Il Punto di Enrico Tomaselli: Scandali al sole

di Enrico Tomaselli

Prima o poi, tutti i nodi vengono al pettine. E non c’è balsamo arancione che possa scioglierli. (Enrico Tomaselli)

scandalo-al-sole Premetto che, nella sceneggiata tra contrapposti giustizialistigarantisti, io sto da un’altra parte. Chè oltretutto, per molti si tratta di casacche intercambiabili, in base al soggetto cui ci si riferisce all’occasione.

Penso che, al di là di quanto attestato da sentenze, ogni inchiesta giudiziaria apra comunque uno spiraglio di verità, e che il giudizio espresso in quella sede non necessariamente debba equivalere al giudizio politico che può emergere dai fatti portati alla luce.

Fatta questa premessa, provo a tentare un ragionamento su quanto sta accadendo in città negli ultimi tempi.

Dove, in un crescendo anche mediatico, sono state avviate tre inchieste su passaggi importanti nella vita recente di Napoli: Forum delle Culture, buche stradali (indagati il Sindaco e l’ex-assessore Anna Donati),America’s Cup. Nell’interludio tra l’una e l’altra, la polemica – significativa – su Piazza del Plebiscito, a seguito del concerto di Bruce Springsteen.

Per quanto riguarda le inchieste, e soprattutto per l’ultima, ne sapremo a suo tempo gli esiti – salvo eventualmente criticarli nel merito. Ciò che invece mi interessa è, a partire da ciò che (anche attraverso le inchieste) viene alla ribalta, fare un ragionamento politico sulla città.

É fin troppo evidente che siamo ad un punto di svolta, nell’ambito della sindacatura De Magistris. Come dicevo prima, i nodi vengono al pettine. E ovviamente non sto parlando di (eventuali) responsabilità penali, relativamente alla gestione della cosa pubblica, ma di responsabilità politiche.

C’è stato – e c’è – uno scarto profondissimo tra le belle parole, i peana rivoluzionari in 140 caratteri, le affermazioni roboanti (per quanto fatte con sincera convinzione), e la realtà di questi primi due anni di amministrazione.

Di là dalla predicata partecipazione – di cui del resto da Palazzo San Giacomo non si parla quasi più – la realtà effettuale del governo della città è quella dell’uomo solo al comando: guai a contraddire il Sindaco, che ritenendosi investito di una mission sacré non accetta critiche. Ne sanno qualcosa svariati suoi collaboratori, scaricati senza complimenti al primo accenno di dissenso.

Nonostante la reiterata dichiarazione di essere dalla parte del popolo (sic!), la base sociale dell’amministrazionearancione sembra fondarsi esclusivamente su due pilastri,dal sapore alquanto borbonico: da un lato, questo generico popolo, ammansito con spettacoli di piazza e lusinghe verbali, dall’altro alcuni potentati economici cittadini (D’Amato-Faraone Mennella, De Laurentiis, Romeo…). Quella parte più preparata, consapevole e disinteressata della città, che lo aveva appoggiato nella sua corsa alla poltrona di Sindaco, si è da tempo allontanata, delusa e mal considerata.

Il Sindaco ama gonfiare il petto (ed i fatti…), menando vanto di questo e quest’altro, ma rifuggendo sempre da qualsivoglia responsabilità. A lui i meriti, agli altri le colpe. Ma poiché, sfortunatamente, lo scarto più grosso è quello tra l’idea che ha di se stesso e la realtà, tra le sue ambizioni e le proprie capacità di realizzare, negli ultimi due anni Napoli è passata dalla padella di un riformismo inceppato alla brace di 100 rivoluzioniannunciate e nessuna compiuta.

La gattopardesca operazione di maquillage alla Giunta, fallito l’obiettivo di coinvolgere il PD, è solo una cartina di tornasole di come l’amministrazione annaspi tra mille difficoltà, senza sapere più come affrontarle. E – notaa margine… – il fatto che la nuova maggioranza al Consiglio Comunale veda l’entusiastica adesione dell’UDC, fa definitivamente giustizia di qualsivoglia pretesa rivoluzionaria

La questione centrale – ancora e sempre – non sono le difficoltà, che pure ci sono, di governare una città complessa come Napoli, e di farlo in una situazione di grave dissesto economico. La questione è l’assoluta mancanza di un’idea di città, verso cui orientare l’azione di governo. E, ovviamente, di una squadra di governo convinta e coesa, capace di operare per realizzarla, e delle necessarie cinghie di trasmissione tra questa e la città, capaci di mettere in atto la comunicazione bidirezionale tra amministratori ed amministrati (quel che dovrebbero fare i tanto deprecati partiti).

Essendo del tutto priva di questi requisiti, l’amministrazione comunale galleggia sulla superficie della città, non ha un vero legame con alcun tessuto sociale, non sa fare squadra e si affida in tutto e per tutto alle ideeestemporanee del sindaco – il quale preferisce di gran lunga le luci della ribalta, e quindi opera principalmente in funzione di queste.

Ed è precisamente in questo vuoto programmatico, che trovano poi lo spazio per venire alla luce le contraddizioni più stridenti, i nodi più ingarbugliati. E da qui che viene la spinta che fa saltare il tappo, che porta – ad esempio – una figura a dir poco controversa come il fratello del Sindaco, mero collaboratore-consulente dello stesso, a polemizzare pubblicamente con una figura istituzionale come il Sovrintendente Cozzolino.

Se qualcuno ha mai pensato che il rimpastino della Giunta rappresentasse un giro di boa, farà bene a disilludersi, è solo un inutile giravolta. Nulla è cambiato perchè nulla può cambiare. Non con questo Sindaco, che possiede ego ed ambizioni smisurate, ma difetta di visione politica. Non con questa Giunta, che come la precedente si raggruma non intorno ad un programma ma intorno ad un uomo. Non con questi partiti, ormai tutti, indistintamente, allo sbando e trasformati di fatto in comitati d’affari e/o potentati locali.

Non con questa città, verrebbe da dire, ormai fiaccata nello spirito, delusa, frustrata, rassegnata.

Lontana nel tempo e nelle speranze la stagione delle bandane, oggi volano gli stracci.