa insorgere paura e come disse brillantemente il presidente Roosvelt, “l’unica cosa di cui dobbiamo avere paura è la paura stessa”. Mai affermazione fu così diretta e veritiera. Soprattutto se a pronunciarla fu un uomo che visse gli ultimi anni della sua vita sulla sedia a rotelle facendo del suo deficit fisico non una colpa ma uno stimolo per dimostrare che tutti possiamo valere per quello che siamo. L’istituzione di questa giornata di certo aiuta a non dimenticare che la diversità rientra a tutti gli effetti nella nostra specie e che ognuno di noi è portatore, nel bene e nel male, di una sua specifica identità. Guai se non fosse così.

Qualcuno in passato ha provato ad annichilire la ricchezza della nostra diversità, ma fortunatamente la missione è fallita. Questa giornata serve a ricordare a tutti noi, anche quando l’ultimo dei problemi sarà risolto, che la mancanza di memoria storica e l’ignoranza, sono causa delle peggiori sconfitte dell’essere umano.