Il Punto di Enrico Tomaselli: Barattoli di merda

di Enrico Tomaselli

Incredibile a dirsi, c’è ancora chi ci crede. Nostro Signore dei Magistri, l’oracolo di San Giacomo, continua a fare annunci puntualmente smentiti dai fatti, eppure ancora adesso c’è chi se la beve. (Enrico Tomaselli)

shit La lista è talmente lunga, che si rimane sopraffatti dalla noia già solo a ricapitolarla mentalmente. L’ultima in ordine di tempo era il (più volte annunciato) rimpasto di Giunta: sarebbe dovuto esserci ieri (10 maggio), ma ovviamente si è perso nelle nebbie… A dire del Nostro, ci sarebbe una lunga fila scalpitante, che non brama altro che l’onore di far parte della sua compagine; dev’essere quindi l’imbarazzo della scelta, che frena la decisione…

Di certo, nessuno oserà pensare che il rimpasto non quaglia perchè l’obiettivo del Nostro rimane sempre lo stesso (entrare nel Grande Gioco nazionale della politica), e per questo, dopo il clamoroso flop di Rivoluzione Civile, ha bisogno di riagganciare in qualche modo il centro-sinistra; un obiettivo, però, che cozza contro le resistenze del PD e di SEL ad entrare nella sua Giunta, con l’inevitabile prospettiva di fare soltanto da portatori d’acqua. Con la sinistra napoletana, i rapporti non sono mai stati idilliaci, sin dalla campagna elettorale. E luinon ha mai fatto mancare i suoi fendenti, nei confronti delle passate amministrazioni; cui ancora adesso, a due anni dall’elezione al soglio di San Giacomo, continua ad attribuire tutti i mali della città. La sua unica interlocuzione rimasta era con Pierluigi Bersani, che sfortunatamente per lui è stato travolto da un paio ditsunami successivi.
Ecco dove nasce il tête-a-tête con Andrea Cozzolino. Come ultimo tentativo di aggirare le resistenze del (o meglio, nel) PD. Interlocutore perfetto, visto che questi, a sua volta, non vede l’ora di poter rimettere in moto i consolidati meccanismi legati all’esercizio del potere locale, indispensabili nel momento in cui lacompetizione sul/nel PD campano si fa forte, il partito continua a perdere consensi, e soprattutto è andato perso il legame antico con Bassolino.

Certo, lui è quello che aveva detto “mai con Cozzolino!”; ma non vorrete stare a sottilizzare? Non starete mica aremare contro, insieme ai poteri forti, nevvero?

Magnifica metafora di come stiamo messi…

Comunque, mentre la città resta in trepidante attesa dellieto evento, cose accadono. No, no, non vi eccitate… mica il Forum delle Culture! Di quello, qualche giorno fa era stato annunciato urbi et orbi “ecco il programma”, ma questa non se l’era bevuta nessuno… si comincia il 4 di luglio, non penserete sul serio che il 4 maggio si conoscadavvero il programma!… Come ci informa il sito web della Fondazione, sono in manutenzione…
No, la novità viene dal MADRe, di cui si torna a parlare in termini programmatici, e non più (soltanto) polemici. Il museo di via Settembrini, infatti, ha presentato il programma del suo nuovo Direttore Andrea Viliani. Un programma che si è voluto proporre, anche da parte del Presidente della Fondazione Donnaregina Pierpaolo Forte e dell’assessore Miraglia, all’insegna di uno slogan accattivante: “la sovranità appartiene al pubblico”.
Naturalmente, questa sovranità non potrà che essere esercitata in modo mediato, e quindi – immagino – ciò significa che il museo riconoscerà al pubblico la titolarità più alta della propria attività. Il che porta però a due nodisuccessivi, dalla cui definizione molto dipenderà come questo intento programmatico verrà poi, nel concreto, declinato.
Il primo nodo, ovviamente, è la mediazione – innanzitutto culturale, artistica – che verrà esercitata dallo stesso Direttore.

