USA. La peggior crisi finanziaria dal secondo dopoguerra ad oggi

di Pier Francesco Bello

Sabato scorso la nota agenzia di rating ‘Standard&Poor’s ha declassato l’economia USA: è la prima volta che accade nella storia americana. Tutta conseguenza del crollo di Wall Street. Siamo in pieno incubo, in piena fibrillazione che sembrava essere venuta e passata dal lontano 2008 e invece è ancora presente e forse è più viva di prima. (Pier Francesco Bello)

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Secondo l’autorevole parere di Jean Claude Trichet, Presidente della BCE, questa è la peggior crisi finanziaria dal secondo dopoguerra ad oggi. Le Borse di tutti i Paesi Europei, a cominciare da quella statunitense in capite, calano ogni giorno di diversi punti percentuali, causando così la perdita di migliaia di miliardi di Euro. Eppure questo spettro terribile che da alcune settimane si aggira in modo prepotente nel mondo disseminando  panico dal 2008 con alterne vicende,  non si era mai del tutto allontanato.

Questa crisi, come è noto, ha due scenari: quello statunitense, da dove tutto è cominciato e quello europeo che, di riflesso, ne ha vissuto le logiche conseguenze. Negli USA l’innesco che ha dato avvio nel 2008 a tutto quanto finora abbiamo visto, è stato individuato nella speculazione sui mutui a tasso agevolato. Quelli, in America, erano gli anni di George W. Bush Jr il quale, avendo intrapreso le due sanguinose guerre in Afghanistan e Iraq con lo scopo di combattere il terrorismo, aveva innalzato vertiginosamente le spese militari.

Questa enorme spesa è stata salutata come altra causa forte dell’avvento della crisi. A ben vedere, le cause scatenanti sono più remote(pur riconoscendo il peso determinante di queste ultime due voci)e risalgono agli anni ’70 quando negli Stati Uniti e nei cosiddetti ‘paradisi fiscali’ ha avuto inizio la speculazione finanziaria e la finanza selvaggia. Il fenomeno è cresciuto nel corso del tempo, poiché creava l’illusione che il denaro, da sé, producesse in misura illimitata altro denaro, pensando in tal modo produrre ricchezza riducendo i rischi della concorrenza per gli industriali e gli imprenditori.

Questa speculazione ha raggiunto livelli elevati nel corso degli anni ’90 ed è diventata preoccupante dopo il 2000. Tornando al famigerato 2008, il colpo peggiore che ha subito la superpotenza a stelle e strisce è stato il fallimento dello storico colosso bancario ‘Lehman Brothers’ che ha dato inizio al panico finanziario. Nel Novembre 2008 la Borsa di New York ha registrato un calo storico che fece tremare il mondo.

Per conseguenza questo dato fece entrare l’America, che intanto aveva eletto come nuovo Presidente Barack Obama, in recessione. In brevissimo tempo il vento della crisi ha cominciato a soffiare anche sull’Europa(senza risparmiare tra l’altro anche il ricchissimo Giappone) dove gli effetti, all’inizio, si sono sentiti solo nelle Borse. Si sa bene che i risultati negativi sull’economia reale dovuti ad un ribasso dei mercati non si vedono nel momento in cui questo crollo si verifica, ma si concretizzano solo negli anni successivi.

In Italia le ripercussioni si sono fatte sentire in modo violento già dal 2009 non tanto nel settore bancario e finanziario(poiché l’Italia ha un sistema bancario più solido di altri Paesi europei e ha speculato meno) quanto in quello della crescita industriale, della disoccupazione e nell’aumento vertiginoso del nostro storico debito pubblico facendoci arrivare ad un rapporto deficit-PIL nel 2010-2011 di oltre il 120 %, un dato estremamente allarmante. Per questo l’Unione europea ci aveva chiesto con forza il raggiungimento del pareggio di bilancio entro il 2014, promesso anche dal Ministro dell ’Economia Tremonti.

Ma il caos dei mercati degli ultimi 10-15 giorni hanno imposto un anticipo al 2013 di tale pareggio suscitando sdegno per i sacrifici da affrontare. Questo risentimento è spesso frutto di un mancato senso di responsabilità da parte della classe politica in primis che oppone un netto rifiuto a praticare tagli di stipendi e privilegi, pur avendo avuto l’autorevole esempio del Capo dello Stato che in tre anni restituirà al tesoro oltre 15 milioni di Euro di tagli alle spese del Quirinale.

Per affrontare questo difficile momento il Parlamento ha deciso di ridurre, dopo tante polemiche e resistenze, le ferie estive e lavorare eccezionalmente anche in piena estate per trovare in tempi rapidi delle soluzioni. Al momento non è stato proposto nulla di incisivo a breve termine per prendere di petto la situazione, tranne la modifica in senso liberista dell’articolo 41 della Carta Costituzionale che necessita di una lunga discussione. Questo è un momento estremamente delicato e difficile in cui sono in ballo le sorti dell’intero pianeta e dei suoi asseti economico-politici.

Non sappiamo e non possiamo altrettanto prevedere dove ci condurrà questa crisi, ma una cosa è certa: nulla più sarà come prima e bisognerà ridiscutere tutto il meccanismo economico e finanziario sul quale finora ci siamo basati perché ha dimostrato un’insita fragilità. Anzitutto mettere la parola ‘fine’ alla speculazione senza limiti in Borsa, e alla creazione di capitali occulti. Infine sarà necessario avviare un nuovo sviluppo sostenibile che ponga maggior attenzione all’ambiente e alla sua salvaguardia.

La sfida che abbiamo dinanzi è particolarmente difficile e ogni mossa potrebbe rivelarsi giusta e sbagliata nello stesso tempo, ma con un giusto spirito di collaborazione globale e un gran desiderio di raggiungere l’obiettivo, i risultati, anche nel tempo, non mancheranno.