Il Punto di Enrico Tomaselli: Perchè no

di Enrico Tomaselli

La scorsa settimana avevo scritto delle Giornate x la cultura organizzate dall’assessore Di Nocera, e lo avevo fatto non nascondendo il mio scetticismo al riguardo. Ciò nonostante, sono andato a seguirle, cercando di vedere ed ascoltare sgombrando il campo da ogni possibile pre-giudizio. E di sicuro, non ho difficoltà ad ammetterlo, alcune cose mi hanno colpito positivamente. Ma il bilancio rimane negativo. E per più di una ragione. (Enrico Tomaselli)

no Detesto cordialmente il pregiudizio. Ma riconosco che difficilmente se ne rimane immuni, e talvolta fondatamente.

La scorsa settimana avevo scritto delle Giornate x la cultura organizzate dall’assessore Di Nocera, e lo avevo fatto non nascondendo il mio scetticismo al riguardo. Ciò nonostante, sono andato a seguirle, cercando di vedere ed ascoltare sgombrando il campo da ogni possibile pre-giudizio. E di sicuro, non ho difficoltà ad ammetterlo, alcune cose mi hanno colpito positivamente. Ma il bilancio rimane negativo. E per più di una ragione.

Ragioni che proverò qui a riassumere, “per chi l’ha visto e per chi non c’era” – per dirla con Ivano Fossati…

Riportando prima, però, le voci positive – che tanto si fa in fretta – di cui prima dicevo.

Ho apprezzato l’organizzazione, sobria ma efficiente. Ho trovato ben fatta la scelta degli interventi delleplenarie (Salvatore Settis, Aldo Masullo, Paolo Macry, Tomaso Montanari). Mi ha confortato, per altri versi, la mancanza di lamentazioni negli interventi del pubblico – quasi inevitabili, in situazioni del genere. E che testimoniano di un clima comunque positivo che, intorno alle Giornate, era stato creato.

E naturalmente, ho molto gradito l’incursione di Daniel Pennac, nel corso dell’ultima giornata, con le sue argute considerazioni.

Ma, per quanto mi sforzi, davvero qui si esaurisce il computo delle note positive. A mio avviso, ovviamente.

Quello delle note negative, ahimé, è ben più denso.

Cominciamo dalla scelta dei tempi. Nella sua relazione introduttiva, l’assessore ha ricordato che “le Giornate le ho pensate verso la fine dell’anno scorso”; ma questo conferma la valutazione negativa, rispetto al fattore tempo. Se, infatti, la ragion d’essere delle Giornate eral’ascolto, si sarebbero dovute tenere al più tardi a fine 2011, a non più di sei mesi dall’insediamento della nuova amministrazione. Sarebbe stato un modo per inaugurare una diversa stagione di rapporto tra operatori culturali ed istituzioni, e forse sarebbe servito ad ascoltare le storie e le idee di chi nella cultura lavora, traendone spunto per delineare le politiche d’intervento della Giunta. L’ascolto, quindi, sarebbe ora quanto meno tardivo.

Ma, nelle parole dell’assessore, non c’è stato nemmeno un bilancio di mid-term della propria gestione. A quasi metàsindacatura De Magistris – ammesso che duri tutti e cinque anni… – non una parola per dire abbiamo fatto questo e quest’altro, abbiamo avviato questo processo, puntiamo a questo risultato… É che, implicitamente, questa omissione segnala un dato reale: nulla è stato fatto, nulla è stato avviato.

La relazione introduttiva di Antonella Di Nocera è stataricca di spunti personali, di riferimenti a ben note situazioni napoletane (dall’insulae di San Domenico Maggiore, che ospitava il convegno, a Palazzo Fuga, al teatro San Ferdinando, a Castel Nuovo, Città della Scienza…), e di molti desiderata finali. Ma se dovessi dire che sia emersa anche solo una traccia di politiche culturali, non saprei proprio dove trovarla.

Nonostante gli interventi di apertura, da parte dei succitati ospiti, siano stati interessanti (per quanto già noti, nella sostanza e nelle argomentazioni, e pur assolutamente condivisibili), inevitabilmente questi si sono rivelati inadatti a sollecitare ricadute effettuali immediate. Nè poteva essere altrimenti, poiché – appunto – i temi in essi affrontati erano tutti di ordine generale. Un’ottima cornice, ma che di per sé non poteva determinare il quadro. Il risultato dei tavoli di lavoro, quindi, almeno per quanto desumibile da un primo report fatto dai vari facilitatori, non ha prodotto sostanziali novità, né i vari elementi sono apparsi inquadrati in un progetto organico, o che andasse oltre il cosa (si vorrebbe), provando ad esplorare il come (realizzarlo).

