Italia ultima in Europa per numero di laureati

di Katia Tulipano

Presentati i dati dell’Eurostat sul numero di giovani laureati in Europa. (Katia Tulipano)

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I giovani italiani tra i 30 ed i 34 anni con una laurea sono solo il 21,7% (17,2% fra gli uomini, 26,3% fra le donne). In Europa, invece, la media è del 35,8% (31,6% fra gli uomini, 40% fra le donne). A rivelarlo i recenti dati forniti da Eurostat, l’ufficio delle statistiche europeo.

 

Al primo posto c’e’ l’Irlanda (51,1%), poi Cipro (49.9%), Lussemburgo (49.6%) e Lituania (48.7%). Seguono  Inghilterra (47,1%), Francia (43,6%), Spagna (40,1%) e Germania (31,9%).

Peggio di noi nessuno, insomma!  

Altro dato che distingue negativamente l’Italia dagli altri 27 Paesi dell’Ue è il numero di abbandoni universitari: l’ufficio delle statistiche europeo indica, infatti, che in Italia chi abbandona il corso di studi è il 17,6%. Per capire meglio la gravità di questo dato bisogna confrontarlo con gli abbandoni in Irlanda (9,7), Repubblica Ceca (5,5), Danimarca (9,1) e Lussemburgo (8,1).

Nonostante la drammaticità della situazione fotografata da queste statistiche, in Italia la notizia è passata assolutamente inosservata! L’indifferenza rispetto a dei rilievi così importanti e preoccupanti è solo l’ulteriore dimostrazione dell’egocentrismo della nostra classe politica a temi fondamentali per la crescita e lo sviluppo del nostro paese.

Questa indifferenza, invece, non passa inosservata agli occhi dei giovani italiani. L’immobilismo del nostro Paese e la mancanza di prospettive di lavoro e di carriera spingono, infatti, sempre più spesso i nostri giovani, e non solo i talenti, ad emigrare all’estero con la duplice e negativa conseguenza di perdere preziose risorse per il processo di cambiamento del Paese e scoraggiare ancor di più chi in Italia decide di rimanere.

Come arrestare questo circolo vizioso? Può farlo solo una “buona politica”, una politica che rimetta al centro del dibattito l’Italia e gli italiani, che parli di giovani quotidianamente e non solo in campagna elettorale, che si allarmi dinanzi a dati come quelli presentati da Eurostat leggendovi  legga il pericolo, reale, che quella di domani si presenti come un’Italia vecchia - visto il bassissimo tasso di natalità - poco istruita e troppo poco competitiva.