Università, Fondazione Einaudi: perché vincono quelle digitali
Oggi in Italia esiste una "barriera naturale" che ostacola l'accesso all'istruzione universitaria, fattore questo che crea un divario sociale significativo con impatti diretti sulle future opportunità professionali dei giovani.
Caro affitti, problemi negli spostamenti interni nelle grandi città e difficoltà nel conciliare studio e lavoro. Oggi in Italia esiste una "barriera naturale" che ostacola l'accesso all'istruzione universitaria, fattore questo che crea un divario sociale significativo con impatti diretti sulle future opportunità professionali dei giovani e, di conseguenza, sull'intera società. Un ruolo importante per sopperire a tali criticità è giocato oggi dalle università digitali che negli anni hanno visto moltiplicare in modo esponenziale il numero dei loro immatricolati, iscritti e laureati. È quanto emerge dal rapporto "Le università digitali come fattore di riduzione delle disuguaglianze" elaborato dalla Fondazione Luigi Einaudi e presentato ieri mattina in Senato.
"Il mondo cambia, importanti università pubbliche e private si attrezzano per raggiungere i propri studenti a distanza. Nell’era dello smart working, la domanda crescente sta affinando e qualificando l`offerta delle università digitali, oggi più che mai intese come fattore di riduzione delle diseguaglianze territoriali e sociali", ha detto Andrea Cangini, segretario generale della Fondazione Luigi Einaudi.
Il paper, facendo un'analisi dettagliata delle statistiche riguardanti il numero di iscritti e laureati in Italia, con particolare attenzione alle relative percentuali di genere, età e provenienze geografiche e sociali, approfondisce le opportunità offerte dalla didattica digitale e ne evidenzia i punti di forza sotto i profili dell'organizzazione degli studi, della sostenibilità economica e della digitalizzazione, in un contesto nel quale il numero di laureati in Italia è largamente inferiore alla media europea. Alberto Balboni, presidente della Commissione Affari Costituzionali del Senato, durante il suo intervento ha detto: "L’insegnamento a distanza è una grande occasione che si offre ai nostri giovani e a tutti coloro che vogliono migliorare la loro conoscenza e acquisire un titolo di studio. Abbiamo già vissuto nel recente passato, durante il Covid, quanto siano importanti gli strumenti digitali". Il senatore Roberto Marti ha messo a disposizione la commissione Cultura del Senato, che presiede, per "approfondire il tema della crescita delle università digitali in Italia come strumento di riduzione delle disuguaglianze".
"Appuntamenti come questo, e ricerche come quella elaborata dalla Fondazione Einaudi, sono convito servano a costruire sempre di più l’idea che in una società aperta, che vuole crescere e dare opportunità ai cittadini, le università digitali costituiscano una novità importante che va coltivata e sostenuta", ha detto invece il presidente della Commissione Affari Costituzionali della Camera, Nazario Pagano.
Hanno partecipato all’incontro, in veste di relatori, il senatore Giulio Terzi di Sant’Agata, presidente della Commissione Politiche dell’Unione europea, che in apertura di convegno ha ringraziato la Fondazione Einaudi "da sempre promotrice dei valori liberali", Paolo Miccoli, presidente di United, l’associazione delle università telematiche e digitali, e Gian Marco Bovenzi, ricercatore della Fondazione Luigi Einaudi.
Dalla rilevazione elaborata da Euromedia Research emerge che il 27,5% dei giovani intervistati, fascia di età 17-24 anni, ritiene che le università digitali rappresentino "il simbolo del cambiamento radicale che ha investito la nostra società in modo particolare dopo il Covid" e che "il `remoto` diventerà la normalità". Mentre il 15% degli intervistati è convinto che le università digitali rappresentano il futuro, in quanto "soppianteranno le università tradizionali, che si adegueranno al `nuovo` modello di studio". In generale, il 50% dei ragazzi intervistati preferirebbe studiare vicino a casa senza lasciare la famiglia e, di conseguenza, l`89% si iscriverebbe ad un’università digitale qualora erogasse il corso di laurea preferito non presente nella propria città o zona di residenza.
Le università digitali sono ritenute più sostenibili rispetto alle università tradizionali (48% contro il 17%), considerata l’assenza di costi aggiuntivi quali quelli, ad esempio, per abbonamenti ai mezzi pubblici, vitto e alloggio. È significativo, infine, il dato che evidenzia come il 73% dei genitori dei frequentanti l’università digitale ritenga che la laurea possa facilitare il cambiamento di stato sociale e l’integrazione tra i diversi strati socio-economici che formano la società (contro il 66% dei genitori dei frequentanti l`università tradizionale).