Il servizio civile per giovani immigrati: Piemonte ed Emilia Romagna insegnano

di Anna Laudati

In politica lo chiamano federalismo. E di solito è un tema di forte scontro e talvolta propaganda (di Andrea Sottero)

logo_servizio_civ_immigarti.jpgNell’ambito del servizio civile si è dimostrato una grandissima opportunità: la possibilità di gestire dei fondi per promuovere progetti regionali di servizio civile che siano più flessibili sulle caratteristiche dei candidati e sulle attività da svolgere, senza per questo mancare di rigore e utilità sociale. Il Servizio Civile Regionale permette infatti di avere a disposizione nelle varie Regioni ulteriori posti da offrire ai giovani che intendano impegnarsi per un anno in una attività di volontariato e allo stesso tempo si presta molto bene a sperimentazioni che possano dare una reale opportunità di crescita a candidati che abbiano magari già superato i limiti di età imposti dal bando nazionale o che non siano in possesso della nazionalità italiana.

 

Il primo progetto rivolto ad una vera e proficua integrazione sociale dei giovani immigrati nell’ambito del servizio civile è partito ufficialmente a Torino l’anno scorso: 20 ragazzi tra i 18 e i 28 anni, provenienti da 11 Paesi e selezionati tra 71 loro coetanei  che hanno risposto al bando, hanno lavorato per un anno impegnandosi in attività di intermediazione culturale fra le tante realtà multietniche presenti sul territorio cittadino.

Il progetto, chiamato “Se non ora quando?” dal titolo di un libro di Primo Levi, ha ottenuto un finanziamento di 400mila euro dal Fondo Nazionale 2006 delle Politiche Migratorie e ha coinvolto tre settori dell’amministrazione comunale: Servizi educativi, Servizi culturali e  Politiche giovanili. Le risorse e le esperienze messe a disposizione sono state concentrate in ambiti di intervento in due quartieri cittadini, Barriera di Milano e Vanchiglia, che presentano un’altissima percentuale di cittadini immigrati, così da promuovere una rete che realizzasse un disegno di integrazione a trecentosessanta gradi.

Le opportunità che ha messo a disposizione l’iniziativa ha spinto la Giunta Comunale, su richiesta degli assessori Ilda Curti e Marta Levi, a riproporre il progetto anche per quest’anno, allargandolo ad altre aree della città. Le graduatorie sono già state pubblicate e 20 nuovi ragazzi prenderanno servizio il 15 di Settembre.

L’iniziativa intanto si è allargata: altre realtà piemontesi, come la città di Asti, hanno proposto un bando analogo. Pochissimi posti a disposizione (1 nella città di Asti), che danno, però, l’idea dell’inversione di tendenza delle amministrazioni pubbliche nelle aspettative sui giovani immigrati  (soprattutto di seconda generazione): non più solo un problema sociale da risolvere, ma, grazie a interventi mirati che li coinvolgano direttamente e attivamente nella vita civica, un patrimonio culturale e sociale da integrare, per aiutare l’integrazione di tutti gli altri.

Anche altre Regioni si sono mosse sulla stessa lunghezza d’onda: in Emilia Romagna, ad esempio, il termine per inoltrare le domande scade proprio in questi giorni. Entro il prossimo 12 Settembre tutte le richieste per i 119 posti disponibili dovranno pervenire direttamente agli enti coinvolti nei progetti: si tratta di una procedura semplificata e più rapida, per la quale non è previsto un vero e proprio bando regionale. Ma la sostanza non cambia: basta avere un’età compresa tra i 18 e i 28 anni, essere residenti in Regione e, naturalmente, essere in possesso del permesso di soggiorno.

Chi verrà selezionato, oltre a vivere un’esperienza dall’altissimo valore umano (e, inutile negarlo, in alcuni casi anche professionale), potrà beneficiare di un corso di Italiano di 20 ore, di una formazione specifica sull’attività da svolgere di 80 ore e su un rimborso spese mensile che varia da 360 a 288 euro mensili, a seconda delle ore settimanali di impegno. Perché lasciarsi sfuggire l’opportunità di provare?