La crisi si affronta meglio se non si è soli

di Alessandro Sansoni

(di Alessandro Sansoni)

Alessandro_SansoniCertamente bisogna stare attenti ai cattivi maestri. I duri scontri che hanno caratterizzato le manifestazioni di ieri in varie città d’Italia e soprattutto quella tenutasi nella capitale, non solo sono da condannare, ma nuocciono alle ragioni dei manifestanti.

Inquieta pertanto che nel suo blog Grillo abbia, ieri pomeriggio, invitato i poliziotti a non manganellare chi scende in piazza, visto che non fanno altrettanto con i politici corrotti o i finanzieri spregiudicati. E’ un ragionamento pericoloso, che soffia sul fuoco dell’esasperazione col rischio di generare mostri dai risvolti tragici e ricorda i pessimi argomenti che oltre trent’anni fa utilizzava Toni Negri e che produssero storie di disperazione e di violenza, che coinvolsero soprattutto le giovani generazioni di allora.

 

Attenzione, dunque, perché per strada ieri in Italia, ma anche in Grecia, Portogallo, Spagna, Francia, c’erano soprattutto giovani e giovanissimi, ad esprimere un disagio che va inquadrato in una prospettiva sociale e politica anche dura nei toni e nelle rivendicazioni, ma sicuramente non violenta.

 

Al tempo stesso però, di fronte ai fatti di ieri, non ci si può limitare a commenti dai toni paternalistici o a fare gli indiani, perché anche questi atteggiamenti alimentano l’esasperazione.

E’ il risultato che produce il paternalismo snob e sprezzante del ministro Fornero, ma anche Monti ci mette del suo quando - nel corso dell’inaugurazione dell’anno accademico della Bocconi, presente il presidente della BCE Mario Draghi, insomma nel consesso socialmente meno adatto per parlare a chi oggi è in difficoltà e vede le proprie famiglie impoverire - risponde ai dimostranti affermando che “i giovani devono mettersi in gioco e dare il proprio contributo di fiducia”.

Non è una risposta plausibile. I giovani di tutta l’Europa del Sud percepiscono come compromesso non solo il proprio presente, ma soprattutto le aspettative per l’avvenire. E nel mobilitarsi a difesa dei legittimi interessi generazionali delusi, già stanno mettendosi in gioco.

Perché la speranza non può essere di vedere sorgere 10-12 milioni di giovani imprenditori in Italia come spesso la retorica liberista di questa fase storica presenta come auspicabile strada da percorrere. E’ una sciocchezza irrealizzabile, perché per intraprendere ci vogliono risorse economiche sufficienti e doti spirituali e caratteriali specifiche. Un mix di cui non tutti possono essere provvisti, reso più problematico da un contesto economico recessivo e pessimista.

Al contrario è positivo che i ragazzi tornino ad occuparsi della cosa pubblica, si interessino di politica, dei problemi propri e di quelli degli altri in una prospettiva collettiva e comunitaria.

La crisi si affronta meglio se non si è soli. Se insieme ad altri si elabora una proposta e si persegue un obiettivo comune. La buona politica serve anche a questo e c’è bisogno di identità collettive e corpi intermedi che attenuino la rozzezza del mercato e agevolino comportamenti solidali organizzati. E’ opportuno che in questo momento partiti, sindacati, movimenti e associazioni facciano la loro parte, quella nobile, per la quale sono stati inventati in passato.

Attraverso di essi potranno essere sterilizzati anche i cattivi maestri. Di ogni tipo.