UN MONDO DISEGUALE: povertà e squilibri in vista della ripresa economica

di Sara Pulvirenti

“Il mondo è sempre più complesso ed interconnesso, ma assistiamo ad un’erosione dei valori e dei principi comuni”. Queste le parole di presentazione sul sito ufficiale del 41° Forum Economico Mondiale di Davos, tenutosi nella cittadina svizzera tra il 26 ed il 30 gennaio. (Sara Pulvirenti)

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Questo approccio etico da parte dei “potenti della Terra” potrà sembrare strano, ma nei fatti quello di cui si è parlato in questa quattro giorni elvetica ha travalicato le classiche valutazioni di macro economia, andando a fotografare la situazione sociale del nostro pianeta: aumentano le disparità economiche e le governance sono messe in crisi un pò ovunque, anche laddove vantano una tradizione ed una stabilità radicate nella storia.

 Il Forum ha visto la partecipazione di esponenti di rilievo delle scena politica, sociale ed economica globale: il premier russo Medvedev, quello francese Sarkozy, quello inglese Cameron e quello tedesco Merkel, i principi di Belgio e Norvegia, imprenditori del calibro di Bill Gates e Oleg Deripaska, il presidente della Banca Centrale Europea, Jean Claude Trichet, arrivando fino al cantante Bono degli U2, solo per citarne alcuni. L’Italia è stata rappresentata del Ministro Tremonti e da una schiera di imprenditori e banchieri. 

A detta degli intervenuti i rischi che minacciano il ventunesimo secolo sono quelli legati al cibo, alle fonti energetiche ed all’acqua. Non è un caso se un giornale di un paese in forte crescita come il The Economic Times di New Delhi, una delle testate indiane più rilevanti, attraverso il suo editorialista Sudeshna Sen, prevede per i prossimi anni disuguaglianze sempre più grandi in grado di scatenare tensioni sociali sempre più rilevanti. E se si guarda all’attualità ed agli scontri nel Mediterraneo (Egitto, Tunisia, Albania, Algeria) forse queste parole sembrano purtroppo meno futuristiche. 

Attualmente si può parlare di un “futuro tripolare”, cioè di un tessuto economico basato su tre grandi poli: i paesi emergenti (Cina e India su tutti), gli Stati Uniti e l’Europa. Se i primi crescono ad una velocità doppia (a volte anche tripla) rispetto agli altri, l’America regge il colpo, crescendo due volte tanto l’Europa, vero fanalino di coda dell’economia mondiale. E’ infatti proprio la zona euro l’area più debole del pianeta che vede nella sola Germania l’unico vero slancio verso il superamento completo della crisi. 

Ma proprio dai paesi europei, arrivano i primi segnali importanti di ripresa: l’euro ha retto l’effetto delle crisi greca e irlandese ed il sistema bancario internazionale, considerato da molti il vero responsabile della cristi devastante avviata nel 2008, è finalmente consapevole della necessità di regole condivise. Esemplificative le parole dell’amministratore delegato di Barclays, Bob Diamon “molte cose sono cambiate negli ultimi tre anni e dobbiamo ringraziare le banche centrali, i ministri finanziari e i regolatori che hanno operato per salvare il sistema"

A Davos quindi grandi nomi e grandi temi, forse però con un solo vero grande assente: il mondo giovanile. L’unica traccia si è vista (purtroppo) all’esterno dove un gruppo di ragazzi è stato protagonista di scontri durante una manifestazione di protesta contro il capitalismo. E’ possibile che l’unico spazio a disposizione sia sempre e comunque quello dei tafferugli di piazza e del disagio urlato? Forse l’erosione dei valori, di cui si faceva cenno all’inizio, è davvero già iniziata?

Forse no, o almeno forse non è inevitabile, visto che un gruppo di quattordici capitani di industria indiani ha scritto una lettera aperta al proprio governo dichiaraandosi “preoccupati dal deterioramento del sistema di valori della nazione”, citando la corruzione che dilaga ovunque nel paese. E visto anche che in Italia, più o meno un anno fa, la Confindustria ha adottato una delibera che obbliga gli imprenditori vessati dalla mafia a sporgere denuncia, pena la sospensione o l’espulsione dall’associazione.