Eternit: oggi io non sono Stato

di Katia Tulipano

(di @katiatulipano)

katia_tulipanoE’ proprio delusione quella che si prova nell’apprendere la notizia della prescrizione del processo Eternit. Delusione e smarrimento.

 

Il procuratore Francesco Iacoviello ha chiesto e ottenuto l'annullamento senza rinvio della sentenza della Corte d'Appello di Torino, che il 3 giugno 2013 aveva inflitto 18 anni di reclusione al miliardario svizzero Stephan Schmidheiny per il reato di disastro doloso ambientale, cancellando tutti i risarcimenti. E’ devastante.

 

Rispetto profondamente il nostro sistema giudiziario: qualsiasi esito, di assoluzione o di condanna, sarebbe stato quello giusto. Ma secondo la Cassazione i reati sarebbero prescritti al primo grado. Equivale a dire che il nostro Stato, per il trascorrere del tempo, non ha più interesse a giudicare quel fatto.
Come può un organo giudiziario assumersi la responsabilità di dire che lo Stato si disinteressa di mamma Romana che in 20 anni ha assistito allo sterminio di tutta la sua famiglia a causa delle inalazioni di amianto? Come può, mentre mogli, mariti e figli delle vittime invocano giustizia fuori le mura del Palazzo, dirgli che lo Stato non si cura di loro? Non si può. Eppure è successo. Ma lo Stato non siamo noi? Non erano i 2200 morti e gli 800 ammalati? Non sono i superstiti di questa strage? Evidentemente no. Ed allora oggi io non sono Stato. Fatti del genere fanno perdere le coordinate: è difficile in giornate come queste lavorare per promuovere tra i giovani la partecipazione, l'impegno civico, la legalità, la Difesa della Patria, la cura dell'ambiente, l’integrazione culturale davanti un Paese scioccato e inerme. Oggi non solo a Casale Monferrato, ma in tutto il Paese è lutto per l'uccisione, di nuovo, di tutte quelle persone innocenti.

Poi accendo la radio e sento qualcuno dire che “Ci sono dei dolori che non hanno tempo. Non è possibile su alcune vicende avere regole che fanno saltare la domanda di giustizia: non possiamo vivere con l’incubo della prescrizione”. Ben detto, penso! Scopro che era Matteo Renzi. Ed allora mi emoziono. E’ questo che deve fare un Capo del Governo: dare la speranza. Robert Kennedy diceva che “Il cambiamento con tutti i rischi che comporta è la legge dell’esistenza”. Il popolo italiano, in un momento di profonda crisi economica e sociale, ha scommesso su di lui: i rischi sono tanti ma, di fatto, a governare il cambiamento oggi c’è un Presidente del Consiglio che parla da cittadino prima che da servitore dello Stato. Alla consolazione che danno le sue parole ora però devono seguire i fatti. Le vittime, i giovani, il popolo intero, lo Stato, noi, ne abbiamo un disperato bisogno.