Università la sapienza di Roma. Ai quiz l’apologia della Grattachecca

di Sara Pulvirenti

La notizia è rimbalzata sulle testate giornalistiche più importanti d’Italia. Ai quiz di ingresso alle Professioni sanitarie dell’Università La Sapienza di Roma, tra le 80 domande ne è comparsa una davvero particolare. (Sara Pulvirenti)

test_alluniversita "Nei pressi del noto Liceo Tacito di Roma si trova la "grattachecca di Sora Maria", molto nota tra i giovani romani. Sapresti indicare quali sono i gusti tipici serviti? Menta, limone, amarena, cioccolato...". Apriti cielo: tutti scandalizzati! C’è stato chi ha fatto notare che già il termine grattachecca è discriminatorio, in quanto conosciuto solo da chi abita a Roma e dintorni. Altri si sono chiesti invece che attinenza potesse avere la classica granita “romanesca” con la possibilità o meno di accedere alle facoltà di medicina o farmacia.

In realtà Luigi Frati, medico e Rettore dell’ateneo romano, ha rassicurato tutti spiegando che la domanda era di logica e non era difficile desumere la risposta corretta fra quelle a risposta multipla, visto che compariva un ingrediente che non c’entrava nulla. Egli ha aggiunto che l’argomento era di cultura generale, in quanto desunto da un articolo di agosto, pubblicato dal Messaggero, nella sezione “cultura” e che riguardava i “sapori di Roma”. 

Ragazzi, ha ragione il Rettore! Quella domanda non va criticata perché non solo è uno specchio fedele della realtà ma nasconde anche un sottile suggerimento per tutti noi: per chi frequenta l’università italiana, conseguito il fatidico “pezzo di carta”, l’unica possibilità di lavorare non potrebbe essere forse proprio quella di aprire un chiosco da “grattacheccaro”? 

I numeri sembrerebbero dare ragione a questa ipotesi. In Italia la disoccupazione giovanile è la più alta in Europa: tanto che fino ai 24 anni un ragazzo su tre è disoccupato. Tra i neo-laureati solamente la metà trova un’occupazione entro un anno dal raggiungimento della laurea specialistica e molti lo fanno al nero. Inoltre, tra la popolazione di età compresa tra i 30 ed i 34 anni, la percentuale dei laureati è solo del 18%, ben lontana dal 40% indicato dalla Commissione Europea come obiettivo da raggiungere entro il 2020.  

Facile sarcasmo? Assolutamente no, pensate che se anche un giovane volesse aprire un’attività in proprio, le possibilità di accedere a fonti di credito sono praticamente nulle. Quindi, o si proviene da una famiglia benestante o comunque con dei risparmi messi da parte, oppure, senza posto fisso e senza proprietà che diano garanzie alle banche, noi ragazzi siamo destinati a fare i centralinisti.  

E allora piuttosto che rispondere al telefono e per di più beccarsi gli improperi della gente comune, ormai martellata quotidianamente da tremila offerte diverse, quale migliore investimento della grattachecca? Pensate per partire, servono solo dell’acqua, un bel congelatore, un po’ di sciroppi e la cordialità per relazionarsi con i clienti. Certo ci sarebbe da vedere il problema delle licenze, dell’occupazione del suolo pubblico…ma è ben altra cosa che doversi scontrare con l’impossibilità finanziaria di dare vita ad un’attività imprenditoriale.  

Quindi ragazzi, come sempre, non prendiamo tutto negativamente: ogni spunto serve per imparare qualcosa di nuovo. Viva la grattachecca! Viva il paese dove, ottenuta la laurea, realizzi che era meglio avere imparato un mestiere piuttosto che avere trascorso le tue giornate sui libri, magari studiando per tutta l’estate chimica e fisica per prepararti ai test di ingresso alla facoltà di medicina.

(foto: roma.repubblica.it)