Afghanistan. Feriti due militari italiani: ‘stranamente’ quasi nessuno ne ha parlato

di Anna Laudati

Che differenza c'è tra un modo di morire e un altro? Morti al fronte, morti bianche, morti uccisi, morti. Lo Stato presenzia ai funerali solo in alcune occasioni. Perché? (Francesco Fulcoli)

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Ieri, 5 novembre 2010, si è consumato un altro tentato delitto ai nostri soldati in Afghanistan. Ma alcune agenzie si sono guardate bene dal battere la notizia perché ormai va di moda che se si parla di Militari subito arrivano i facinorosi di turno, senza arte ne parte che ragionano per sentito dire, ad insultare i poveri mal capitati iniziando la solita litania “pro” morti Bianche, sostenendo, senza una logica, l’ingiustizia e la disparità di trattamento fra i due casi. Partendo dal presupposto che come diceva Totò “i muort so tutt ugual!” (i morti sono tutti uguali!) ricostruiamo quanto accaduto.

Ieri due militari italiani sono rimasti feriti nell'esplosione di un ordigno piazzato lungo una strada. Lo Stato maggiore della difesa ha subito precisato che fortunatamente i due militari non erano gravi. L'ordigno era di stessa manifattura di quello dell'attentato del 9 ottobre scorso, in cui persero la vita quattro alpini.

 L'esplosione è avvenuta nella provincia di Herat. L'attentato, secondo quanto si è appreso dal comando del contingente italiano è avvenuto intorno alle 13 locali (le 9.30 in Italia). Mentre percorreva la famigerata Zeerko Valley, un convoglio composto da dieci blindati Lince è stato investito da una esplosione che ha danneggiato due dei Lince ferendo i militari sulla torretta. I due feriti, entrambi del Quinto Reggimento di Vipiteno sono stati subito soccorsi e trasportati all'ospedale militare da campo di Herat. Fortunatamente i malcapitati militari hanno personalmente avvisato le famiglie dell'accaduto.

Come si dice: tutto è bene quel che finisce bene … in guerra! Il problema semmai è da tutt’altra parte! Dove si predica continuamente odio e violenza contro persone che fanno il loro dovere sperando di portare al di là di una dittatura un popolo fatto di donne bambini e brava gente. In Italia orami è diventato un mal costume inferire contro i nostri soldati impegnati in missioni di pace, e la cosa peggiore e che si infierisce con più rabbia quando perdono la vita. E subito giù di li, sulla rete, link contro lo stato che partecipa solo ai funerali dei soldati e non a quelli dei morti su un cantiere.

La differenza è bene che venga spiegata una volta per tutte senza remore ne paura. La differenza c’è ed è anche sostanziale, ma non riguarda l’uomo in quanto essere umano ma le scelte che fa. Perché questa differenza? Perché l’uomo in quanto tale è uguale ad altro uomo e merita la stessa attenzione da parte di stato, media e opinione pubblica; sono però le sue scelte a renderlo diverso agli occhi del mondo.

Un soldato che muore in guerra, muore per la sua passione nel darsi, nel creare un piccolo angolo di Paradiso in un inferno di piombo; mani amiche che vengono a riscaldare, una carezza sul viso provato, alleviare una pena, far credere e sperare che c'è ancora del buono intorno per quel tempo che sembra non passare, rendendo non poi così lungo il giorno. Angeli assoldati che semplicemente aiutano, con dolci parole, angeli sottoposti ad estenuanti prove, mai stanchi, che volano intorno, proteggono, sorreggono corpi stanchi, li tengono stretti e tutti si affidano alle loro mani. Quando ci sono, si dorme sicuri anche nel dolore, tanto c'è comunque quell'Angelo a vegliare il sonno, lo senti vicino e la notte è veloce; passano le ore.

Un angelo assoldato sa aspettare, ma sa anche piangere; Un angelo sa morire, ma sa anche risorgere; Un angelo sa mentire, quando nel suo dire riconosce il tuo dolore; un angelo sa sorridere nell'offrirti il suo unico cuore; un angelo sa giocare nel farti scoprire il suo paradiso; un angelo sa amare, e nel fuoco di uno sguardo riscaldare il freddo intorno; un angelo sa piangere, e l'eco del suo dolore lo sussurrerà il vivere; un angelo assoldato sa negarsi, quando nella privazione vedrà la tua salvezza; un angelo sa essere dolce nel pretendere dolcezza; un angelo sa essere giusto; un angelo sa sfiorare le giuste note del cuore; un angelo sa guardare, nel cogliere i colori che ancora non si possono scorgere; un angelo assoldato sa ascoltare le parole che ancora nessuno ha proferito; un angelo sa assomigliarti; un angelo accarezza il volto per medicare l'animo. Un angelo assoldato combatte per la pace e muore per una guerra non sua.

Un cantiere non è un fronte! Non si muore per donarsi, non si muore per amare, non si muore per un angolo di paradiso, non si muore per la pace e il sorriso di un bambino; su un cantiere si muore per negligenza, imprudenza o imperizia. Su un cantiere si muore perché non sì è fatto nulla per evitarlo! Si muore perché chi doveva controllare non lo ha fatto e chi doveva protestato ha desistito “tanto non succede nulla”!

Allora iniziamo a scindere la disgrazia da tutto il resto! E spieghiamo il significato di negligenza, imprudenza ed imperizia; la prima si verifica quando si trascura una regola di condotta, l’imprudenza si ha quando viene trascurata una regola che impone di astenersi dall’agire in quel determinato modo perché pericoloso, l’imperizia si ha quando si tenta di fare qualcosa per la quale non sì ha ne la qualifica ne le capacità per farla!

C’è qualcosa di diverso allora fra una morte bianca e la morte di un soldato che non riguarda l’uomo ma la sua scelta! Di certo, loro, alla corte del Signore si spoglieranno di tale scelte e saranno solamente uomini. A noi invece non resterà che la preghiera e la possibilità di cambiare il mondo

Se si capirà tutto ciò allora si riconosceranno angeli, tutti gli uomini che avranno cercato nel vivere; le loro ali fra sorrisi e germogli di comprensione. Se si capirà tutto ciò ogni angelo schiuderà al cielo le proprie ali non prima d'aver compiuto il suo sacro vivere. Se si capirà tutto ciò ogni angelo vedrà nella vita umana, la veloce corsa di una cometa, la cui lunga scia di luce, perdurerà oltre il tempo; rinnovandosi di generazione in generazione, accrescendo ed illuminando la consapevolezza dell'uomo del domani, sino a condurlo fiero, al tempo dei sorrisi, dove ogni cosa tornerà a risplendere. Allora bisogna capire che ogni uomo è solo un angelo scalzo, che solo dopo aver implorato al cielo i suoi calzari, riavrà in cambio le proprie ali. 

Ccà dinto,'o vvuo capi,ca simmo eguale?...
...Muorto si'tu e muorto so' pur'io;
ognuno comme a 'na'ato é tale e quale".

(da “la livella” di Antonio De Curtis detto Totò)