Brunetta provoca: "A 18 anni tutti fuori casa!". I giovani gli rispondono
Il ministro Brunetta lancia l’ennesima provocazione “tutti fuori di casa a 18 anni per legge!”. Esplode il dibattito fra i giovani (di Monica Scotti)
Forse Renato Brunetta, attuale ministro della Funzione Pubblica del governo Berlusconi, nutre un’insospettata passione per i film di Massimo Troisi ed è proprio pensando al Robertino di “Ricomincio da tre” che formula ai microfoni di una radio la sua ultima trovata, ennesimo monito ai “bamboccioni” d’Italia: la proposta di una legge che obblighi i giovani ad uscire di casa e a dire addio all’aiuto dei genitori appena compiuti 18 anni. (foto wordpress)
Queste parole, a detta dell’interessato “volutamente provocatorie”, sarebbero state ispirate dalla recente sentenza del Tribunale di Bergamo che ha condannato un artigiano di 60 anni a pagare gli alimenti alla figlia 32enne, iscritta fuori corso all’Università da 8 anni e non ancora capace di mantenersi autonomamente. A fare da contorno alla campagna del ministro contro i “cocchi di mamma”, una confessione e un’analisi sociologica dai toni lapidari: anche Brunetta, fino a quando non è andato a vivere da solo a 30 anni, lasciava che la mattina a rifargli il letto fosse la madre ed è proprio ai vizi e alle attenzioni di cui si gode della casa paterna che va imputato il malessere dei “bamboccioni”, vittime di un sistema di cui sono responsabili i genitori. L’intervista, inutile dirlo, ha scatenato una cascata di botta e risposta in rete fra giovani e meno giovani, che si sentono colpiti in pieno dalle parole del ministro.
“Bamboccione a chi? Ho 40 anni e vivo con mia madre, lavoro da precario, come un mulo, non è colpa mia se non riesco ad essere indipendente, non tutti possono fare il ministro!”; “Ma il ministro ce l’ha una vaga idea di quella che è la situazione reale del paese? Lo sa che c’è disoccupazione? Lo sa che se non fosse per l’aiuto dei genitori a molti ragazzi non resterebbe che la via della strada?”; “Lui si che è un genio, che si faccia la legge: così lo Stato si troverà ad emettere assegni su assegni di sostegno per 18enni homeless e senza lavoro. Lui la sua vita da “bamboccione” se l’è goduta, io, al contrario, anche se a 32 anni ancora vivo con i miei, la mattina il letto me lo faccio da solo, mi lavo la biancheria e cucino pure”, sono questi alcuni dei commenti con cui gli internauti hanno inondato il blog personale di Brunetta. La frustrazione di chi, pur volendo, non riesce ad andarsene di casa, perché tra bollette, affitto e spese varie non ce la farebbe a vivere, è evidente e sembra dominare il clima del dibattito sull’argomento. Tuttavia non mancano voci fuori dal coro, c’è chi, ad esempio, loda la trovata del ministro sostenendo che la maggior parte dei figli a carico vive da “vampiri”, succhiando cioè la pensione dei genitori.
Che i “bamboccioni” siano in buonafede o in malafede, che i genitori incoraggino o meno i propri figli a posticipare l’uscita dal nido, quello che molti ragazzi si chiedono è se sia giusto imporre per legge una scelta così importante, senza tenere conto del vissuto di ogni singola famiglia, dei problemi e delle aspirazioni personali sei soggetti interessati; si chiedono, insomma, se anche solo scherzare sull’eventualità di proporre una legge del genere non vada considerata un’esagerazione e una mancanza di rispetto verso chi non viene da un contesto sociale privilegiato.