Edimburgo. “No ifs, no buts, no education cuts” Esplode la rabbia dei giovani

di Anna Laudati

Continua in tutto il Regno Unito, Scozia compresa, il grido di dissenso degli studenti contro il drastico aumento delle tasse universitarie previsto dal Governo Cameron, e per le strade della capitale incalza la protesta al grido di “no ifs, no buts, no education cuts”, no ai tagli all’educazione, senza se e senza ma. (Alessandra Campanari)

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Per la prima volta, dopo decenni, gli studenti di tutta la Gran Bretagna si sono trovati compatti nel ribadire il loro no all’aumento delle “tuition fees” (tasse scolastiche) e ai tagli all’educazione. Alla base della protesta la convinzione che la riforma avrà un effetto devastante per l’istruzione superiore e i servizi pubblici, con forti ripercussioni sulle generazioni avvenire e sulle persone provenienti da contesti meno privilegiati, ampliando così il divario tra ricchi e poveri.

Ci sono alternative per ridurre il deficit nazionale, affermano gli studenti, convinti del fatto che, contrariamente a ciò che il governo ha promesso, i tagli nel settore dell’istruzione e servizi si riveleranno, in realtà, ancora più dannosi per l’economia nazionale. Ecco perché centinaia di attivisti, tra ieri e oggi, hanno scosso la capitale scozzese, organizzando una marcia di opposizione di massa attraverso il centro della città. Circa 220 studenti, allievi e sostenitori hanno allestito un sit-in di protesta fuori dal quartier generale dei democratici liberali scozzesi a Haymarket, bloccando il traffico e costringendo il personale a evacuare in un altro luogo.

La manifestazione si è svolta pacificamente tra canti, slogan e prese di coscienza. Rivelatesi infondate, quindi, le paure legate allo sfociare di un’eventuale violenza. Solo una grande rabbia, una percettibile paura per un futuro che appare sempre più precario e sempre meno luminoso. “Nick Clegg (Liberal Democratico, vice primo ministro del Regno Unito) ci ha pugnalato alle spalle”, dichiara Emma Paxton, 17 anni “e si restringe sempre più la nostra possibilità, nonostante le capacità, di poter andare all’università, di potercelo permettere”, “Non credo che gli studenti voteranno per i Liberal Democratici nelle prossime elezioni”.

È la voce della gioventù a parlare, una voce che dall’Inghilterra alla Scozia, e così lungo tutto lo stivale italiano, si alza unita, all’unisono, a combattere per i propri diritti, nonostante differenze linguistiche, culturali, politiche e sociali. Un nuovo Maggio Francese, un nuovo ’68 o forse semplicemente la voce di una generazione stanca di essere definita apatica, apolitica, egoista e socialmente disinteressata. In risposta allo slogan usato dai movimenti di rivolta francesi nella Parigi del maggio-giugno 1968 “Sois Jeune et tais toi” (sii giovane e taci) i nostri ragazzi si alzano, oggi, ribadendo la loro voglia di parlare, di essere ascoltati da una società che, molto spesso, li vuol far tacere, che vuol rinnegare il loro pensiero, forse perché non interessante o forse proprio perché troppo pericoloso.