Tempi duri per Babbo Natale: Troppo grasso, è un cattivo esempio per i bambini
Dall’Australia la proposta di metterlo a dieta. Le accuse per il suo stile di vita sregolato (di Angelo di Pietro)
Già con la crisi economica e il calo di vendite dei giocattoli, Babbo Natale incominciava ad accusare un po’ di stanchezza. Adesso a metterlo in difficoltà spuntano le accuse di essere un cattivo esempio per i più piccoli. Il tutto sostenuto e argomentato in un articolo della settimana scorsa sul “British Medical Jounrnal”, e firmato dal professor Nathan Grills, accademico australiano.
Il dito si alza per condannare alcuni messaggi dannosi lanciati dal suo stile di vita: obesità, abuso di dolciumi, una smodata passione per il brandy e scarso rispetto per il codice stradale. L’articolo scomoda addirittura Levy Strauss, padre dell’antropologia moderna, che negli anni
Osservazione pertinente. Perché, se va bene accostare l’immagine del panciuto vecchietto a bibite e hamburger, diventa un problema quando Lucky Strike decide di accostare un pacchetto alla sua barbona. Una pubblicità, quella, che qualche anno fa fece storcere il naso a molti. A noi di SCM (e chiamateci nostalgici), però, l’idea di un Babbo Natale cattivo tentatore proprio non va giù. E così su internet scoviamo una voce nuova che si leva dal coro: è Stefano Pallanti, direttore dell’istituto di Neuroscienza di Firenze, che ci tiene a dire la sua: “Santa Claus ha un significato più profondo. L'icona della bontà e dell'eccesso è un modello di ingenuità cui attingono i bambini a piene mani. […] La dimensione spirituale di Babbo Natale è comunque superficiale e ha valore per i bambini solo a patto che non lo identifichino con un 'rubinetto di regali'. In questi casi, infatti, si potrebbe arrivare a una sorta di 'dipendenza da oggetti', che è il risvolto negativo di una figura altrimenti positiva”. Riabilitiamo, quindi, Babbo Natale nella nostra società. Magari non sarà un santo, però sono altri i falsi miti da cui difendere i nostri figli.