Cina. Traffico di organi: un giovane vende un rene per un Ipad2

di Katia Tulipano

Si, è proprio vero, un cinese, uno studente di 17 anni,  ha venduto un rene a 20.000 yuan, per acquistare un Ipad2! Un episodio che lascia sgomenti  e che denuncia un' emergenza grave rappresentata dal traffico degli organi in Asia, e lo stato di schiavitù psicologica dei giovani nei confronti dei beni di lusso, simboli di uno status sociale cui devono appartenere a tutti i costi. (Katia Tulipano)

apple_ipad2_anteprima11 A riportare l’accaduto sono state diverse testate tra cui anche il britannico Daily Telegraph che cita una TV cinese, Shenzhen TV, e fa il nome, solo quello per ragioni di privacy, del giovane protagonista della vicenda. Si tratta di un cinese di 17 anni, Anhui, uno studente privo del denaro sufficiente per acquistare l’ iPad 2. Anhui, deciso ad impossessarsi del telefonino a tutti i costi, si è messo a fare una ricerca su Internet per trovare il modo di ottenerlo. Reperito un "agente" specializzato in acquisto di organi ha ottenuto, in cambio della donazione del suo rene, un’offerta di 20.000 yuan, pari a circa 2150 euro e un’appuntamento per il 28 di aprile, giorno in cui il ragazzo sarebbe stato sottoposto ad un intervento chirurgico per l’asportazione del suo organo.

Ad accorgersi dell’accaduto è stata la madre che ha visto il giovane tornare a casa con un laptop e un iPhone ma soprattutto in condizione fisiche non buone; in conseguenza dell’intervento chirurgico infatti, il ragazzo era fortemente debilitato. Interrogato su cosa fosse accaduto la madre ha ascoltato inorridita quanto il figlio gli ha raccontato: «Volevo un iPad 2 e ho venduto il rene. Poi ho deciso di comprare un iPhone e un computer al posto dell’iPad»

La vicenda, come accennato, pare confermata anche da alcuni rapporti stilati presso la stazione di polizia locale del paese dove risiede Anhui che ha ricevuto una denuncia da parte della madre del giovane. Alcuni media hanno anche approfittato dell’occasione per lanciare un attacco al materialismo rampante che dilaga in Cina e che porta i giovani ad atti del tutto sconsiderati come quello appena citato.

Per altro in Cina il traffico di organi con prelievi da persone più o meno consenzienti non è un caso isolato; ogni anno nel paese asiatico il fabbisogno di interventi di trapianto ammonterebbe a un milione ma gli organi disponibili sarebbero, sempre ogni anno, non più di 10mila. Il mercato nero, in cui sono coinvolti intermediari, medici e funzionari governativi corrotti, è alimentato anche dall’estero; la TV giapponese ha raccontato, come riportato dal Daily Telegraph, che lo scorso anno un "turista dei trapianti" ha pagato circa 70mila euro per avere un nuovo rene.

Stupore ed incredulità sono le prime reazioni che si provano nell’apprendere questa notizia, sensazioni che però subito vengono sostituite dall’amarezza nel constatare ancora una volta come, ormai su scala mondiale, nella società la categoria dell’”avere” ha preso il sopravvento su quella dell’ “essere”. I giovani si autovalutano non per quel che sono non per quel che fanno, ma per quel che hanno. Sempre più spesso reputano che l’unico modo possibile per ritagliarsi il loro posto nella società è quello di possedere gli oggetti di culto del momento: avere quel motorino, quel cellulare piuttosto che l’abito firmato diventano una questione di vita o di morte, come dimostra questa triste storia.

Una grossa parte di responsabilità fa capo agli attori del mercato dei beni di lusso che fanno dei giovani, consumatori più incalliti, il loro bersaglio preferito, bombardandoli mediaticamente, incuranti del conseguente forte condizionamento psicologico che hanno sulla loro fragile e facilmente influenzabile personalità.