Folle non finanziare Erasmus, sarebbe la fine dell’Unione Europea

di Andrea Pignataro

(Andrea Pignataro)


andrea_pignataroSono di questi giorni i rumors sulla possibile “chiusura” del programma Erasmus a causa di restrizioni sul bilancio dell’UE.

Ha lanciato il grido d’allarme il francese Alain Lamassoure, Presidente della Commissione per i bilanci del Parlamento europeo: "Il Fondo sociale europeo è insolvente dall'inizio del mese e non può più effettuare ulteriori pagamenti agli Stati. La prossima settimana sarà la volta del programma Erasmus per gli studenti e, alla fine del mese, il programma per la ricerca e l’innovazione non avrà più soldi. "

 

Qualche giorno dopo, è stato il turno del Vicepresidente vicario del Parlamento europeo, il lucano Gianni Pittella, sempre meritevolmente attento alle questioni di politiche giovanili e della formazione, che ha stigmatizzato l’atteggiamento de “i governi conservatori con, in prima fila, la Germania” che “giocano allo sfascio sulle spalle dei cittadini europei. Il programma Erasmus”, dice Pittella, “rappresenta forse la più grande conquista dell’Unione Europea”.

E come non essere d’accordo con l’illustre rappresentante del Mezzogiorno d’Italia, se anche un intellettuale di acclarata fama mondiale come Umberto Eco, già nel 2003, aveva omaggiato il programma europeo da par suo:  “ho sempre sostenuto che il progetto Erasmus ha non solo valore intellettuale, ma anche sessuale, o se volete genetico. Mi è capitato di conoscere molti studenti e studentesse che, dopo un certo periodo trascorso all'estero, si sono sposati con una studentessa o uno studente locale. Se la tendenza s'intensifica, visto che poi nascerebbero figli bilingui, in una trentina d'anni potremmo avere una classe dirigente europea almeno bilingue. E non sarebbe poco.”

Nell’attesa che la classe dirigente europea del futuro sia almeno bilingue e soprattutto sia lungimirante e guardi alle questioni con ottica europea , dobbiamo fare i conti con un presente di miope grettezza di alcuni Stati, che pretendono di praticare un’austerità indiscriminata a danno delle giovani generazioni.

Nella realtà, i costi di Erasmus (nel biennio 2010-2011, circa 460 milioni di euro) sono un moscerino rispetto all’elefante rappresentato dal bilancio generale dell'UE  (circa 140 miliardi di euro annui).  Più o meno lo 0,16%, che passa all’1% se si prendono in considerazione tutti i programmi che si occupano di mobilità giovanile (da Gioventù in azione a Eurodyssey).

Non sembra possibile, dunque, che siano di natura finanziaria le ragioni dietro questo vero e proprio sabotaggio del  futuro dell’Unione Europea e dei giovani europei. Volendo escludere azioni compiute in mala fede, le ragioni più probabili di questa impasse stanno nella scarsa conoscenza che di questo strumento (e più in generale di questo mondo) hanno molti politici, molta classe dirigente, molti cittadini dei vari stati d’Europa.

Ragione in più per investire massicciamente, potenziando numeri e strutture, nei viaggi a finalità formativa ed interculturale: sarà il caso di estendere ancora il concetto di Erasmus for all (lanciato nei mesi passati per accorpare tutti i programmi di mobilità giovanile), prevedendo anche un Erasmus per europei tiepidi, pentiti e confusi.