I dati campani del questionario anticamorra: giovani e istituzioni a confronto
Queste sono solo alcune delle domande a cui si è cercato di dar risposta con la presentazione dell’ottavo questionario anticamorra, iniziativa promossa dall’Associazione Studenti Napoletani contro la Camorra, con il patrocinio del Ministero della Gioventù e dell’associazione nazionale Amesci. Lo scorso martedì 18 novembre, presso l’auditorium della Regione Campania, si è discusso di giovani e legalità, grazie alla presentazione dei dati campani dell’ottava edizione del Questionario anticamorra.
A relazionare e a commentare i dati erano presenti Andrea Pellegrino e Gaia Trunfio, rispettivamente presidente e vicepresidente dell’Associazione Studenti Napoletani contro la Camorra, Enrico Maria Borrelli, presidente dell’Associazione Amesci, Silvana Fucito, presidente dell’associazione antiracket, Alessandro Pansa, prefetto di Napoli, Don Luigi Merola e, ultima ad essere intervenuta l’on. Giorgia Meloni, Ministro della gioventù.
Dai dati dell’indagine di quest’anno ne è scaturito un quadro molto nitido, e per certi versi non molto confortante. I giovani intervistati, più di 6.500, conoscono bene il fenomeno ( il 99%) e lo ritengono per la quasi totalità negativo ( il 90%) . Conoscono i nomi dei clan ( il 64%), un ragazzo su tre addirittura ha conosciuto un malavitoso direttamente, e forse questa conoscenza così approfondita del fenomeno ha spinto il 40% dei ragazzi intervistati a dichiarare di voler in futuro lasciare Napoli alla ricerca di un posto più tranquillo dove poter vivere e lavorare. “ Io non voglio essere sfrattata dalla mia città” ha esordito Gaia Trunfio moderatrice dell’evento, commentando il dato “ noi non dobbiamo scappare, dobbiamo fare.
Qui a Napoli c’è una cosa che sappiamo fare più che in altri posti “arrevotare”, capovolgere tutto, farci sentire, far valere i nostri diritti. Il nostro compito, come giovani e come rappresentanti delle associazioni giovanili è quello di non abituarci alla camorra e all’illegalità. L’85% dei giovani ha risposto di aver conosciuto il fenomeno in televisione, e solo il 2% ha dichiarato di averlo appreso dalla strada. Questo è un chiaro segno – ha concluso Gaia - che la camorra è ormai percepita come lontana dalla nostra realtà, perché ci siamo assuefatti alla microillegalità di cui siamo vittime ed artefici ogni giorno”.C’è bisogno di lavorare molto in questa città. C’è bisogno di far rifiorire il ruolo delle scuole e delle parrocchie quali centri di aggregazione, in cui i giovani possano crescere in maniera sana e possano capire il valore della conoscenza e della cultura”, e ha continuato esortando la platea degli oltre 400 rappresentanti dei giovani volontari in servizio civile e studenti delle scuole superiori che hanno compilato il questionario: “Ragazzi, noi ce la possiamo fare, anzi ce la dobbiamo fare. Usiamo tutte queste parole per costruire insieme la città in cui vogliamo vivere”. La standing ovation spontanea che ha seguito l’intervento è stato un chiaro segno che i giovani si sono sentiti coinvolti e spronati all’azione.
“Da questi dati emerge che la lotta alla criminalità organizzata risulta qualcosa da delegare agli altri” commenta Enrico Maria Borrelli, presidente Amesci, l’associazione che ormai da due anni sostiene il progetto del questionario offrendo alla causa le proprie conoscenze, strutture e risorse umane, “nel fenomeno è possibile individuare due responsabilità, una collettiva, che sicuramente fa capo alle istituzioni, l’altra individuale, che fa capo solamente ai giovani che vivono sul territorio. C’è bisogno di autodeterminazione. I giovani – ha concluso Borrelli - devono sentirsi parte della società, e devono sentire la responsabilità di dare il proprio contributo alla risoluzione del problema. Non bisogna scoraggiarsi; bisogna fare. È necessario ricostruire il rapporto tra giovani ed istituzioni”.
Ed in effetti, una chiave di lettura importante di questi dati è sicuramente il rapporto tra giovani ed istituzioni. Il 40% degli intervistati dichiara di non aver fiducia nelle forze dell’ordine, ed il 36% non crede che le istituzioni stiano lavorando bene per sconfiggere la criminalità organizzata. Dati importanti questi, sostenuti da alcuni interventi e domande dei giovani presenti, tra cui Angelo, che ha dichiarato di essere tra quel 30% dei ragazzi che ha risposto che la camorra non può essere sconfitta, ed ha spiegato che non può essere sconfitta perché chi denuncia non è tutelato, perché non si impiegano abbastanza fondi per risollevare il territori. Il tema della non tutela di chi compie il suo dovere da onesto cittadino è stato sollevato anche da Laura, una studentessa del Pansini “ io voglio diventare magistrato“ ha esordito, “voglio contribuire a sconfiggere la camorra, ma non posso biasimare chi ha paura. Sono rimasta molto colpita dal libro del Magistrato Cantone, “Solo per giustizia”.
Questo magistrato, che ha compiuto il suo dovere è stato lasciato solo. Perché?”.
Le Istituzioni hanno quindi risposto ai ragazzi testimoniando a più voci la loro presenza sui territori e sulla questione camorra, ma ugualmente hanno chiesto il loro aiuto. E dello stesso avviso è stato anche il Ministro della Gioventù, Giorgia Meloni, che ha concluso i lavori. “Credo nelle nuove generazioni, nella mia generazione. Cerco di girare tutto lo stivale per convincervi che voi non siete la peggiore generazione, ma la migliore di tutte quelle precedenti. Voi vivete la frustrazione della precarietà, dell’incertezza del futuro, eppure – ha dichiarato il Ministro - molti giovani non si chiudono in se stessi ma decidono di dedicare del tempo agli altri, alla società, al vostro territorio”. “La lotta alla criminalità organizzata è un tema di difficile approccio e deve essere combattuta su tre livelli. I primi riguardano le istituzioni che devono reprimere il fenomeno con le forze dell’ordine e con provvedimenti legislativi che assicurino libertà e giustizia. Ma un terzo è più importante piano di lotta deve essere quello culturale.
Tutti insieme – ha concluso - dobbiamo provare a sentirci parte di qualcosa”. E alle domande espresse dalla platea circa i tagli dei fondi alle scuole e alle università il più giovane ministro di questa legislazione ha risposto che “purtroppo nel nostro paese ci sono moltissimi sprechi. Vogliamo tagliare questi sprechi per poter indirizzare quei fondi in progetti veramente meritevoli, in maniera tale che non ci siano più istituzioni inadeguate. Come ministro sono consapevole che il nostro paese è fatto di mille contraddizioni e problemi, e sono pronta ad accogliere le vostre proteste, perché questo è il perno su cui si fonda la democrazia. Ma non fate diventare i problemi un alibi. Ognuno di noi deve assumersi le sue responsabilità, perché ciascuno può fare la differenza.
Da sola io non posso nulla, - ha concluso Giorgia Meloni - e ciascuno di noi da solo non può nulla. Tutti insieme invece, possiamo e dobbiamo sconfiggere la criminalità”. Un messaggio di fiducia e di cooperazione che il Ministro ha offerto ai giovani presenti, ed ha portato in giro, in quel lungo giorno dedicato ad un tour nelle zone calde del territorio napoletano, dai quartieri spagnoli a Scampia a Casal di Principe, tra quei giovani che ogni giorno si impegnano e si schierano apertamente al servizio della legalità.