I "Premi per la Pace" a Milano: "celebrano coloro che si danno concretamente da fare per la pace"

di Anna Laudati

Premiate la Protezione Civile, la Fondazione Rava e Avsi. Le premiazioni con uno sguardo al Giorno della Memoria (di Angelo Di Pietro)

formigoni20immagine.jpgProprio mentre Elie Wiesel parlava a Montecitorio, Roberto Formigoni consegnava riconoscimenti 500 km più su. Felice coincidenza, ieri, per il Giorno della Memoria in cui l’Europa intera ha commemorato i defunti dello sterminio nazista, e il presidente della regione Lombardia ha dato il via alla tredicesima edizione del “Premio per la Pace”. Tenutosi nell’Auditorium Gaber di Milano, l’evento premia ogni anno gli sforzi di istituzioni, enti e persone che hanno promosso la pace e lo sviluppo nel mondo.

Venti riconoscimenti che per il 2010 hanno visto protagoniste la Protezione Civile e le ong Fondazione Rava e Avsi, per il loro impegno nell’organizzare e gestire la catena di aiuti destinati ad Haiti. “Abbiamo voluto questo premio”, afferma Formigoni “per ringraziare e celebrare donne, uomini, movimenti e associazioni che in Lombardia si danno concretamente da fare per la pace nel mondo. Alcuni considerano la pace come assenza di guerre e conflitti, ma io preferisco considerarla invece come una presenza di volontà positive, donne e uomini, dai capi di governo alla gente più semplice che accettano di mettersi in gioco per costruire nel mondo opere di pace”.

Sembra di sentire uno spessore di concretezza in queste parole. Demagogia spicciola? Forse, ma di sicuro assumono un suono differente quando il calendario segna il 27 gennaio. D’altronde anche Wiesel, premio Nobel per la pace nell’86, ci tiene a precisare il senso di questa giornata, il perché di un tale dolore: “per i morti è tardi ma per i vivi no”. È l’invito ad agire da parte di un ottantunenne che ha ancora i numeri di riconoscimento tatuati sul polso. E continua ammonendo: “Neppure Auschwitz ha guarito il mondo dall’antisemitismo”. Bisogna agire adesso, e con fermezza.

Formigoni, dal canto suo, coglie il senso di questo sentimento diffuso. Ecco perché abbiamo scelto di scrivere su questo evento, mettendo sullo sfondo l’intera (e fondamentale) costellazione di celebrazioni per la shoah. Perché con questo premio vogliamo ridare senso alla parola “pace”, costruita dalle mani degli uomini e non dalla bocca, colma di azioni giuste, uniche cure del male moderno e riscatto dei crimini passati.