Tempi duri per Babbo Natale: Troppo grasso, è un cattivo esempio per i bambini

di Anna Laudati

Dall’Australia la proposta di metterlo a dieta. Le accuse per il suo stile di vita sregolato (di Angelo di Pietro)

babbo_natale.jpgGià con la crisi economica e il calo di vendite dei giocattoli, Babbo Natale incominciava ad accusare un po’ di stanchezza. Adesso a metterlo in difficoltà spuntano le accuse di essere un cattivo esempio per i più piccoli. Il tutto sostenuto e argomentato in un articolo della settimana scorsa sul “British Medical Jounrnal”, e firmato dal professor Nathan Grills, accademico australiano.

Il dito si alza per condannare alcuni messaggi dannosi lanciati dal suo stile di vita: obesità, abuso di dolciumi, una smodata passione per il brandy e scarso rispetto per il codice stradale. L’articolo scomoda addirittura Levy Strauss, padre dell’antropologia moderna, che negli anni 50’ raccontava di come i vescovi francesi bruciassero l’amato vecchietto perché simbolo pagano. E non c’è niente da ridere! Anzi, Mr. Grills, docente della Monash University di Melbourne, ha preso la questione sul serio e ha lanciato la sua personale crociata: "Dobbiamo essere consapevoli della capacità di Babbo Natale di influenzare la gente – ha dichiarato l’autore – soprattutto i bambini. Per questo proponiamo una nuova immagine di Santa Claus che assicuri che la sua influenza sulla salute pubblica sia positiva". La ricerca mette in evidenza come nei paesi dove la figura di Babbo Natale è più diffusa ci sia un maggior numero di bambini obesi: "L'immagine di Santa Claus promuove il messaggio che la grassezza sia sinonimo di buonumore e giovialità". Conclusione affrettata o giusta preoccupazione? In effetti, se pensiamo ad un’altra icona del consumismo mondiale, ovvero il pagliaccio Ronald McDonald, testimonial dell’omonima catena di fast-food [conosciuto dal 96% dei bambini americani, ndr], l’impatto emotivo che certe figure possono avere sui più piccoli appare evidente: "Se Ronald McDonald riesce così bene a vendere panini, dobbiamo aspettarci che Santa Claus abbia la stessa influenza nel vendere altro".

Osservazione pertinente. Perché, se va bene accostare l’immagine del panciuto vecchietto a bibite e hamburger, diventa un problema quando Lucky Strike decide di accostare un pacchetto alla sua barbona. Una pubblicità, quella, che qualche anno fa fece storcere il naso a molti. A noi di SCM (e chiamateci nostalgici), però, l’idea di un Babbo Natale cattivo tentatore proprio non va giù. E così su internet scoviamo una voce nuova che si leva dal coro: è Stefano Pallanti, direttore dell’istituto di Neuroscienza di Firenze, che ci tiene a dire la sua: “Santa Claus ha un significato più profondo. L'icona della bontà e dell'eccesso è un modello di ingenuità cui attingono i bambini a piene mani. […] La dimensione spirituale di Babbo Natale è comunque superficiale e ha valore per i bambini solo a patto che non lo identifichino con un 'rubinetto di regali'. In questi casi, infatti, si potrebbe arrivare a una sorta di 'dipendenza da oggetti', che è il risvolto negativo di una figura altrimenti positiva”. Riabilitiamo, quindi, Babbo Natale nella nostra società. Magari non sarà un santo, però sono altri i falsi miti da cui difendere i nostri figli.