Pizzo: a pargarlo sono anche scuole e parrocchie
Due casi a Napoli e Gela dimostrano che le estorsioni della criminalità organizzata non riguardano solo i commercianti (Anna Laudati)
Il pizzo non è più quello di una volta. Gli introiti nelle casse della Mafia Spa sono di circa 9 miliardi di euro, secondo il XII Rapporto di Sos Impresa “Le mani della criminalità sulle imprese” presentato ieri a Roma. Ma la novità sconcertante emersa dal Rapporto è che a contribuire alle casse sono anche le chiese e le scuole, come dimostrato in un paio di casi verificatisi a Napoli e a Gela, e che esistono pratiche alternative di estorsioni che avvengono attraverso l'imposizione di gadget
come “calendari, penne, agende – si legge nel Rapporto -, solitamente dozzinali e senza nemmeno l'intestazione del negozio: è questo il nuovo fronte del racket, camuffato da un acquisto, cui non si può dire di no”.
Per le ‘tariffe’, a Palermo si va da un euro giornaliero al banco del mercato, ai 200 o 500 euro per un negozio, per passare ai 750 o mille se situato in centro o se tratta beni di lusso, si arriva a chiedere anche 5 mila euro per i supermercati e 10 mila per i cantieri. Un po’ meno a Napoli, dove per il banco al mercato si paga dai 5 ai 10 euro giornalieri, passando per i 100 o 200 per i negozi, dai 500 ai mille per quelli più eleganti o in centro e fino a 3 mila per i supermarket.
Dallo studio è emerso anche che negli ultimi anni le esigenze di denaro da parte delle cosche per mantenere un alto numero di carcerati sono diventate più pressanti proprio a causa dei numerosi arresti.