Libia: atto finale?

di Anna Laudati

Dopo dieci giorni di scontri, si delinea in Libia uno scenario che sembra presagire la soluzione democratica. Dopo lo scioglimento del trattato di amicizia italo-libica, l’Onu prepara sanzioni ingenti per Gheddafi, accusato di crimini contro l’umanità. (Chiara Matteazzi)

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Ieri le strade apparivano calme a Tripoli. I forni hanno riaperto i battenti, e lunghe file di clienti si sono ammassate al loro esterno. Sembrava un sabato come tanti. Ma i mercenari, poco lontano, continuano a sparare. Non inganni quindi questa finta quiete, specchio per le allodole dietro il quale si nascondono il sapore della libertà e della democrazia, che da mesi sembra proprio aver piantato le tende nel Maghreb, e che anima da dieci giorni la Libia. 

Se nelle strade di Tripoli infatti la situazione appariva tranquilla, ed è stata volutamente filmata come prova della forza del regime e della debolezza della rivolta, non si racconta la stessa storia nel resto del Paese. Per ovvi motivi, le notizie che ci pervengono non sono sempre del tutto attendibili, ma sembra che siano molte le città in mano ai manifestanti.

Il dispiegamento di mercenari da parte del rais è ingente, le violenze continue. Addirittura i militari preleverebbero i feriti negli ospedali e negli ospedali per fare sparire i loro corpi e con essi la prova delle atrocità in atto. Tutto questo testimoniato da riprese amatoriali, mentre il figlio del rais nega categoricamente che ci siano dei mercenari a servizio del regime. 

Venerdì 25 febbraio Gheddafi ha parlato pubblicamente nella Piazza Verde di Tripoli, invitando i suoi fedelissimi a stare uniti e continuare a combattere per difendere il Paese. Le sue sono state parole forti, che hanno volutamente fatto leva sul senso nazionalistico dei suoi sostenitori. “Combatteremo per la terra di Libia”, ha urlato, aggiungendo che gli oppositori saranno sconfitti così come è stato sconfitto il colonialismo italiano. “se c’è qualcuno che non ama Muammar Gheddafi, costui non merita di vivere!”, ha infine dichiarato. 

Ma le sue parole non possono smentire i fatti. Né quelli che quelli che stanno avvenendo nel suolo libico, né quelli che stanno prendendo piede sul piano internazionale. È di ieri la dichiarazione da parte del Ministro La Russa della sospensione del trattato di amicizia italo-libico, sottoscritto nel 2008. Inoltre, Ban Ki-Moon ha chiesto al Presidente del Consiglio Berlusconi “un ruolo attivo per una azione decisiva”.

Nel frattempo l’Onu si è detto pronto a votare le sanzioni contro la Libia per le violenze commesse contro i manifestanti, e il progetto di risoluzione presentato dai Paesi occidentali prevede che Gheddafi possa essere portato davanti alla Corte penale internazionale (Cpi) per crimini contro l'umanità. Il progetto di risoluzione prevede un ampio spettro di sanzioni, tra cui l'embargo sulle vendite d'armi alla Libia, il divieto di espatrio per Gheddafi e il congelamento dei suoi beni.

Persino l’ambasciatore francese Gerard Araud si è detto piacevolmente sorpreso nel constatare un tale grado di accordo tra i membri del Consiglio, accordo che si auspica venga messo in pratica al più presto. Dunque dopo dieci giorni di scontri sembra intravedersi uno spiraglio di luce per il popolo libico. I prossimi giorni ci daranno le risposte, quel che è certo è che quello che sta avvenendo sarà consegnato alla storia.