Perle di servizio civile: dalla parte dei più deboli
Mariella ci racconta di un’esperienza vissuta con la parte più viva della società: i bambini. Protagonisti del suo anno di servizio civile, “questi bambini” le hanno insegnato moltissime cose, come ad esempio che nella vita di tutti i giorni a contare non sono solo i libri, ma le esperienze concrete con le quali misurarsi: “L’importanza delle nostre esperienze è determinata unicamente dall’investimento emotivo che in esse riponiamo e dal colore intenso che sappiamo donare a quelle tinte che, agli sguardi disattenti di molti, appaiono sbiadite”.
Mariella. Perché hai scelto di svolgere il servizio civile e quale era la tua idea di servizio civile prima di intraprenderlo? Ho voluto provare da vicino cosa significasse essere volontario del servizio civile e dedicare un anno della mia vita ad un progetto socialmente edificante. Inoltre, sento di appartenere a quella fiera ed energica categoria di giovani che per un anno della loro vita hanno prestato cuore e cervello al Servizio civile perché è con cuore e cervello, con umanità e cognizione, che ci si accosta ad un’esperienza così importante e impegnativa.Di cosa ti sei occupata? Il progetto al quale ho partecipato si chiamava “Guardare oltre”; progetto, nato nell’ambito del settore assistenziale, rivolto ai minori. Tra gli obiettivi principali, la presa in carico di soggetti minori appartenenti alla condizione di svantaggio sociale e l’individuazione di casi di violenza fisica-psichica e/o maltrattamento.
I ricordi più belli e quelli meno belli? Non posso dimenticare alcuni episodi, esemplari e formativi, che mi hanno resa partecipe del mondo di questi piccoli cuccioli d’uomo, ed ecco… M. che ruba le luci dell’albero di Natale perché lui lo sa fare senza che nessuno se ne accorga, senza che “i grandi” se ne rendano conto; e ricordo… R. che mi regala un disegno con il mio ritratto pastellato in modo caricaturale e marcatamente deforme perché l’ho sgridata, dicendole “così non ci si comporta!” ed è il suo modo personalissimo di chiedermi scusa e farsi perdonare;…D. che parla, parla, parla e recupera il tempo perduto perché entrambi i genitori sono non udenti;… e così anche M. e G., i fratellini sordomuti che, non con la parola, ma con i gesti e, talvolta, con la loro aggressività reclamano attenzione perché anche loro hanno qualcosa da dire;…e la loro sorellina M. che è dibattuta se fare la bambina di 9 anni o una piccola mamma in miniatura che placa i comportamenti dei 2 fratelli, carico gravoso il suo!; O K. che bigia la scuola e poi si affaccia e sosta da noi perché in fondo affascinato e desideroso di esserci…ma lui si è/lo hanno fatto adulto e, quindi, bruscamente va via,…roba da femminucce, pensa! Questi bambini, prima di tutto, CHIEDONO e noi, che siamo “bambini alti” dobbiamo saper rispondere, ma loro non si aspettano chissà quale risposta; l’importante è che questa risposta arrivi a conferma del proprio esserci per sentirsi, viversi, riconquistarsi.
Ad oggi, quale è la tua idea di servizio civile? Posso affermare che la mia opinione sull’esperienza di servizio civile non è mutata. Consiglio vivamente ai giovani di provare questa esperienza, soprattutto a tutti coloro i quali siano orientati su progetti di alto valore sociale e sensibili allo stato di bisogno che, spesso, attraversa le condizioni e gli eventi di vita di tante persone. Il servizio civile è un’opportunità da non perdere! Ci rende più maturi, ricchi interiormente e ci prepara ad affrontare il mondo con maggiore forza e convinzione. In ultimo il mio ricordo e grazie speciale a tutti i piccoli amici con i quali ho condiviso il mio anno di servizio civile.{jcomments on}