Questo ruolo, infatti, implica non solo (e non tanto) un mediare passivo – l’essere strumento attuativo dellasovranità del pubblico – quanto un mediare attivo – scegliere laddove si colloca il punto mediano tra quanto il pubblico desidera oggi, e quanto di più avanzato gli va proposto, in vista del domani. E qui siamo al secondonodo. Cosa intendiamo, quando parliamo di pubblico? Ci si vuole riferire a chi frequenta il museo? Alla cittadinanza cui il museo fa riferimento, o ancora all’istituzione pubblica che lo rappresenta? La domanda non è da poco, e già solo tra i primi due possibili aspetti la differenza è profonda. Sarà bene, quindi, che il Direttore renda più esplicito il senso di questa affermazione; se, come ha detto, il pubblico è “il referente principale, vero e proprio co-autore del progetto museo”, vorremmo capire anche come queste belle intenzioni si traducono nel concreto. Senza assolutamente voler mettere in discussione l’effettiva volontà e buona fede, gli strumenti di cui si è parlato (l’accesso gratuito ad alcuni spazi, la lavagna dei suggerimenti, il sito www.youmadre.it – ancora inattivo – da dedicare al dialogo col pubblico) mi sembrano al momento più un ingenuo tentativo di entrare in connessione con una realtà in effetti sconosciuta.
Ci vorrà – temo – uno sforzo bel più ampio e profondo per rimettere in comunicazione il MADRe con la città di Napoli.

A margine di questa vicenda, sembra che l’antica passione cittadina per il cortile torni ad avere il sopravvento. Sembra infatti appassionare di più (l’immancabile) nuova polemica: la Fondazione Donnaregina ha diffidato Eduardo Cicelyn dall’usare il nome Casamadre per il suo nuovo progetto di galleria (ospitata negli spazi che furono di Lucio Amelio, di recente lasciati liberi da Alfonso Artiaco). A motivo della diffida, nelle parole dello stesso destinatario, sarebbe il fatto che “la parola ‘madre’ non sarebbe più disponibile sulla scena dell’arte napoletana”.
Com’è noto, ho più volte polemizzato su questo blog con Cicelyn. Ed una delle ragioni sta proprio in quello che mi appare un attaccamento morboso all’esperienza passata di Direttore del MADRe – per quanto sia difficile disconoscerne l’importanza che ha avuto nella sua storia personale. Difficile non pensare che la scelta del nome Casamadre sia dovuta a questo legame (“a pensare male si fa peccato ma di solito ci si indovina”,diceva il Divo…); del resto, lui stesso – nell’intervista rilasciata a Repubblica – parla di “andare incontro al futuro mantenendo lo sguardo rivolto al passato”. Il che mi sembra, di là dall’intenzione dichiarata, una voce dal sen fuggita… Ma ovviamente non è questo il punto. Francamente, la diffida in questione ha un sapore tra l’ingenuo ed il pervicace; tra l’illusione di poter espellere Cicelyn dalla scena, e la strenua volontà di ottenere ciò (in una guerriglia ormai francamente datata quanto superflua).
Se davvero si vuol continuare a tener viva questa querelle (ed in ciò, mi pare le parti si trovino entrambe…), lo si faccia in una aperta e tranquilla competizione. Oltretutto, la disparità di mezzi e di ruolo essendo tutta a vantaggio del diffidante…

Se, invece, ci si vuole confrontare nel merito delle questioni (e qui mi riallaccio a quanto scrivevo prima), torna utile l’ennesima stoccata dell’ex-Direttore: “chi si occupa d’arte nel nostro tempo deve avvertire la responsabilità del proprio impegno culturale, ma deve anche ricordare che non ci si può nascondere dietro le indicazioni del pubblico: la forma è l’unica morale dei linguaggi ed è il luogo che genera gli artisti”. Sono in campo due visioni opposte, e non sarebbe male si aprisse un confronto su questo, piuttosto che eludere lasostanza per concentrarsi sulle persone. E possibilmente un confronto pubblico, che abbia quindi tutti i requisiti per definirsi tale: che si svolga sulla scena pubblica, che non sia esclusivo, che abbia come farol’interesse generale, che non contempli risentimenti ed ostilità personali. E che non sia mero pour parler, che produca esiti concreti.
Anche perchè magari poi si scopre che tanto opposte non sono.
Napoli sta inguaiata, cerchiamo di risparmiarci almeno l’inutile. Proviamo ad uscire dal barattolo in cui ci hanno cacciato; la puzza di merda, alla lunga, soffoca.