Servizio Civile? Sì. Bellissima esperienza, tante richieste ma esigui fondi e senza speranza
Dai 43 mila volontari nel 2007 si è passati ai 15.000 del 2011. Un servizio civile in netta scivolata. (Gianfranco Mingione)
Il servizio civile vive un momento molto delicato, tra risorse esigue e una riforma difficile da varare. A quasi dieci anni dal suo avvio, si gioca oggi la scommessa piu’ grande, la definizione dei valori, il giusto riconoscimento ad un servizio importante per i giovani e per il paese Italia: “Dagli oltre 43 mila volontari nel 2007 ai circa 15.000 del 2011. Questa è la fotografia di quanto la politica negli ultimi anni ha investito sul servizio civile nazionale, sulla difesa del Patria e sulla crescita dei propri giovani” (Enrico Maria Borrelli, Presidente di AMESCI).
Al via la “partita della sopravvivenza”.
Per il 2011 la cifra stanziata per il servizio civile è stata ridimensionata a 125,6 milioni di euro, a fronte dei 170 milioni disposti per il 2010 e il 2009. Il tutto si è tradotto in un taglio del numero dei ragazzi che hanno svolto, svolgono e svolgeranno il servizio civile: 24.747 nel 2010, 30.377 nel 2009, 27.011 del 2008. L’ultimo anno che ha visto un discreto numero di giovani entrati in servizio è stato il 2007 con 43.416 volontari.
Le previsioni dell’Ufficio nazionale per il servizio civile parlano di non più di 15.000 giovani che potranno essere accettati nel 2011. Tutto questo mentre il prossimo anno compirà dieci anni la legge istitutiva del servizio civile, legge 6 marzo 2001 n 64, con la quale ha preso il via un modo nuovo di difendere la Patria. Un modo alternativo, che ha offerto a migliaia di giovani sino ad oggi la possibilità di dedicare un anno della propria vita a varie attività: assistenza, protezione civile, ambiente, patrimonio artistico e culturale, educazione e promozione culturale, servizio civile all’estero. Tutto ciò ha permesso e permette ai giovani di divenire volontari di una missione civile, cittadini consapevoli, attivi nei confronti della società, delle sue risorse, dei suoi beni e servizi: essi contribuiscono allo sviluppo sociale, culturale ed economico del nostro Paese, investendo le loro energie in progetti di crescita personale e sociale.
I nodi da risolvere sono purtroppo ancora molti all’interno del sistema servizio civile. Primo fra tutti, quello riguardante una non facile riforma di sistema che dovrebbe apportare quei miglioramenti, in termini di risorse economiche e di normativa, attesi da molto tempo dagli enti e dai volontari, i due principali protagonisti dei 12 mesi di servizio. Protagonisti che fanno sentire la propria voce attraverso gli organismi della Consulta, dei Rappresentanti nazionali dei volontari in servizio civile e durante gli incontri che animano ogni anno le attività riguardanti il servizio civile.
Nonostante il buon auspicio di preservare e rafforzare con la riforma il servizio civile, il Governo, attraverso il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri On. Sen. Carlo Giovanardi, non ha mancato di sottolineare nella “Relazione annuale sull'organizzazione, sulla gestione e sullo svolgimento del servizio civile nell'anno 2009" presentata al Parlamento, le difficoltà finanziarie che si stanno incontrando: “La relazione di quest’anno - scrive il sottosegretario - si inserisce in una fase di importante cambiamento per il servizio civile nazionale, ma anche in un momento difficile, soprattutto dal punto di vista finanziario. E ciò sembrerebbe contrastare con il disegno di legge di riforma presentato al Senato, che rappresenta certamente un salto di qualità rispetto all’attuale quadro normativo, ma richiede al contempo un investimento di risorse difficilmente compatibile con la fase congiunturale”(fonte www.serviziocivile.it). Pochi soldi, parola d’ordine razionalizzare. Tradotto in termini semplici vuol dire massima efficienza nell’utilizzo dei fondi e promozione di progettualità di valore.
A turbare le acque è stato sempre in questi ultimi giorni l’annuncio della pubblicazione dei bandi nazionali e regionali di selezione dei volontari entro la prima metà di settembre 2010. Si, perché questo ritardo nella pubblicazione, rischia di far partire pochissimi volontari per l’anno in corso, risparmiando de facto ulteriori risorse di un fondo nazionale sempre piu’ esiguo. Un vero colpo di finanza creativa applicata al servizio civile, come affermato già lo scorso anno nel corso dell’interrogazione parlamentare del 2 novembre 2009 dal senatore del PD Ceccanti: “Ci sarebbe, di fatto, un buco che, per un anno, farebbe risparmiare i soldi (già scarsi) del 2010 che, a questo punto, verrebbero aggiunti a quelli (ancora più scarsi) del 2011. Si tratterebbe, in questo caso, di una sorta di paradossale finanza creativa applicata al Servizio Civile”.
E allora come e cosa fare. Una delle risoluzioni potrebbe essere la regionalizzazione del servizio civile, se non fosse che anche su questa proposta, che tra l’altro già vede una sua realizzazione in diverse esperienze di servizio civile regionale, ci sono divisione e pareri contrastanti emersi proprio tra gli enti di servizio civile, preoccupati che un'eventuale errata interpretazione della regionalizzazione possa solo nuocere ai volontari e ai progetti.
Il Presidente dell’AMESCI, Enrico Maria Borrelli, nell’affrontare il delicato tema della riforma strutturale del servizio civile e della necessità di ulteriori investimenti afferma che “mai come in questo periodo il servizio civile nazionale sta vivendo un momento di crisi, sia sul piano dell’identità legata alla difesa della Patria, sotto il fuoco costante delle regioni che ne vogliono il trasferimento di delega dallo Stato, sia sotto il profilo economico che lo vede di anno in anno ridursi al lumicino.
Il presidente prosegue e rimarca l’importanza e l’attenzione, sul piano del valore e del significato, che ha, dovrebbe avere il servizio civile: “Dall’ambizione di renderlo un’esperienza per i giovani in età di formazione tutti - evidenzia Borrelli -, ci troviamo a temere che diventi poco più che un’esperienza elitaria. La difesa della Patria ha oggi bisogno di essere declinata e sostenuta nei suoi bisogni reali, nella lotta all’emarginazione, sul piano dell’uguaglianza formale e sostanziale, favorendo l’inclusione sociale, preservando l’ambiente in cui viviamo, garantendo qualità della vita e opportunità per le giovani generazioni. Un investimento sul futuro del Paese non si può fare con i residui di un bilancio.” (foto sole24ore.com)