Il Punto di Enrico Tomaselli

di Enrico Tomaselli

Educazione napoletana

piazza-del-plebiscitoSparare sulla Croce Rossa è, proverbialmente, facile; ed anche un po’ vile, tutto sommato. Sparare su quella arancione, poi…

Certo, non tener conto delle difficoltà oggettive incontrate da questa amministrazione, è davvero difficile, e non sarebbe nemmeno onesto. Il buco di bilancio, il patto di stabilità, la crisi… per non parlare dei mali endemici della città, a partire dall’insediamento territoriale dei poteri criminali.

Eppure… eppure davvero è difficile resistere alla tentazione di puntare il fucile su Palazzo San Giacomo. Perchè c’è un nodo, un punto sul quale proprio non mi riesce di soprassedere: la responsabilità. Certo, questa parola è fuori moda, e l’esempio fornito dalle classi dirigenti del Paese, negli ultimi decenni, va appunto nella direzione opposta; vi si è preferita di gran lunga un’altra parola, scaricabarile.

Ma questa amministrazione, Sindaco in testa, ha invece delle responsabilità ben precise – anche se segue con entusiasmo la moda summenzionata…
La prima responsabilità, è stata quella di scommettere sulla possibilità di governo della città, basandosi quasi esclusivamente sulla volontà, e molto poco sulla ragione. La seconda è stata credere di aver vinto sull’onda di uno straordinario consenso popolare, nascondendo (innanzitutto ai propri occhi) una realtà ben diversa, che ne ha consacrato la vittoria sulle macerie di una sinistra squalificata e divisa, arrivata al voto in brache di tela; e comunque una vittoria conseguita al secondo turno, contro un destra terribile, e con un consenso realecorrispondente circa ad un terzo dell’elettorato.
La terza responsabilità è stata far finta di non conoscere la situazione economica del Comune di Napoli; nella squadra di De Magistris c’era, sin dalla campagna elettorale, l’ex assessore al Bilancio Realfonzo, non è dunque credibile che ignorasse la vera situazione di cassa. La quarta è stata immaginarsi – e presentarsi – come un taumaturgo. La quinta è stata predicare la partecipazione, senza essere capace di renderla effettiva. La sesta è stata scivolare rapidamente, dall’intenzione di risolvere i problemi della città, alla pratica degli annunci ad effetto. La settima…

L’incendio di Città della Scienza è un giro di boa. Non perchè l’evento in sé determini un cambio di rotta, ma perchè segna, visivamente, questo cambiamento. Che è determinato da molto altro, e di cui semmai il rogo è conseguenza, non causa.
Dove condurrà la svolta, non è dato saperlo, anche perchè non è determinata da una volontà chiara ed univoca, quanto piuttosto da un insieme di fattori e spinte diverse, talvolta contrastanti, ed allo stato nessuna forza in campo sembra avere un’idea, un progetto, capace di determinarne il successo. La partita, è aperta.
Di ciò è ben consapevole il Sindaco, che avverte come la situazione sia profondamente cambiata, anche solo rispetto a qualche mese fa, e cerca il modo di tenere a galla la zattera della Giunta. Naturalmente, molto dipende da come evolvono le cose sul piano nazionale, quindi attende tatticamente che si sciolgano i nodi a Roma. Poi, ennesimo rimpasto. La natura del rimpasto, però, è tutta da vedere. Chiaramente De Magistris vorrebbe coinvolgere in Giunta altri partiti, in modo tale da imbarcarli nellacorresponsabilità dell’amministrazione, ed evitare che gli facciano opposizione in città. Opposizione della cui totale assenza ha sinora goduto, anche se non per suo merito, ma che a fronte della crescente delusione di chi lo ha sostenuto, e della frustrazione montante, vuole assolutamente che non si materializzi, coagulando politicamente gli umori negativi della città. Per fare ciò, sarebbe disponibile a tirare in barca praticamente chiunque, dai grillini ai montiani, passando ovviamente per PD e SEL – che restano l’obiettivo principale.

Il rischio è che qualcuno accetti frettolosamente questa avance.
Per astinenza da poltrone, o magari nella convinzione che – di fronte alla drammatica situazione della città, di cui l’incendio di Bagnoli non è che l’ultimo bagliore – occorra stringersi a coorte. Niente sarebbe più sbagliato.
Occorre partire dai programmi, non dalle poltrone. Dai bisogni dei cittadini, non da quelli dei partiti. Occorre partire da un’idea di Napoli futura.
E non si tratta ovviamente, come a volte sembra pensare il Sindaco, di farsi venire un’idea brillante – come l’Archimede dei fumetti di Topolino… Si tratta piuttosto di costruire una progettualità realmente partecipata,che nasca da una visione ma non si basi sui sogni. Ci vuole concretezza, ci vuole chiarezza. Ma ci vuole anchecapacità di innovazione, nel merito e nel metodo.
Nicolai Lilin, nel suo straordinario Educazione siberiana, racconta la propria storia di formazione come giovane criminale. Ci vuole un’altro passo, una capacità di lungo respiro, per costruire un futuro diverso, migliore. Per far sì che la sola educazione napoletana di cui rimanga traccia non sia quella della fuga. Dal rispetto di sé e degli altri, dalle regole, dalla città.
Napoli è una metafora dell’Italia. Qui si gioca una partita che non è solo napoletana. Come ciascuno di noi sarà in campo, segnerà il destino di tutti e di ognuno.