Women Without Men. Un film al femminile
Opera prima dell’artista iraniana Shirin Neshat, dalla kermess cinematografica veneziana, in anteprima in varie location italiane, a partire dal 6 marzo (di Ivana Vacca)
“… non credevo che Dio fosse un uomo e, per questo, non capivo perché dovessi usare un velo per pregare. Dio non ha genere, ma se lo avesse, sarebbe una donna”. Queste le parole della celebre scrittrice iraniana Shahrnush Parsipur, autrice del libro “Women Without Men” in una recente intervista. Nata a Teheran nel 1946, dopo aver vissuto più volte il carcere, oggi vive in esilio negli Stati Uniti.
In esilio nello stesso Paese vive un’altra donna iraniana, Shirin Neshat, visual artist, già famosa in Italia per i ritratti delle rivoluzionarie militanti dai corpi ricoperti con calligrafiche scritte persiane, nella serie di fotografie in bianco e nero "Women of Allah". Lo scorso settembre la Neshat è stata premiata con il Leone d'Argento per la miglior regia alla 66° Mostra del Cinema di Venezia, con una trasposizione cinematografica di forte impatto visivo del romanzo di Shahrnush Parsipur. “Donne senza uomini” è il primo lungometraggio dell’artista, il film è ambientato a Teheran nell’estate 1953, sullo sfondo del colpo di stato angloamericano che depose il Primo Ministro, Mohammad Mossadegh, democraticamente eletto, e restaurò lo Shah al potere. Da un lato la storia di un paese in lotta, dall’altro le vicende private delle protagoniste: quattro donne, Fakhri, Zarin, Munis e Faezeh, appartenenti ognuna ad una diversa classe sociale, ma tutte destinate a trovare conforto nello stesso giardino, luogo utopico di indipendenza.
“Women Without Men” – rivela Shirin Neshat – “era la storia giusta per me. Naviga tra le complesse problematiche delle diverse realtà sociali, politiche, religiose e storiche dell'Iran e tuttavia sviluppa temi profondi, emozionali, filosofici, personali e universali che trascendono qualunque concetto di tempo e spazio. Sono rimasta incantata dalla natura poetica del romanzo e dall'uso dei simbolismi e delle metafore. Ad esempio, il giardino in cui si rifugiano le donne funziona come un luogo di "esilio", tema molto toccante e sentito da tanti iraniani”. Impossibile poter girare il film in Iran e poter coinvolgere attori iraniani, così Casablanca è stata trasformata in Teheran, e la scelta del cast si è indirizzata verso interpreti iraniani che risiedono all’estero. Improbabile la distribuzione del film in Iran, non solo per la fama acquisita attraverso le precedenti attività realizzate dall’artista, ma anche per l’ostracismo subito dal romanzo e per le scene di nudo.
La distribuzione del film arriverà dal 12 marzo nelle sale italiane, preceduta da una serie di anteprime alla presenza della regista. Si parte sabato 6 marzo a Bologna, in collaborazione con il Mambo, poi il 7 marzo a Napoli nella sala polivalente del Museo Madre, l'8 marzo a Roma al Macro, il 9 marzo a Firenze presso Lo Schermo dell'Arte, il 10 marzo a Torino alla Galleria Noire. Su un tappeto musicale di grande effetto emotivo con brani di Ryuichi Sakamoto e Abbas Bakhtiari, si dispiegano immagini dai colori carichi, accuratamente costruite, in cui la perfezione formale dell'artista emerge da ogni singolo fotogramma. Il film tiene alta l’attenzione sulla condizione della donna in Iran proprio in occasione dell'anniversario della manifestazione dell'8 marzo 1979 e della recente pubblicazione del Manifesto di liberazione delle donne in Iran.