Grecia, Europa, Crisi: Parlano Sofia ed Eleni, giovani greche in Italia per un progetto SVE

di Vincenzo Drago

A ServizioCivileMagazine Sofia ed Eleni raccontano le sensazioni e le speranze delle giovani generazioni greche. (Vincenzo Drago)

sofia_eleni I grandi del mondo, in questo periodo riuniti in Messico per discutere su come risolvere l’attuale crisi economica, hanno puntato per mesi, e ancora puntano, la loro attenzione su un piccolo stato del Mediterraneo ricco di storia e cultura: la Grecia. Sulla crisi ellenica si è detto tanto senza però mai soffermarsi su quanto stia accadendo tra le nuove generazioni vittime, loro malgrado, di errori che condizioneranno non poco le loro scelte di vita. Per questo abbiamo voluto parlare con i ragazzi greci su quanto sta accadendo cercando di focalizzare l’attenzione su come essi vivono e percepiscono questa drammatica situazione che sta tenendo col fiato sospeso il mondo intero. Lo abbiamo chiesto a Sofia Tzika (S.) ed Eleni Basdeki (E.), entrambi provenienti dalla regione di Salonicco, che da 5 mesi sono in Italia grazie al Servizio Volontario Europeo presso l’associazione Modavi Federazione Provinciale di Napoli Onlus.

Innanzitutto ragazze voi sareste andate a votare per eleggere il nuovo governo?
S.: Assolutamente si. Siamo consapevoli della situazione disastrosa in cui l’economia greca si trova ed è per questo che non potevamo disinteressarci del futuro del nostro paese. Siamo per un’Europa unita e solidale e la vittoria dei partiti filo-europeisti ci fa ben sperare anche se penso ci sarebbe stato bisogno di qualcosa di diverso.

Diverso in che senso?
E.: Secondo me la classe dirigente greca ha delle colpe notevoli nell’aver creato la situazione in cui ci troviamo. Per questo avrei preferito che ci fosse stato un ricambio non solo di persone  ma anche di idee e di partiti. Qualcosa insomma che anche fisicamente rappresentasse un punto di svolta che invece almeno nei nomi e nelle strutture non si è manifestato.

Un ricambio si può avere solo se gli attuali protagonisti della scena politica vengono sostituti da gente ed idee nuove. I giovani dunque sarebbero dovuti essere i protagonisti di questo rinnovamento di cui parlate…
S., E.: Purtroppo lo sconforto è grande. La situazione attuale non permette ai ragazzi di essere sicuri e di mettersi in gioco. Il problema è che noi ci sentiamo derubati della possibilità di scegliere quale possa essere il nostro futuro. Noi due, ad esempio, abbiamo sempre pensato di specializzarci fuori ma adesso pensiamo che forse è meglio restare anche dopo il percorso di studi fuori dai confini nazionali se vogliamo realizzare i nostri sogni. E’ brutto sapere che non potremmo avere la vita semplice e normale che abbiamo sempre desiderato avere. E come noi tanti ragazzi che anche se interessati al futuro del loro paese non hanno la forza e lo spirito necessario a proporsi come rinnovamento.

Da quando siete in Italia avete potuto confrontarvi con molti ragazzi provenienti dai paese membri della UE. Che impressione avete avuto, cosa pensano della Grecia.
S., E.: Fin da subito c’è stata l’impressione che nessuno giudicasse la Grecia come “palla al piede” dell’Europa. Anzi molti di loro hanno mostrato enorme curiosità e rispetto verso la nostra cultura. Certo non sono mancati momenti di frizione con ragazzi anche di paesi non proprio floridi (Spagna ad es.). Ebbene vorremmo dire che forse la Grecia più di altre ha la storia e la cultura giusta per volere una vera comunità Europea, che sia fatta di popoli e cultura non solo di moneta ed economia.

L’esperienza che state facendo con lo SVE ha cambiato il vostro punto di vista sulla questione.
S., E.: E’ evidente che entrare a contatto con persone provenienti da paesi così differenti dal nostro ci ha aperto ancora di più la mente. Infatti la radice comune europea può essere scoperta solo attraverso il confronto diretto tra i vari popoli. Lo SVE ha sicuramente il valore aggiunto di avere contribuito allo sviluppo di un sentire comune che dovrebbe, secondo noi, essere alla base della comunità europea. Certo sentirsi dire da qualche tedesco che dovremmo vendere le nostre isole per ripianare il debito, quasi fosse una riparazione di guerra, ci sconforta alquanto. Ma siamo giovani e pensiamo che il futuro non segua dei binari prestabiliti ma si crea ogni giorno con le opportunità che ognuno di noi incontra e crea.