Peraltro, alcune delle idee emerse dal lavoro dei tavoli erano state, anche su questo blog, avanzate più di un anno fa. E non lo dico per rivendicare primogeniture, quanto piuttosto per sottolineare che se davvero si volesse dare ascolto…

Non meno significativo mi appare che, come del resto qualcuno ha sottolineato dalla sala, non si può venire a dire “quell’altra bellissima parola: sinergia. Il concetto più importante: fare rete”, e poi svicolare dinanzi alla contestazione che sono proprio le istituzioni a non farlo. Perchè non ha molto senso dire “li abbiamo invitati, non sono venuti”, riferendosi agli assessori regionali. Il coordinamento tra le istituzioni è qualcosa che va ben al di là dell’invito a presenziare ad un convegno! É – o meglio, dovrebbe essere – una modalità operativa, a cui si sarebbe dovuto mettere mano, ostinatamente se necessario, già due anni fa. Del resto, gli ottimi rapporti che intercorrono tra il Sindaco ed il Presidente Caldoro potrebbero essere utilizzati per qualcos’altro che non sia l’organizzazione di grandi (?) eventi, come ad esempio la costituzione di un tavolo di lavoro congiunto su alcuni grandi temi – trasporti, turismo, cultura… E dico questo senza nulla togliere alle responsabilità della Giunta regionale campana, e dei singoli assessori – di cui peraltro, a cominciare dall’assessore Caterina Miraglia, ho più volte chiesto le dimissioni.

Ancor più significative, mi sono sembrate le assenze e le omissioni. Ho seguito per intero la prima giornata, e buona parte di quella conclusiva, e per quanto la presenza fosse sempre abbastanza numerosa (dalle 150 persone dell’apertura alle 100 della chiusura), ho potuto constatare le numerosissime assenze. Sono davvero innumerevoli i volti (a me) noti, e dei settori più disparati, che non ho visto nemmeno affacciarsi per dare un’occhiata. Segno che, pur riconoscendo la bontà delle intenzioni, c’è una buona fetta di operatori culturali napoletani ormai sfiduciati, che nulla si aspettano più dalle istituzioni. E che non si recuperano al dialogo con un convegno siffatto.

Ho trovato significativo che nessuno facesse cenno alla questione dell’ex-asilo Filangieri, che comodamente il Comune preferisce lasciare nel cono d’ombra in cui si trova, prolungando l’equivoco status quo ed al tempo stesso tenendosi le mani libere per un eventuale cambio di strategia nei confronti degli occupanti.

Ho trovato indecente il palleggio tra assessore e sindaco sul tema del Forum Universale delle Culture. Antonella Di Nocera, che al Forum ha dedicato le ultime parole del suo intervento, ha detto: “Non mi occupo del Forum direttamente, ma ho sempre espresso il mio parere sul Forum, che doveva essere un processo da costruire con la città e con i cittadini. Ora bisogna pretendere e lavorare affinché duri la sua eco, che sia qualcosa che resta alla città in termini reali e non una serie di eventi. Un programma unitario, che la Fondazione dovrà gestire e che Barcellona dovrà accettare: un format Napoli, una manifestazione articolata che ha capacità di coinvolgimento diffuso e sostanziale delle energie creative, dei giovani, dei territori e che persegue l’obiettivo di consolidare in modo condiviso progetti e talenti che esistono.” Dopodichè, ha passato la palla al Sindaco, presente al suo fianco, rinviando a lui il compito di parlarne. Ma se è pur vero che l’assessore è stata sin dal primo momento esclusa dal Forum, che senso ha adesso, a pochi giorni dal (presunto) inizio, parlare di “un processo da costruire con la città e con i cittadini”?

Dal canto suo, il Sindaco ha superato se stesso in spudoratezza. Nel corso del suo intervento, infatti, si è limitato a dare certezza (?) che i fondi ci sono. Non una parola di più. Salvo poi, a latere e conversando con i giornalisti, avere il coraggio di affermare abbiamo salvato il Forum“! Lui, l’artefice primo del disastro, colui il quale ha fatto e disfatto tutto ed il contrario di tutto, portandoci ad una situazione che, a pochi giorni dal (ribadisco: presunto) inizio del Forum, si presenta caratterizzata dalla più totale incertezza, ha pure la pretesa di presentarsene come il salvatore! Aggiungendo “si utilizzeranno fondi europei che fino all’ultimo centesimo andranno agli operatori culturali della città”. Bene, gli chiederemo conto anche di questa affermazione, a bocce ferme.

Cito ancora una volta Antonella Di Nocera, la quale ha affermato che “primo tra i compiti della politica èaffermare un’etica della responsabilità.”
Sarebbe bene che lo rammentasse al Sindaco, per il quale questa è sempre di qualcun’altro (chi lo ha preceduto, i poteri forti, chi rema contro…). E magari anche a se stessa.

Perchè se la crisi che stiamo vivendo, come Paese ma ancor più come città, è così profonda e drammatica quale lei stessa l’ha tratteggiata, occorre affidare l’amministrazione a chi ha la capacità di affrontarla, e l’onestà di assumersene la responsabilità. La buona fede e le buone intenzioni non bastano, tantomeno la presunzione.

Aria nuova, prima che sia troppo tardi.