I "Premi per la Pace" a Milano: "celebrano coloro che si danno concretamente da fare per la pace"
Premiate
Proprio mentre Elie Wiesel parlava a Montecitorio, Roberto Formigoni consegnava riconoscimenti
Venti riconoscimenti che per il 2010 hanno visto protagoniste
Sembra di sentire uno spessore di concretezza in queste parole. Demagogia spicciola? Forse, ma di sicuro assumono un suono differente quando il calendario segna il 27 gennaio. D’altronde anche Wiesel, premio Nobel per la pace nell’86, ci tiene a precisare il senso di questa giornata, il perché di un tale dolore: “per i morti è tardi ma per i vivi no”. È l’invito ad agire da parte di un ottantunenne che ha ancora i numeri di riconoscimento tatuati sul polso. E continua ammonendo: “Neppure Auschwitz ha guarito il mondo dall’antisemitismo”. Bisogna agire adesso, e con fermezza.
Formigoni, dal canto suo, coglie il senso di questo sentimento diffuso. Ecco perché abbiamo scelto di scrivere su questo evento, mettendo sullo sfondo l’intera (e fondamentale) costellazione di celebrazioni per la shoah. Perché con questo premio vogliamo ridare senso alla parola “pace”, costruita dalle mani degli uomini e non dalla bocca, colma di azioni giuste, uniche cure del male moderno e riscatto dei crimini passati.