Il punto di Enrico Tomaselli: Sessanta milioni di motivi

di Enrico Tomaselli

Ho sempre sostenuto che quella del “non ci sono i soldi” fosse una favoletta; certo, ce ne sono di meno che in passato, ma la questione cruciale è – come sempre del resto – come e dove vengono spesi. (Enrico Tomaselli)

piazza-del-plebiscito É di questi giorni la notizia che, grazie all’azione congiunta dell’allora Ministro per la Coesione Territoriale, Fabrizio Barca, e della Regione Campania, stanno per arrivare a Santa Lucia ben 60 milioni di euro “per il rilancio e la promozione della cultura in Campania”.

In periodo di crisi, con un settore così asfittico, si tratta di una vera manna dal cielo. Peccato che, di quei 60 milioni, ben 58 andranno a sole 9 istituzioni.

In cima alla classifica, svetta more solito il Napoli Teatro Festival, che da solo incamera ben 13 milioni. Segue il teatro San Carlo, con 12 milioni. 11 milioni vanno alla Fondazione Forum delle Culture, che dovrà gestire l’evento nel comune di Napoli. 6 alla Fondazione Donnaregina, per il Museo MADRe, e 5 alla Scabec, che gestirà il Forum nei siti UNESCO della Campania. 4 milioni ciascuno, per il Giffoni Film Festival e per il Progetto Ravello. Infine, due milioni vanno al teatro Mercadante, ed uno al Trianon.

Come si vede, la stragrande maggioranza dei fondi sono concentrati su Napoli (solo 13 sono destinati altrove), ed a fare la parte del leone è il teatro, con 28 milioni complessivi – di cui 15 saranno in mano al solito Luca De Fusco, nuovo ras del teatro partenopeo.

Contemporaneamente, si apprende che la Corte dei Conti ha aperto un’indagine sulla gestione contabile dellaFondazione Forum. A conferma, appunto, che il nodo vero è sempre quello: come e dove si spendono i soldi pubblici. Sfortunatamente, questi sembrano una lepre irraggiungibile: i controlli arrivano sempre a posteriori, quando i soldi sono già stati spesi, e se va bene si riesce ad individuare qualche responsabilità, ma intanto i fondi hanno preso il volo…

La scorsa settimana, provavo a tracciare una sintetica mappa delle questioni aperte con cui dovrà confrontarsi il neo-assessore Nino Daniele. Forum, PAN, Mercadante, biblioteca Marotta e collezione De Simone, uso degli spazi pubblici. E subito esplodeva la querelle su Piazza del Plebiscito, con lo scontro tra il Sindaco De Magistris ed il sovrintendente Cozzolino.

É chiaro comunque che la questione vera, centrale, è l’impostazione che si vuole dare alla politiche pubbliche in campo culturale. L’imprinting del Sindaco, che su questo come su tutto esercita un controllo verticale ed accentratore, è stato ed è l’esatto contrario di quanto aveva promesso in campagna elettorale: allora diceva che avrebbe abbandonato la politica dei grandi eventi, una volta eletto non ha fatto altro che questi. Del resto, loscarto, se non il vero e proprio rovesciamento, tra promesse elettorali e politica effettiva, è tutto sommato lacifra identificativa della sindacatura De Magistris. Anche se, gli va riconosciuto, in una cosa è stato coerente con gli impegni: scassare, ha scassato...

Come ho detto, il rimpastino della Giunta è una mera operazione di lifting, e quindi difficile aspettarsi grandi novità. Resta da capire quanto (e se) possa incidere lapersonalità dei nuovi assessori, quanto possa introdurre – pur all’interno di un quadro predeterminato – un qualche cambiamento. Mi piacerebbe che l’assessore Daniele marcasse un cambio di passo, quantomeno nel modo in cui affronta i problemi. Piacerebbe sentire le sue idee, in termini generali, e sui temi più caldi. Certo l’esordio su Piazza del Plebiscito non è stato dei più entusiasmanti.

Ma, tanto per cominciare, sarei curioso di conoscere (e certo non solo io…) il programma del Forum delle Culture, ed il nome del Direttore. Vorrei sapere come si pensa di spendere quegli 11 milioni, e da chi, econ quali criteri, sono stati scelti gli eventi in programma. E naturalmente, vorremmo sapere come si procederà all’assegnazione degli appalti per la logistica...

Mi piacerebbe sapere cosa ne pensa della trasformazione de facto del PAN, che ormai ha cessato di essere Palazzo delle Arti per divenire più genericamente Palazzo delle Esposizioni; anzi, suggerisco che anche l’acronimo venga adeguato: PENa sarebbe più aderente alla realtà...

Vorrei sapere se pensa di incontrare l’avvocato Marotta ed il maestro De Simone, e per dirgli cosa. Se pensa – e come – di affrontare il nodo della gestione sovrapposta (e sovraesposta) del teatro napoletano, con De Fusco che controlla le due massime istituzioni, e ne fa un discutibile uso personalistico.

Se e come conta di affrontare la grande questione degli spazi pubblici, e di come utilizzarli per dare ossigeno all’economia cittadina – e magari cercare anche di frenare la fuga dei cervelli più creativi.

Mi piacerebbe capire se ritiene di farlo a partire dalle stanze di Palazzo San Giacomo, o se invece aprirà un confronto con gli operatori culturali. Se saprà dare ascolto, o si limiterà a prestare orecchio.

Non mi arrendo. Non ancora. Non del tutto. Continuo a pensare che sarebbe possibile fare altro, ed altrimenti. Continuo a pensare – ed a sperare – che tutto questo abbia un senso, che ci sia una via d’uscita. Che oltre il tunnel, per quanto lungo sia, torni la luce.

Per questo, continuo a fare domande che rimangono senza risposta. A lanciare provocazioni che non vengono raccolte. A sperare che le tante voci che si levano, possano divenire coro, e tutte insieme essere così fragorose da incrinare le mura dentro cui si barricano – arroganti e spaesate – le classi dirigenti locali.

Si racconta che Camilo Cienfuegos, uno degli eroi della Rivoluzione Cubana, nel corso di un combattimento con l’esercito di Batista ribattesse all’invito ad arrendersi gridando: “que se arinda tu abuela!” * Siamo ancora in tanti, ad essere animati da questo spirito. Non lasciamo, dunque, che siano gli altri a prevalere.

“che si arrenda tua nonna!”