Oggi all’esame della corte costituzionale il legittimo impedimento. Giovedi’ il verdetto

di Katia Tulipano

Intanto domani la Consulta sarà chiamata a decidere su sei referendum, tra cui quello proposto da Idv per l’abolizione della legge sul “Legittimo impedimento”. (Katia Tulipano)

giustizia_04

Si è riunita oggi nel Palazzo della Consulta la Corte Costituzionale per esaminare il “Legittimo impedimento”. Il provvedimento congela-processi fortemente voluto da Silvio Berlusconi è da oggi al vaglio dei 15 giudici della Corte Costituzionale. Alle 9.30 di questa mattina il neoeletto presidente della Consulta Ugo De Siervo ha dichiarato aperta l’udienza pubblica in cui si è discusso della legittimità costituzionale della legge n. 51 dell’aprile 2010 che prevede uno “scudo” di 18 mesi per il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi dalla ripresa dei tre processi Mills, Diritti Tv Mediaset e Mediatrade, che lo vedono rispettivamente imputato per corruzione in atti giudiziari, frode fiscale e appropriazione indebita.

In realtà l’udienza era fissata per lo scorso 14 dicembre, ma è stata spostata ad oggi per la sovrapposizione della stessa con il voto di fiducia al Governo previsto in Parlamento nella stessa data. Ad aprire i lavori il giudice relatore Sabino Cassese, con il compito di sintetizzare, di fronte ai legali del Presidente del Consiglio Niccolò Ghedini e Piero Longo e gli avvocati dello Stato Michele Di Pace e Maurizio Borgo per conto della Presidenza del Consiglio, i motivi che hanno spinto i giudici milanesi a presentare ricorso alla Corte Costituzionale.

Più da vicino, essi lamentano il contrasto della legge in discorso con gli artt. 138 e 3 della Cost. Configurando una presunzione assoluta di impedimento, la L. n. 51 prevedrebbe un’immunità per il Presidente del Consiglio, per la quale sarebbe stata necessaria una norma di rango costituzionale e non ordinario. Inoltre, nel contemplare una serie amplia ed indeterminata di attività del premier e dei ministri, il “Legittimo impedimento” sottrae al giudice il “potere-dovere di verificare l'effettiva sussistenza dell'impedimento" (violazione art. 138 Cost).

Lo “scudo” si traduce, inoltre, in una "causa automatica di rinvio del dibattimento sproporzionata rispetto alla tutela del diritto di difesa", violando palesemente il principio di eguaglianza cui all’art. 3 della Costituzione. Ma la questione è ormai annosa, infatti, con ragione, la Corte costituzionale nelle due sentenze sui ‘lodi’ (Schifani e Alfano) ha già negato che l’esigenza di tutelare il “sereno svolgimento” delle funzioni pubbliche, “pur apprezzabile”, possa prevalere su valori fondamentali di ‘superiore livello’ come il principio della parità di trattamento di fronte alla giurisdizione che è alle “origini della formazione dello Stato di diritto” (sent. 24/2004 e 262/2009).

Applicandosi solo ai titolari delle alte cariche (per reati comuni anche precedenti), la norma è dunque “derogatoria rispetto al regime processuale comune” creando “un’evidente disparità di trattamento” rispetto a tutti gli altri cittadini che svolgono attività altrettanto impegnative e doverose. La continuità fra la catena di leggi è chiara: di “sereno svolgimento” delle funzioni come giustificazione della sospensione dei processi si parla nella relazione alla legge del 2008, così come se ne parlava nel 2003 e nell’ultima legge (n. 51 del 2010) sulla quale la Corte costituzionale deve ora pronunziarsi.

È differente dalle precedenti? Può uscire indenne dal controllo di costituzionalità? A parte il nome diverso, “Disposizioni in materia di impedimento a comparire in udienza”, la sostanza non cambia. Il verdetto ci sarà giovedì. Tre i possibili esiti: incostituzionalità, costituzionalità o parziale incostituzionalità. Ma da più parti si ipotizza una soluzione di “compromesso”. In pratica una sentenza interpretativa di rigetto che confermerebbe lo “scudo”, ma lascerebbe ai singoli giudici il potere di decidere circa la sussistenza o meno dell’impedimento, ossia di individuare di volta in volta la “giustificazione” dello stesso, così come può fare per ciascun imputato. Così interpretata la legge diverrebbe del tutto inutile, inservibile come “scudo”.

Intanto domani la Consulta sarà chiamata a decidere su sei referendum, tra cui quello proposto da Idv per l’abolizione della legge sul “Legittimo impedimento”.