Michael Jackson: star dell'anno
Sei mesi dopo la sua scomparsa, il video di “This is it” firmato da Spike Lee. Più famoso di Twilight, più conosciuto di Twitter, in rappresentanza dell’anno ’09 (di Angelo di Pietro)
Le feste di Natale sono le peggiori: volano via che è una bellezza! E così tra zamponi ripieni e luci colorate, ci scappa anche il momento malinconia, e ti ritrovi a pensare ai 300 e rotti giorni appena andati. 2009 anno della crisi, anno di Obama e di Berlusconi, del sisma in Abruzzo e delle frane di Messina. Viene in mente anche Michael Jackson, e la nostalgia aumenta.
Viene in mente perché qualche giorno fa, il 28 per la precisione, Spike Lee ha firmato il videoclip dell’ultimo singolo di Jacko, “This is it”. Il Re del pop continua a far parlare di sé, mesi e mesi dopo la sua scomparsa, e credo ne parleremo per anni. La sua vita, la sua musica, la sua morte: un’onda emozionale di livello mondiale. Ci chiediamo se sia giusto rappresentare il 2009 proprio con lui. Googoliamo un attimo in cerca di risposte. Yahoo pubblica la lista dei termini più ricercati dagli utenti, e Michael è li, al primo posto, qualche milione di click più avanti di Twilight. L’American Film Institute ha stilato la lista degli eventi più significativi legati al cinema, allo spettacolo e al word wide web. Michael continua ad esserci, più popolare di Twitter, considerato “uno degli entertainer più influenti, celebrato soprattutto in rete”. In meno di sei mesi i suoi brani hanno venduto oltre 20milioni di copie; il suo guanto bianco all’asta per 350 mila dollari; l’abito per la sua ultima apparizione, per 170mila. Ok, convinti, è stato il suo anno. Michael Jackson continua ad essere ricordato ovunque, segno che l’uomo trasformato in icona sopravvive anche alla morte.
Di fronte le spettacolari celebrazioni di luglio, i fan si sono commossi, lo star system si è mobilitato, i gadget moltiplicati. La sua morte è stata la sua resurrezione. Non vogliamo commentare chi ha speculato e ci ha guadagnato su: fanno parte di ciò che vogliamo lasciarci alle spalle di questo 2009. Un anno davvero pessimo per certi aspetti, con le rivolte in Iran, l’aggressione al Papa e almeno 4 o 5 colpi di stato nel mondo. E invece la musica di M.J. sembra aver unito un po’ di gente. Miracolo da pentagramma, certo. Ma anche la voglia di non voler più giudicare un uomo per i suoi problemi fiscali, giuridici, e per i pettegolezzi. È così che ci si oppone alla ventata di nichilismo indifferente che accompagna le morti improvvise. Perché non è nient’altro che questo: noi uomini comuni, senza una leggenda cucita addosso, abbiamo bisogno di sentirlo ancora in vita, perché tutto ciò che c’è intorno continui a sembrare migliore. E allora giù a scrivere biografie, articoli, film documentari, mentre RollingStone America gli dedica uno speciale di 300 pagine. Il tutto, dopo quasi un anno di silenzio, nessun commento o indiscrezione sulla sua vita privata, solo qualche notiziuccia sui processi pendenti. No, non è ipocrisia.
Chi entra nell’immaginario collettivo non può uscirne, soprattutto chi entra spalancando le porte. Come Marlon Brando, Jim Morrison, Marylin Monroe. Uomini e donne che dall’alto di un poster continuano ad ammiccare e a suggerire il loro stile di vita esplosivo, immuni alla morte. E allora canta, Jacko. Almeno un’ultima canzone. Buon anno anche a te…