Pessimisti e depressi? Una questione di geni

di Francesca Antonella Langella

Secondo i ricercatori dell’Università del Michigan, la causa degli stati depressivi e di un atteggiamento pessimistico e negativo nei confronti della vita è da attribuire ai livelli di una molecola del nostro sistema nervoso. (Francesca Antonella Langella)

pessimismocani

Pessimismo e depressione: è tutto scritto nei geni. Secondo un recente studio svolto dall’Università del Michigan, infatti, sembra che i soggetti che presentano una bassa concentrazione del Neuropeptide Y , un polipeptide diffuso nel sistema nervoso, siano più predisposti a vivere con difficoltà le situazione stressanti, incappando in stati di acuto pessimismo e negatività, con conseguente vulnerabilità alla depressione. 

Le ricerche, pubblicate dall’Archives of General Psychiatry, si sono svolte sottoponendo ad una risonanza magnetica un campione di pazienti volontari, a cui sono state presentate delle immagini contenenti parole neutre e altre con significato negativo o positivo. Di fronte alle parole negative, i soggetti con basso livello di NPY, hanno manifestato una maggiore attività della corteccia prefrontale, interconnessa con strutture coinvolte nei processi di memoria e nelle emozioni. 

Lo studio è proseguito con l’analisi delle reazioni emotive in base al dolore. E’ stato iniettato un quantitativo di soluzione salina nella mandibola dei pazienti, provocando un lieve dolore per qualche minuto. Anche in questo caso, i soggetti che presentavano minori livelli della molecola NPY hanno reagito in modo molto più negativo, restando emotivamente più colpiti, sia prima dell’iniezione, in previsione del dolore che avrebbero provato, sia dopo, riflettendo sull’esperienza trascorsa. 

Le analisi si sono evolute anche sui pazienti affetti da depressione: come ci si aspettava, le persone prese in esame hanno dimostrato un genotipo a bassa espressione di Neuropeptide Y. “Queste caratteristiche genetiche – afferma Brian Mickey, professore a capo del progetto - possono essere misurate in ogni persona. Ci auguriamo che ci possano guidare verso una valutazione del rischio individuale per lo sviluppo di depressione e ansia”. 

Gli esiti dello studio dimostrano che la ricerca scientifica continua a fare passi da gigante, generando risultati importanti su disturbi e patologie attualmente molto comuni. La prospettiva di una scienza che riesca a migliorare la nostra quotidianità è sicuramente la più allettante, per quanto faticosa da realizzare, ma l'Università del Michigan sta aprendo uno spiraglio in questo senso. Noi, dal canto nostro, non possiamo far altro che essere ottimisti!{jcomments on}