Extracomunitari.La rivolta degli ultimi del mondo
Segni particolari: migrante. Quando i giovani dimenticano o non conoscono la storia (di Gianfranco Mingione)
Succede in Italia. Succede a Rosarno, cittadina situata nella profonda Calabria. Succede che persone in fuga dalle loro terre per guerra, povertà, discriminazioni politiche e quant’altro un bel giorno alzino la testa e chiedano una semplice cosa: vivere come esseri umani. Gli immigrati sono scesi in piazza e per le strade di Rosarno la sera di giovedì 7 gennaio in seguito ad una voce diffusa tra di loro secondo cui quattro connazionali erano stati uccisi.
Il giorno seguente la rivolta è divenuta più cruenta, partecipata con la presenza di migliaia di immigrati scesi nelle strade e nelle piazze del paese. Da una parte lo stato, in tenuta difensiva, dall’altra parte persone deluse, amareggiate e senza diritti. L’epilogo è stato drammatico, seppur contenuto: 14 immigrati e 18 agenti delle forze di polizia sono rimasti feriti. Quello di Rosarno è uno dei tanti laboratori di esclusione sociale del mondo moderno, un “case study” per dirla all’inglese. Da anni cresceva nei numeri, nell’abbandono totale degli immigrati da parte delle istituzioni, lavoranti in nero senza alcun diritto, aiutate dalla presenza di volontari laici e cattolici, di associazioni e parrocchie, che hanno cercato di portare agli ultimi del mondo un parola e un aiuto. Una rivolta scoppiata all’improvviso, nata sulla base di una “voce” falsa che è stata soltanto la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Persone che fino a mercoledì se ne stavano buone in baracche senza servizi basilari, senza diritti garantiti, impegnate soltanto a svolgere il loro dovere: raccogliere frutta a basso costo, esercitare senza protezione sociale la manodopera che gli italiani non sanno e non vogliono più fare.
Qui non esistono i sindacati. Qui di protezione sociale, forse, sa parlare molto bene un’altra organizzazione parastatale: la n’drangheta, che in Calabria realizza operazioni criminali attraverso i clan locali. Ed ecco che il dubbio della mano oscura della criminalità locale impone di analizzare la situazione sotto diversi punti di vista, in un territorio dove ben nove comuni sono stati sciolti per infiltrazione mafiosa, compreso quello di Rosarno. A fomentare il clima di violenza di questi giorni anche la contro rivolta organizzata dai giovani dei ragazzi del Movimento Sociale Meridionalista - e di alcuna parte della gente del luogo - che in questi giorni hanno incitato la cacciata dei “bastardi immigrati” dal suolo natio oltre alla caccia motorizzata allo straniero praticata a bordo di motorini. Dulcis in fondo il rimpallo di responsabilità a livello politico-istituzionale che vede da un lato le parole del Ministro dell’interno Maroni, il quale afferma che questa è una situazione “ereditata” conseguenza di una “tolleranza sbagliata”, e dall’altro lato le parole del Presidente della Regione Loiero che accusa il Ministro di aver tollerato per primo tale situazione.
Soliti rimpalli politici a cui noi italiani siamo ben abituati che non inquadrano il problema per quello che è, fatto di migliaia di persone che vivono in condizioni socioeconomiche difficili se non impossibili. Sarebbe auspicabile che il mondo politico-istituzionale ascoltasse la galassia di associazioni e persone che vive e lavora in territori di frontiera, come Don Pino De Masi referente dell’associazione Libera della Piana di Gioia Tauro, che non stenta ad affermare che con questo episodio sono andati al macero due anni di solidarietà: “adesso l'unica cosa che gli immigrati possono fare – afferma Don Masi - e' andarsene. A Rosarno, ormai, c'e' una situazione tesa che determina per loro un pericolo concreto. Ed e' triste perche' qui gli immigrati hanno anche ricevuto tanta solidarieta' e accoglienza. Bisogna ristabilire la calma” (fonte dichiarazione di Don De Masi pubblicata su www.libera.it). L’Osservatorio Migranti non si fa attendere ed è dura la sua reazione nei confronti di Maroni: “Secondo il ministro dell`Interno – riporta la nota pubblicata dalla redazione - l`immigrazione clandestina a Rosarno alimenta criminalità e degrado. Maroni dimentica la rivolta antimafia dello scorso dicembre, la collaborazione degli africani con le forze dell`ordine, le terribili condizioni in cui sono costretti a lavorare e contro cui protestano da sempre.
E soprattutto non ricorda di aver annunciato - lo scorso anno - 200 mila euro per far fronte all`emergenza. Oggi ne sono arrivati 900 mila, solo a Rosarno. Come sono stati spesi?”(fonte http://www.africalabria.org/). In questi casi è importante non dimenticare chi siamo e da dove veniamo così come è importante prestare attenzione alla proprie parole. Sarebbe bene ricordare al Ministro che non tutti i migranti di Rosarno, come d’Italia, sono dei clandestini. La maggior parte di essi ha un regolare permesso di soggiorno, vive e lavora in Italia da diversi anni e, come nella situazione calabrese, transita in condizioni sociali ed economiche da far rabbrividire. Infine, sarebbe bene ricordare a quei ragazzi “italiani” che gridano e incitano alla violenza verso l’altro che gran parte dei loro, dei nostri avi, sono partiti in cerca di fortuna tra l’ottocento e il novecento nelle Americhe. Senza il dialogo e rapporti di rispetto reciproco non ci può essere nessuna forma di comprensione. Il nostro Paese deve coltivare una memoria storica senza colori o vecchie bandiere strumentali che possa servire da bussola ed esempio nei momenti delicati della nostra storia sociale.
Anche i nostri nonni amavano l’Italia ma dovettero lasciarla per motivi economici, politici. Di certo non erano dei bastardi. Ed anche se in molti casi furono trattati al pari di esseri senza dignità, mafiosi, ciò dovrebbe insegnarci a fare diversamente. A scegliere toni, parole e prassi comuni fatte di rispetto anche in contesti difficili, dove gli animi, è comprensibile, possono diventare bollenti e scatenare reazioni, dall’una e dall’altra parte, molto pericolose. A ricordarci, ad esempio, che nella tratta della prostituzione finiscono ogni anno migliaia di bambini stranieri; a ricordarci che circa 12 mila bambini, al pari dei loro genitori, fratelli, sorelle vengono sfruttati nelle periferie babeliche come Rosarno; a ricordarci, come ha giustamente fatto il Santo Padre all’Angelus di domenica, che gli immigrati sono esseri umani e per questo vanno rispettati. Forse ad alcuni potrà sembrare strano ma è così. E’ la dura realtà: sono anch’essi degli esseri umani come quel bambino migrante di nome Gesù che nacque in terra straniera. Sì, Gesù. L’antesignano dei tanti bambini migranti di oggi.
Speriamo solo che la preoccupazione più grande del prossimo futuro non sia soltanto quella di chi raccoglierà la frutta dopo l’esodo dei migranti verso luoghi più sicuri.