Torre Annunziata capitale della solidarietà. Al via iniziative per coivolgere i giovani
Il 2010 è stato nominato dalla Commissione europea “Anno della lotta alla povertà” (di Monica Scotti)
Un anno dedicato alla lotta contro la povertà. Una lotta impari contro il degrado in cui giocano un ruolo fondamentale autorità e volontariato. Un esempio di impegno civile, che ha coinvolto moltissimi giovani, è quello messo in essere nella città campana di Torre Annunziata, che sembra puntare a divenire
E’ stata presentata a ridosso del Carnevale, infatti, la prima Web Tv fatta per i senza fissa dimora dai senza fissa dimora. Il progetto editoriale, che sfrutta uno dei media più amati dai ragazzi, mira a mettere in rete conoscenze, storie, esperienze di vita e progetti di recupero portati avanti dagli operatori sociali che si occupano degli homeless proprio grazie all’ausilio di alcuni senza fissa dimora che daranno il loro contributo alle attività redazionali e avranno dunque modo di riscattarsi attraverso il lavoro. Un’altra iniziativa che promette di riscuotere grande successo è la mostra fotografica “Se la mia strada fosse stata un’altra”, aperta dal 13 febbraio e realizzata con gli scatti del fotografo napoletano Salvatore Sparavigna. L’artista ha immortalato 12 volti noti dello spettacolo, dello sport, della cultura , dell’imprenditoria in pose e location che richiamano il dramma della povertà; 12 scatti quanti sono le storie reali di senza fissa dimora raccontate per immagini, 12 possibilità di vita frutto di destino avverso (il cantante Peppino Di Capri si sfama di fuoco mentre il nuotatore Massimiliano Rosolino si accontenta di un tappeto; gli attori Renato Carpentieri e Patrizio Rispo affondano il dolore nei libri e nelle arance).
Ma la solidarietà non si ferma qui. Anche il Carnevale a Torre Annunziata si è colorato di solidarietà e nel giorno di Martedì grasso si è voluto ricordare chi soffre la fame coinvolgendo giovani e bambini: centinaia di studenti delle scuole oplontine, messi da parte gli abiti di principi, fatine e supereroi, hanno indossato per un giorno i vestiti sdruciti di quelli che romanticamente sono chiamati clochard, gli invisibili. E la festa si è aperta anche a loro, con dolci e bevande offerti a chi vive in condizioni disagiate. Ma la fame sconfitta solo in un giorno di festa non è abbastanza. E’ per questo che è nata la mensa della solidarietà, una realtà che grazie alla cooperazione tra Comune, parrocchie e volontari, è riuscita nell’impresa di stabilizzare un servizio che offre circa 100 pasti al giorno (dei quali 30 domiciliari). Molti dei volontari sono ragazzi che sperano di sensibilizzare i coetanei anche attraverso il ricorso alle nuove tecnologie, l’idea della Web Tv ne è un esempio “Queste persone- racconta Giulia, una volontaria- non sempre scelgono la vita che fanno.
Si fa presto a dire che il vagabondo è vagabondo per scelta o per colpa, magari perché si droga. Più spesso si tratta solo di persone che hanno avuto problemi, malattie, lutti e che non hanno ricevuto aiuto, finendo col perdere tutto. Io li guardo e penso che con un po’ di sfortuna avrebbe potuto esserci qualcuno che amo al loro posto. Voi lascereste votra madre o vostro nonno a morire di freddo su un marciapiede?”.