Al via la IV edizione del “Festival dell’Impegno Civile” nei beni confiscati alla camorra.

di Katia Tulipano

Ieri si è tenuta a Roma, presso la Sala della Camera dei Deputati, la conferenza stampa di presentazione del Festival dell’Impegno Civile: “Oltre i confini dalle terre di camorra alle terre di don Peppe Diana ” giunto alla sua quarta edizione. (Katia Tulipano)

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Si tratta dell’unica rassegna interamente dedicata ai beni confiscati alla camorra, promossa dal Comitato don Peppe Diana (prete ucciso dalla camorra il 19 marzo del 1994) e l’associazione Libera coordinamento di Caserta, che avrà luogo nelle province di Napoli e Caserta dal 10 giugno al 30 luglio 2011.

«Promuovere le “Terre di don Peppe Diana” significa sostenere il suo popolo nell’impegno faticoso del cambiamento possibile. Vuol dire unire le sinergie positive per lavorare al riscatto culturale, sociale ed economico di un territorio che non vuole essere terra di camorra» spiega Pietro Nardiello coordinatore del Festival.

Casalnuovo, Baia Verde, Napoli, Ottaviano, Castel Volturno, Casal di Principe, San Cipriano d’Aversa e Sessa Aurunca le tappe di un percorso il cui leit motiv è dato dall’impegno di comunità educative, solidali e sane che operano in territori  laboriosi di rinnovata identità, dal passato opulento e dal futuro incerto, che però va programmato e costruito.

Incontri e dibattiti cui interverranno parenti delle vittime innocenti di camorra, magistrati, giornalisti, ma anche concerti, presentazioni di libri, mostre, spettacoli teatrali, degustazioni di prodotti realizzati sui terreni confiscati alle mafie rappresenteranno la colonna vertebrale di una rassegna che vuole illuminare

Anche quest’anno, dunque, le terre di don Peppe Diana rappresenteranno il fulcro di un sistema educativo, di progettualità : “ La forza della camorra è nella relazione che ha con i non camorristi – ha spiegato Isaia Sales, docente di storia della criminalità organizzata nel mezzogiorno – rompere questo legame significa rompere il radicamento nei territori. Per questo l’utilizzo dei beni confiscati alle mafie è importante”.

Secondo i dati dell’Agenzia del demanio per l’anno 2010, i beni sequestrati alle mafie sono oltre 9 mila e 1000 le aziende per un totale di oltre 600 milioni di euro. Molti di questi beni, in base alla legge 109/96, vengono destinati ad uso sociale ( coooperative sociali, comunità enti, volontariato, comunità terapeutiche, associazioni ambientali), altri restano inutilizzati e per fare cassa, il governo, pensa di venderli. Il ricavato dell’alienazione di circa 3mila immobili confiscati, secondo una norma approvata in finanziaria 2010, andrà al 50% al Ministero dell’Interno per la tutela della “sicurezza pubblica e del soccorso pubblico”, ed il restante 50% al Ministero della Giustizia “per assicurare il funzionamento della giustizia”. Una iniziativa che ha scatenato non poche critiche, soprattutto da chi si trova in prima fila nella lotta ai poteri camorristici.